Capitolo 4.

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L'odore di patate al forno si estende per tutta la cucina, facendomi venire l'acquolina in bocca.

Aiuto Mackenzie a fare i compiti, mentre Ivory apparecchia la tavola e Vega cucina.

Alzo lo sguardo dal quaderno di matematica giusto in tempo per vedere mia madre tirare fuori una bottiglia di vino dalla dispensa. Sorpresa, sgrano gli occhi.

«Addirittura? Tutto questo per quella giraffa bionda?»

Vega mi lancia un'occhiata, una di quelle che mi rivolgeva da bambina quando combinavo qualche pasticcio. Bastava quella per spaventarmi abbastanza da comportarmi bene e smetterla di combinare guai.
«Finiscila, Stella.» mi punta contro un cucchiaio.
«E chiamalo per nome. Non è educato usare nomignoli per giudicare qualcuno.»

Trattengo uno sbuffo. «Io sono educata, è lui a non esserlo.»

«Mamma, sono stanca! Posso finirli dopo i compiti?»

Le accarezzo la testolina riccioluta. «Sì, piccola, però niente tv, l'hai già guardata abbastanza oggi.»

«Ma io voglio vedere i cartoni!»

«Mackenzie, non fare i capri-»

Non riesco a terminare la frase, perché vengo interrotta dal suono dal suono del campanello, segno che qualcuno si trova al di fuori della nostra porta.

«Stella, vai ad aprire!»

«Io?!»

Un'altra occhiata e con uno sbuffo mi alzo e mi avvio alla porta d'ingresso.
Guardo attraverso lo spioncino e trovo una testa di capelli biondi e due occhi dai colori differenti.

«Chi è?» domando ugualmente.

«Immagino tu lo sappia già, visto che mi stavi osservando fino a pochi istanti fa.» la sua voce fastidiosa risuona al di fuori del legno e con una smorfia trovo la pazienza di aprire la porta e sopportare Miles Mallard.

«Ciao anche a te, capo.» non nascondo il disappunto che provo nell'averlo qui.

«Non serve chiamarmi in quel modo, puoi anche chiamarmi padrone.» sorride sfacciatamente.

«Idiota.» sibilo a voce bassa.

«Come, scusa?»

«Miles, benvenuto!»
Ivory interrompe la nostra discussione.

«Ivory, è un piacere vederti di nuovo.» prende la mano di mia madre e se la porta alle labbra, per posarvi sopra un bacio teatrale.

Fingo di vomitare.

Mia madre mi fulmina con lo sguardo. Il biondino invece sghignazza.

Il vicino fastidioso saluta anche Vega e Mackenzie, poi si siede sotto invito di mia madre.

Mia figlia lo costringe a giocare con lei con due tazzine, fingendo di bere del tè.

Io lo fisso in malo modo, mantenendo le braccia incrociate al petto.

«Tutti a tavola!» esclama Vega.

La cena preparata da mia mia madre ha un odore magnifico. Di solito scalda del cibo già pronto e non nascondo che provo irritazione nel vedere quanto si sia impegnata a preparare con tanto impegno queste patate al forno e polpettone.

Miles non si merita questa attenzione.

«Allora, caro, ci ha detto Stella che vi siete già conosciuti al lavoro...» Ivory inizia il discorso.

«Oh, sì. Sono il suo nuovo capo, mio zio mi ha affidato la gestione del locale durante la sua assenza. Ma, ad essere del tutto onesto... non mi piace definirmi al di sopra di qualcuno, quindi non la considero una mia dipendente, ma una mia collega.»

𝐕𝐢𝐜𝐢𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐜𝐮𝐨𝐫𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora