26. ABBANDONO

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L'abbandono ci rende tutti uguali:

nemmeno una testa molto ordinata

può reggere alla scoperta

di non essere amata.

«Piccola Aylin, la prossima meta sarà Perugia, in Italia. Ho optato per questo posto perché è una città non molto trafficata, ma riceve comunque molti turisti con i quali potrai allenarti con le lingue. Il tempo, poi, è molto mite, ed anche se siamo in inverno, non farà molto freddo. Che ne dici?» Mi informò quello che ormai pensavo fosse un assistente sociale, anche se era molto più affettuoso di quelli che si sentono in giro.

Avrei voluto dire che volevo andare in Italia con mia madre, perché da lì si vedevano spesso i diversi fenomeni della luna, come l'eclissi oppure la luna rosso sangue. Lei amava la luna, ed era stata in grado di trasmettermi questa cosa... io non potevo smettere di pensare a lei, soprattutto quando qualcosa me la ricordava.

«Va bene, sono già pronta.» Risposi infine, affranta. Forse, avrei avuto l'opportunità di ritrovarla, dopotutto. La Norvegia e l'Italia erano i due paesi che amava di più, quindi era una probabilità.

Mentre ascolto un po' di musica random da MTV, Ray inforna i biscotti al cioccolato che ha preparato lui, ed io definisco anche i miei. Metto nell'impasto quante più gocce di cioccolato possibili, e di nascosto ci aggiungo anche la granella di pistacchio. Amalgamo tutto il composto, e con il cucchiaio formo le palline d'impasto, mettendoli subito in forno.

«Hai finito anche tu?» Mi chiede, per avere una conferma. Annuisco mentre passo il dito nel mio recipiente sporco. Subito dopo faccio lo stesso con quello del ragazzo al mio fianco.

«Hey, così non vale.»

«Perché?» Chiedo, innocente, mentre sorrido per la bontà del suo impasto. Cavolo, sembra quello di una torta. Nonostante il cioccolato fondente, lascia una scarica di dolce stratosferica.

«Perché non puoi valutare i due sapori dall'impasto. La sfida prevede il biscotto più buono, ma quello dopo la cottura. Tu ti sei già spoilerata una parte del risultato.» Mi canzona, ed io ridacchio.

«Ops.» Ormai è fatta, è solo un impasto alla fine. «Non è buono.» Dichiaro, infine.

«Questo lo vedremo. Solo la bocca di un buongustaio può dare il giudizio finale.» Si vanta, indicando la sua persona.

«Che modesto che sei... per regola dovrebbe esserci una terza persona a giudicare chi dei due è il migliore.» Gli faccio presente, divertita.

«Non mi interessa, io non chiamo nessuno. Per me basti tu.»

Per me basti tu.

La sua risposta, seppur non si riferisce esattamente a me come persona, mi fa sciogliere come un ghiacciolo. Alcune volte dice cose che mi fanno quasi illudere, ma sono talmente belle e significative da imprimerle nella mia mente.

Alzo le mani in aria, sorridendo, come per dire che io non farò nulla che lui non voglia. Ebbene sì, è domenica, ma non vuole passare il giorno di "festa" con la famiglia.

A dir la verità, non ha più parlato con nessuno di loro da quando è cominciata la discarica di gossip tra gli studenti dell'università, esattamente tre giorni fa. Ha parlato soltanto con suo nonno attraverso il cellulare, anche se non c'è molto campo, a causa di una bufera di neve avvenuta la notte che siamo rimasti nel bunker.

Siamo rimasti bloccati lì dentro per un giorno intero, infatti, e per mia fortuna sono riuscita a mantenere lui in uno stato di calma - anche se non voleva vedermi. Abbiamo avuto modo di parlare, e soprattutto io ho potuto chiarirmi per l'accaduto. Non credo di aver chiarito tutti i punti, o che lui si sia davvero placato da tutti i pensieri che gli hanno scatenato, ma almeno ora la situazione è abbastanza stabile per noi.

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