Stai invadendo la mia mente
giorno e notte,
ma intendo andarci
molto cauto con te.
«Secondo te ci rivedremo mai?» Chiesi allo strano bambino, con una voce triste. Dovevo ritornare a casa e mia madre mi stava istigando a muovermi. Non voleva che parlassi con un bambino che conoscevo da soli due giorni.
«Non lo so, ma io ci spero. Te lo immagini, come saremo diversi... sai, forse io potrò riconoscerti, perché hai i capelli e gli occhi come quelli di mia sorella.» Mi rispose, sorridente. Ne rimasi sorpresa, perché non sapevo avesse una sorella.
«Figo, allora ci rivedremo di sicuro.» Esultai.
«Dove sei, stupida rossa...» La voce furiosa di mia madre si fece sentire da entrambi, infatti io sobbalzai da terra, terrorizzata.
«Cavolo, devo scappare, altrimenti mamma mi farà il culetto quadrato.»
Riuscii a strappargli una risata, anche se quella era l'ultima volta che ci saremmo visti. «Preghiamo nel futuro.» Gli dissi, prima di allontanarmi.
«Ci ritroveremo.» Mi rispose lui, con sicurezza, mentre una lacrima crollò dai miei occhi.
Con un sospiro tirato fuori dalla bocca e dal petto, entro nella stanza di inglese del professor Bilail. Non è che non mi piaccia fare da "insegnate" o meglio "affiancante del professore"... ma sono gli alunni a farmi sentire in soggezione.
Insomma, partendo dalla base, io ho la loro età, quindi trovarmi in questa situazione è un po' imbarazzante: i ragazzi ai quali spiego le lezioni tendono a non prendermi sul serio. Oltre a loro, anche quelli che non mi conoscono hanno cominciato a parlottare alle spalle.
Un altro motivo che mi fa sentire in soggezione ha a che fare con gli sguardi: dopo il polverone che hanno alzato su di me, tutti sembrano analizzarmi con attenzione per scovare nuovi aneddoti su cui parlare alle spalle e prendermi in giro. Ho una costante paura di fare un passo falso, anche se la mia goffaggine me ne fa combinare di cotte e di crude.
Come se non bastasse, una delle persone autori degli insulti che continuano a circolare contro di me - che sono costretta a vederlo ogni giorno perché segue le mie lezioni pomeridiane, insieme anche a qualche corso che io stessa seguo - è Zack, ed è anche una di quelle persone che non smettono di fissarmi durante le mie spiegazioni.
No, non mi fissa per la semplice ragione che è molto interessato agli argomenti che tratto, e questo lo confermano i suoi innumerevoli commenti sconsiderati.
Ormai non esce neanche più dalla classe per punizione: il professor Bilail ha cominciato a lasciarmi il pieno controllo della classe, andando via, ed io non ho il coraggio di dimostrarmi superiore a loro.
Sono una qualunque ragazza di quasi venti anni, come posso cacciare un alunno dalla classe, per dei commenti indesiderati rivolti a me? Se ora mi odiano, non oso immaginare dopo.
Con la mia apparente tranquillità, mi siedo al fianco della cattedra e sistemo come sempre i miei libri sul bordo. Gli immancabili sguardi rivolti verso di me sono già all'attacco, anche se oggi devo ammettere che mi sono sembrati più insistenti del solito.
Cerco di non dare molto retta agli studenti che chiacchierano tra loro, e apro il primo libro, quello sulla grammatica.
«Signorina Keen, avremo una lezione interessante con te. Ver0?» Sento domandare da uno studente in fondo alla classe.
«Mark, lo sai che avremo lezioni interessanti con lei solo se parleremo di lei.» Gli canzona una ragazza, con ovvietà.
«Io dico che sia solo la nuova scopetta di quel manzo.» Sussurra un'altra ragazza.
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Luna nei tuoi occhi
Lãng mạnFin da piccola, Aylin è stata accompagnata da una strana abitudine: guardare la luna. Qualsiasi cosa succedesse durante la giornata, la luna sarebbe stata la risposta, la causa, o la spalla. Lei sa tutto, ed Aylin non ha bisogno di motivi per fidars...