È speciale, la notte,
perché puoi osservare le cose
che brillano per davvero.
«A te piace la notte?» Chiesi, distogliendo lo sguardo dalla luna per poter guardare lui.
Quel bambino dai capelli un po' lunghi annuì, sorridendo. Mi guardò per due secondi, poi entrambi ritornammo a voltare la testa verso il cielo. Anche se la neve era gelida, starci distesi sopra per osservare la luna e le stelle era piacevole, soprattutto perché non rischiavo di spezzarmi il collo. Le luci artificiali dell'Aurora Boreale, poi, erano meravigliose.
«È speciale, la notte, perché puoi osservare le cose che brillano per davvero.» Parlò dopo un po', e scovai il suo sguardo su di me. Quando lo guardai anche io, i nostri sguardi si incatenarono l'uno nell'altro, e fu allora che, sotto la luce della luna, in contrasto con quella della neve, mi accorsi che i suoi occhi erano strani, diversi ma entrambi scintillanti. Quello fu l'istante in cui mi accorsi che quello strano bambino di sette anni mi aveva colpita particolarmente e, anche se il giorno dopo fossi dovuta ripartire, sapevo che non avrei più dimenticato la sua particolarità.
«Linda?»
Non... io non posso credere davvero che sia lei. Non lo è per certo. Ha tante rughe, è più robusta, gli occhi particolarmente stanchi... no, non può essere lei.
«Linda, sei tu?» Ripete. «Non mi sto immaginando niente, vero?» Qualche lacrima le riga il volto, e non riesco a non pensare al fatto di essere io quella che si sta immaginando le cose.
«Ti prego, dimmi che mi riconosci...»
Mi appoggia una mano sul braccio, ma mi scanso di colpo, guardando il punto dove mi ha sfiorata. «Io...» Torno a guardare lei, cercando di reprimere ogni lacrima debole. «Credo che lei mi abbia scambiata per un'altra persona.»
Ingoio un groppo pesante in gola. Vedere questa donna davanti a me - che a quanto pare è la stessa persona che non vedo da tredici anni - con gli occhi colmi di lacrime e visibilmente provata mi distrugge. Non voglio fare a lei quello che ha fatto a me, ma chi mi dice che sto veramente vedendo la realtà?
«No... no, non è possibile...»
Cerco di restare impassibile, ma dentro di me mi sento morire. Sta sperando di avere davanti la sua Linda...
«No, non può essere... tu sei lei, sei la mia piccola... Sei cresciuta tanto ma sei lei...» Piange a dirotto, mentre cerca di avvicinarsi a me.
Io continuo a non rispondere, ma ormai le mie lacrime parlano chiaro. Il pensiero che lei possa essere davvero mia madre mi si sta insinuando dentro, ed è difficile evitarlo. Come è possibile? Io ho chiesto a Mister Douglas di avere notizie, ma non ero pronta a ritrovarmela davanti. Poi... in Norvegia? Abitiamo nella stessa città? No, non può essere. È un'assurdità.
«Linny... ehm, volpina, dobbiamo andare.» La voce di Koray mi riscuote dai pensieri, asciugandomi qualche lacrima.
«No...» Grida un po' la donna, in crisi, ripetendo senza sosta questo monosillabo. «Tu non puoi portarmela via... no.»
«Mi dispiace, ma credo che si stia sbagliando. Sua madre la sta aspettando a casa.» Ribatte Koray, sicuro di sé.
Sta mentendo, ovviamente. Ma... perché? Cosa sta cercando di fare?
«Sono tutte menzogne.» Adesso urla, e credo che qualcuno l'abbia sentita anche dall'interno del ristorante.
Non mi sorprendo, però. È stata proprio lei ad insegnarmi come scovare le bugie, quindi è ovvio che lei sia la prima a capirlo.
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Luna nei tuoi occhi
RomanceFin da piccola, Aylin è stata accompagnata da una strana abitudine: guardare la luna. Qualsiasi cosa succedesse durante la giornata, la luna sarebbe stata la risposta, la causa, o la spalla. Lei sa tutto, ed Aylin non ha bisogno di motivi per fidars...