24. GOSSIP

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Se vogliono fare gossip su di te,

lasciali fare con calma.

Tu sai quel che è vero,

e devi solo proteggerlo.

«Piccola, ma tu lo sai che essere una sconosciuta è un bene?»

«E perché mai dovrebbe esserlo? Le persone mi squadrano da testa a piedi come se avessi i peli di una scimmia.» Mi lamentai con l'uomo perfetto.

«Non sanno chi sei, ed è normale che, solo vedendoti, possono cercare di scoprire delle cose su di te. Il punto è che loro neanche sanno il tuo nome. Puoi farne quello che vuoi di te stessa. Puoi anche fingerti una popstar.»

Sbuffo, annoiata ma anche divertita dalle risposte dell'uomo. Dopo di che, sospiro. «Avrei voluto che la mamma restasse con me.»

«Lo so, piccola Aylin. Manca anche a me.»

Un forte dolore alla spalla mi fa mugolare e divincolare. Sembra che si sia appena formato un grosso livido. Qualsiasi cosa sia stata a darmi un impatto, dev'essere stato molto forte.

Non ricordo... ho sbattuto contro la porta? Contro l'angolo del muro?

È impossibile che sia accaduta una cosa simile. In genere me ne rendo conto, e soprattutto non lo dimentico.

Apro un occhio, piano, sentendo un qualcosa di abbastanza morbido sotto di me. Sono in camera mia? Ma... non capisco, da quanto tempo sono sonnambula? Mi ero addormentata in corridoio, giusto? Koray stava avendo un incubo, ed io non potevo entrare nella sua stanza, quindi...

Oddio, forse sto davvero perdendo la testa.

Stringo gli occhi, a causa del forte fastidio dato dalla luce che filtra dalla finestra.

Un fruscio mi costringe a spalancarli, spaventata. È come se qualcosa mi fosse sfrecciata davanti, ma non so cosa. Accanto a me non c'è nulla.

Lentamente, spingo il mio corpo ad alzarsi dal morbido cuscino dove era appoggiata la testa, e sospiro. Sono un sacco stanca, come se fossi finita in un oblio che, anziché farmi riposare, mi ha tenuta incosciente nella realtà, ma vigile nel mondo dei sogni.

Dio, ho la testa che scoppia... per non parlare del braccio che lo sento immobilizzato dal dolore.

Ma che mi è successo? Forse il sonno mi ha fatto cadere a terra, sbattendo la parte laterale della spalla. Probabilmente, subito dopo mi sono alzata e mi sono messa nel letto, e non lo ricordo perché ero in totale fase rem... sì, sarà andata proprio così.

Mi trascino in bagno con ancora gli occhi semichiusi, e dopo aver lavato un po' il volto, cerco di riprendermi. Cavolo, mi sento proprio a pezzi.

La stanza di Koray adesso è chiusa, e non più con un piccolo spazio aperto, come ieri sera.

In cucina, il mio primo pensiero è quello di farmi un caffè, principalmente per riprendermi da questo stonamento mentale.

Vorrei chiamare Ray, ma non so se sta dormendo, o se non vuole essere disturbato. Oppure è uscito... oddio, che ore sono? Il mio sguardo raggiunge immediatamente l'orologio da parete, che mi segnala di aver dormito la bellezza di dodici ore. Cavolo, sono le dieci, e non posso saltare anche oggi le lezioni.

Di corsa, senza neanche aver acceso la macchinetta del caffè, corro in camera a vestirmi con le prime cose che trovo: maglia accollata bianca, con un cargo nego e le scarpe di entrambi i colori sopra citati.

Pettino i capelli, rischiando quasi di strapparmeli dalla cute, e busso violentemente alla porta della sua stanza.

«Ray, apri. È tardi, dobbiamo andare.» Nessuna risposta. Continuo a sbattere il palmo della mano contro al legno.

Luna nei tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora