13. INCUBI

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Gli incubi ti mostrano

quello di cui hai paura;

i sogni mettono in chiaro

quello di cui hai bisogno.

«Vedo la luce in te, Linda. Vedo la speranza, ma ho paura di star solo sognando. Qualcuno ti porterà via da me, un giorno.» Le parole di mia madre, risalenti al giorno del mio sesto compleanno, mi risuonavano nella testa come un loop. Ero appena rimasta sola, e seppur dentro di me speravo di rivederla tornare da me di lì a poco, sapevo che non sarebbe accaduto. Esattamente un anno prima mi aveva rivolto quell'ammissione, ed io non riuscivo a togliermela dalla testa. Una domanda mi girava nel cervello come un disco rotto: cosa le era successo in così poco tempo, tanto da farla cambiare drasticamente?

«Lee... Oddio, Hailey.» Da dove arrivano queste urla? «Lee... mi senti? Noo.»

La voce continua ma non riesco a capire se è la mia testa a parlare, o la realtà. Non credevo che le mura della casa fossero di cartongesso, talmente delicate da proiettare le voci dall'interno all'esterno.

Mi giro sul lato sinistro – ritornando a pensare a mia madre, con le urla che proseguono terrorizzate - ma sotto di me non trovo il cappellino rosso come pensavo. Al suo posto c'è qualcosa di più spesso e soffice.

Credevo di essermi addormentata davanti alla porta di casa, fuori, ma aprendo lentamente gli occhi e mettendo a fuoco il posto attorno a me, confermo che non sono affatto all'aria aperta.

Ho sognato tutto? Impossibile, i momenti passati ieri sera erano troppo vividi, ho sentito ogni cosa sulla pelle, e soprattutto ho avvertito tutte le emozioni mai provate prima... con Koray. Era tutto reale... troppo reale.

«Lee.» Continua la voce, quindi mi costringo ad aprire definitivamente gli occhi per capire cosa sta succedendo. Mi siedo sul divano dove mi ritrovo, e mi guardo attorno per poi alzarmi.

La voce viene dalle camere. Non una qualsiasi... la camera di Koray. Non posso entrare, me lo ha proibito.

Sto per fare dietrofront, sperando che abbia smesso di urlare - non sentendo più nulla - ma un ennesimo richiamo mi blocca. Non capisco, chi è Lee? Io?

Sto per ritornare in cucina, ma grida di nuovo, quindi decido di prendere in mano la situazione e cammino verso la cosiddetta stanza. O la va, o la spacca. Io devo fare qualcosa. Se sta chiamando me, vuol dire che mi cerca, o sta succedendo qualcosa. Sono qui per un motivo, no?

Apro lentamente la porta, sperando di non spaventarlo ulteriormente, ma lo trovo completamente collassato sul letto, privo di coperte, lenzuola e persino di magliette. Ha solo un misero pantalone addosso.

Cavolo, è una cattiva idea entrare. Non posso farlo, lui è quasi nudo e sta dormendo beatamente.

«Oddio, Lin. Sei tu?» Dice adesso, in voce sommersa e il respiro affannato. È tutto sudato. Non sta affatto dormendo serenamente. Credo stia avendo un incubo.

Accidenti, come devo comportarmi in queste situazioni? Non ho mai ricevuto un sostegno del genere, tranne quando ero piccola e c'era ancora mia madre con me.

«Linny... Linny...» Le sue guance cominciano a velarsi di lacrime lente, e mi sento completamente fuori luogo. Sta avendo un incubo su di me... ha paura di me.

«Noo.» Ricomincia ad urlare di terrore, quindi mi avvicino e cerco di scuoterlo lentamente, chiamandolo per nome.

«Hailey, noo.»

«Hey, ci sono io.»

«Lee.»

«Lin.»

«Noo.»

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