16. MEZZO

51 8 1
                                    

Come tra il dire e il fare

c'è di mezzo il mare,

tra te e me

c'è di mezzo un perché.

«Non riuscirò a portare a termine la mia promessa, e questo mi distrugge. Avrei tanto voluto essere la sua vera madre, avere tutte le possibilità del mondo per curarla, tenerla, amarla, accudirla, oppure viziarla. Perché lei è l'unica bambina più simile ad una figlia che io abbia mai avuto. Non so come andranno le cose con lei, ma io non posso più tenerla. Spero che qualcuno di mia fiducia riesca a provvedere a lei anche a distanza. Mi dispiace di esser un fallimento per tutti, ma non ci riesco. Non ho più le forze di lottare da sola, e spero che un giorno anche Linda possa capirlo. Datele un grosso abbraccio da parte mia.» Sentii la voce della mia madre adottiva. Parlava a telefono mentre pensava che io stessi dormendo. Il giorno prima che lei se ne andò, non avevo capito cosa intendesse... in fondo, ero una bambina di solo sette anni.

Con i brutti ricordi che riaffiorano nella testa a passo di lumaca - come se l'intento fosse distruggermi lentamente - prendo il mio posto al fianco della cattedra del professor Bilail. Scorro lentamente le prime pagine del libro, mentre i mormorii degli studenti si fanno largo nella classe.

«Porca paletta, ma è la nuova professoressa?»

«Minchia, io ci sto già facendo un pensierino.»

«Non sapevo fosse qui per insegnare. Mi aveva detto di essere al primo anno.»

«La conosci?»

«Ah bella, come ti chiami? Cosa fai lì? Vieni a sederti con noi ai banchi.»

Alzo il volto verso la mandria di ragazzi sconsiderati, leggermente infastidita ma comunque cordiale, e tra loro ne individuo uno: Cody. Giusto, in effetti gli ho detto di essere semplicemente una matricola.

«Bene bene, ragazzuoli. Tutti ai propri posti e fate silenzio. Non voglio sentire commenti.»

«Cazzo, professò! Potevi dirci che avevi una moglie così giovane e figa.» Ridacchia un ragazzo dai capelli rossi come i miei, ma io abbasso la testa per l'imbarazzo. Ci voleva soltanto avere una reputazione sbagliata.

Il professor Bilail, che intanto ha preso posto alla sua cattedra, guarda il ragazzo con sguardo truce, puntandogli una penna contro.

«Ho detto silenzio, e tu non sei un'eccezione. Una sola altra parola sulla ragazza, e comincio a cacciarvi dalla classe uno ad uno.» Trattengo un sorriso.

«Scusate.» Il ragazzo rosso alza le mani, sorridendo, e si siede.

Intanto, il professore si alza dalla sua sedia, ed intima a me di fare lo stesso.

«Benissimo. Come già sapete, io sono il professore Bilail.» Lo scrive sulla lavagna. «Alla fine, sono passate solo le vacanze di Natale, quindi non mi avete dimenticato.» La classe ride, strappando un piccolo sorriso anche a me. «Ma senza dubbio non avete idea del perché ci sia una ragazza al mio fianco.» Il fruscio delle voci soffuse si fa eco nella stanza. «La risposta è molto semplice: da oggi, tutti i pomeriggi parteciperà alle mie lezioni. Mi affiancherà per questa sessione quindi, se io sono il vostro professore d'inglese, lei è la mia e la vostra aiutante. Come avete il dovere di trattare me con rispetto, avete il dovere di fare la stessa cosa con la signorina Keen.»

«Quindi se la scopa?» Sussurra sempre il ragazzo dai capelli rossi, che però si fa ugualmente sentire.

«Zackary Dover, fuori.» Urla il professore, facendomi quasi sobbalzare.

Provo comunque una forte approvazione nella sua reazione.

Sono scioccata...

Come fanno i ragazzi di diciannove e vent'anni a rivolgersi in questo modo maleducato a professori e ragazze?

Luna nei tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora