La curiosità
può avere due versioni:
l'invidia e l'interesse.
«Signorina Keenan?»
«Come fai a sapere bene chi sono?» Risposi ad uno strano uomo in ghingheri, con giacca e cravatta e tanto di valigetta dei documenti. Mi sembrava di averlo già visto...
«Ho ricevuto tutte le informazioni possibili per trovarla.»
«È stata mia madre, vero? Voi sapete dove se n'è andata?»
L'uomo avanzò di qualche passo verso di me, alzando gli angoli della sua bocca. «Piccola... tua madre non è lei, lei ti sta salvando... ma ne riparleremo quando sarai più grande. Adesso afferra la mia mano e andiamo, abbiamo una bella cosa da fare.»
Se avessi saputo che il resto dei miei giorni, dopo la scomparsa di mia madre, sarebbero stati così tristi e difficili, non avrei mai dato ascolto a quell'uomo strano. Ancora oggi non ho capito come mai conoscesse mia madre. Mi aveva incitato a seguirlo, mi mise in testa cose strane sulla donna che mi era stata accanto per sette anni e, cosa peggiore, mi portò in aeroporto. Cosa dovevo fare in un aeroporto? Mi riportò subito alla mente l'unica volta che fino a quel momento avevo volato: il viaggio in Norvegia... quello che ha segnato il cambiamento di mia madre Kira.
Non ricordo nulla di dove mi trovavo, e l'aereo era diretto a Brooklin – lo ricordo solo grazie al mio primo disegno - ma è stato quel signore a badare a me, e vedere dove mandarmi.
Una bambina di appena sette anni non poteva restare da sola, e quell'uomo, forse indirettamente, si è preso cura di me.
Forse era un amico stretto di mia madre.
Seppur dovrei essere grata di essere dove sono ora, non ci riesco. Da quei giorni, la mia vita si è complicata sempre di più, e mi chiedo come sarebbe andata, invece, se mia madre non se ne fosse mai andata: niente uomo in ghingheri, niente aerei in incognito, pace dei sensi, luce di luna e Norvegia per sempre... un bel sogno che mi è stato infranto.
Cerco di fare il maggior silenzio possibile, mentre prendo i piatti dal tavolino e li porto al lavello. Non abbiamo mangiato molto, ieri sera, ma credo che Koray si sia svegliato durante la notte per mettere in bocca altro cibo. Sono rimasti solo quattro pezzetti del mio piatto di frittura, e il suo è perfettamente pulito. Come me lo spiego, altrimenti?
Al pensiero della sera prima, un sorriso di delusione e malinconia si impossessa del mio corpo, e i ricordi del passato si fanno ancora più insistenti nella mia testa. Sento sempre di più di essere io il problema di me stessa e delle mie disgrazie.
Perché non è il momento giusto? Si, avevo la febbre, ieri sera, ma non credo che sia solo questa la motivazione. È strano. Certe volte sembra davvero rapirmi con lo sguardo, mentre altre non riesce neanche a guardarmi. Lui mi ha già rapita, e quando non riesce a tenere lo sguardo nel mio mi sento vuota. Forse ha paura che io possa leggerlo dentro, che riesca anche io a rapire lui.
Dio, non riesco a smettere di pensare alla nostra vicinanza, al nostro quasi bacio, al nostro incrocio di sguardi...
Smettila, Aylin. Se dovrà succedere, succederà. È la prima volta che provi queste cose, non puoi pretendere di avere già tutto.
Smettila con la negatività, tu non sei così.
Smettila di sentirti un errore, ogni persona è degna di vivere, a prescindere dalle cose belle e brutte che deve affrontare.
Non do ascolto ai perenni capogiri che mi colpiscono la tempia, e appena rimuovo tutto ciò che era stato messo sul tavolino - faccio molta attenzione a non calpestare i piedi allungati di Kore, ancora seduto a terra, con la testa appoggiata al divano dietro di lui, dove fino a poco fa c'erano i miei piedi - con molta cautela lavo i piatti sporchi.
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Luna nei tuoi occhi
Lãng mạnFin da piccola, Aylin è stata accompagnata da una strana abitudine: guardare la luna. Qualsiasi cosa succedesse durante la giornata, la luna sarebbe stata la risposta, la causa, o la spalla. Lei sa tutto, ed Aylin non ha bisogno di motivi per fidars...