36. ODIO

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Tu hai un cuore puro,

che non appartiene all'odio.

Se almeno una persona tra

le due deve essere felice,

tu scegli di far stare bene lui.

«Cos'hai in mano, Mister Douglas?» Osservai una carta rossa, più scura dei miei capelli. «È un regalo per me?» I miei occhi si illuminarono.

«È il tuo compleanno, piccola luna. I quindici anni segnano il pieno dell'adolescenza, e le persone cominciano a crescere davvero. Tu sei cresciuta in fretta, ma molte cose di te sono rimaste invariate. Un piccolo regalo ci vuole.» Mi porse il pacchetto, ed io lo afferrai con il cuore che batteva all'impazzata. Era l'unico che ricordava il mio compleanno, il 20 luglio. Diceva che ero nata nel giorno dedicato alla luna, e che era impossibile dimenticarlo, considerato il nome che mi aveva dato mia madre. Lo aprii, e due rossetti rossi, con un mascara, caddero sulle mie gambe, lasciandomi a bocca aperta e gli occhi lucidi. Non avevo mai messo un po' di trucco in vita mia, e lui me li aveva appena regalati.

«Buon compleanno, Aylin Keenan. Sono sicuro che la tua mamma sarebbe fiera di te.»

Gli rivolsi un piccolo sorriso malinconico, al pensiero di mia madre.

«Sai... ho provato spesso ad odiarla, per avermi lasciato da sola quando ero ancora una bambina. Continuo a provarci ogni giorno, in ogni secondo... ma non ci riesco. La mia testa mi dice che è sbagliato odiare: e se avesse avuto una grave ragione per abbandonarmi?»

Il suo sorriso era sincero. «Piccola Lin, tu hai un cuore puro. Non sei fatta per odiare.»

Sospirai, contenta ma anche abbattuta dalla sua risposta. «Chissà cosa avrebbe pensato la mamma che mi ha fatto nascere, se mi avesse conosciuta.» Rimasi a guardare la luna che si illuminava sempre di più. Sentii un singhiozzo provenire dall'uomo al mio fianco, ma pensai che fosse soltanto commosso, quindi inspirai un po' di aria.

«Ti avrebbe amata.» Sussurrò, come se la sua voce potesse cullarmi.

«Hai messo il rossetto?»

«No.»

«La matita per la coda dell'occhio.»

Sospiro. «Neanche.»

«Il mascara?»

«Non so come si mette senza sporcarmi le palpebre.» Ammetto.

La osservo mentre fa cadere il suo capo all'indietro, spazientita. «Com'è possibile che a quasi vent'anni non sai come si mette un po' di trucco?»

La mia espressione si fa un po' malinconica per la sua osservazione sincera. Quel che vorrei rispondere è che non ho mai avuto una stabilità in un posto, e soprattutto non ho mai avuto una figura femminile che potesse comprarmi una semplice matita per gli occhi e insegnarmi a metterla. La mia unica amica avuta, in Francia, non era mai presente in casa, e quando c'era, dormiva.

«Scusa, non volevo dire questo... sono un po' su di giri.» Si giustifica, ma io la tranquillizzo subito. Non è colpa sua se ho passato la mia vita a cambiare paese di continuo. «Dammi qua, te lo metto io.» Mi afferra il mascara dalle mani, estraendo lo spazzolino dal piccolo contenitore. «Devi solo stare ferma e tenere lo sguardo semi aperto, puntato verso il basso.»

Cerco di rispettare i suoi consigli, anche quando si avvicina con la spatola del mascara. D'istinto stringo gli occhi fortemente: le setole mi pungono gli occhi, creandomi un pizzico di bruciore.

«No no, oddio, ferma. Apri gli occhi, altrimenti ti combini come un mostro.» Grida Nes, spaventata al posto mio. Ridacchio ma, quando apro gli occhi e mi vedo allo specchio, mi rendo conto che aveva ragione. Non avrei dovuto chiudere gli occhi di scatto senza far asciugare il mascara.

Luna nei tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora