Capitolo 30.

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Una pioggia incessante accompagna il mio risveglio e il mio sonno per tutta la settimana successiva.

Quando finalmente esce un po' di sole, le mie due amiche più fidate decidono di farmi una sorpresa, bussando alla mia porta.

«Cambio giro, cambio giro e... più due!»

La voce acuta di Ashley riempie le mura della nostra sala, mentre Athena sbuffa contrariata e io finisco di masticare il cracker che giaceva sul tavolo da ormai dieci minuti buoni.

Questa partita di carte ci sta facendo più litigare che altro, ma è un buon modo per distrarmi.
Avere qui sia Ash che Atena è un diversivo perfetto per i miei pensieri incentrati ormai da giorni su un'unica persona.
Il mio vicino di casa.

Non l'ho più sentito. Ho cercato di evitarlo in tutti i modi possibili, sia a lavoro, sia al mio rientro a casa.
Non ho più visto quella ragazza, ma solo perché ho evitato in tutti i modi di posare lo sguardo sulla sua casa.
I giorni, in un modo o nell'altro, sono passati, finché non è arrivato il giorno che tanto sicuramente sognava: quello della partenza.

Non so dove sia.
Ma le luci a casa sua sono spente.
E di lui... nessuna traccia.

«Uno!» esclama Ashley dopo qualche giro.

Lei è la prima a vincere – per la quarta volta di fila – e mentre in gioco rimaniamo solo io e la mia collega competitiva, lei si alza per – a detta sua – sgranchirsi le gambe. Anche se non mi sfugge lo sguardo curioso che lancia di tanto in tanto fuori dalla finestra, rivolto sicuramente alla casa di Miles.

«Notizie dal vichingo?» domanda difatti.

Athena mi lancia subito un'occhiatina. Lei percepisce la tensione che alleggia tra noi al lavoro. Non ci parliamo, se lo facciamo è solo per battibeccare. Ultimamente invece non ci siamo minimamente calcolati, o meglio, lui ci ha provato, ma io devo essere stata così convincente da avergli fatto capire che deve lasciarmi stare.
Non vado a lavoro da due giorni, e se la situazione fosse diverse, probabilmente verrei licenziata.

«Starà comprando le cose per il bambino.» mi fingo indifferente.

Le mie due amiche sanno tutto e sono entrambe perplesse dalla faccenda.

«Dovresti andare da lui e parlargli. Una volta per tutte.» dice Athena.

«Giusto. Non potete rimanere così, con la voglia di saltarvi addosso ma fingendo di odiarvi.» le dà corda Ash.

Sospiro. Ormai la partita è passata in secondo piano.

«È troppo tardi, ormai. Oggi torna in Australia.»

«Cosa?!»

«Cioè, tu mi stai dicendo che sei qui a giocare a carte con noi mentre il ragazzo che ami sta lasciando la città?!» Ash mi guarda con aria perplessa e oserei dire... delusa.

Vedere quello sguardo mi provoca una fitta al petto.
Sono la prima ad essere delusa da me stessa.

«Già.» mi limito a dire, pescando un'altra carta.

«No, no e no» la mia amica mi sorprende afferrandomi le carte dalle mani e lanciandolo in mezzo al tavolo, insieme alle altre.

«Ma che fai?!»

«Devi smetterla, Stella! Non puoi nasconderti per sempre. Devi vivere, cavolo!» sembra veramente furiosa. «Fila subito a metterti le scarpe, andiamo da Miles.»

«Cosa? No!»

«Lo faccio per te, Stella. Dopo mi ringrazierai.»

«Sarà già partito, ormai.» cerco di dirlo sembrando indifferente, ma il groppo alla gola mi smentisce. E gli occhi lucidi... anche.

«Lo vedi? Lo vedi che stai male? Se non ti importasse di quel ragazzo non soffriresti. Ma ti conosco da troppi anni, ormai. Non posso vederti ancora così.»

«Cosa dovrei fare, eh? Mettermi in mezzo tra lui e la sua famiglia?»

«Stella, sei veramente una stupida» non vuole insultarmi, so che lo dice solo perché è arrabbiata con me. «Non sai niente, non sai la verità e sai perché? Perché non gli hai rivolto la parola per giorni! Miles mi ha addirittura chiamata per sapere di te, cosa pensi voglia dire? Che a te ci tiene, è ovvio.»

Mi porto la testa tra le mani. «Non so cosa fare.» ammetto.

«Vuoi essere felice, Stella?»

La guardo a occhi sgranati. «Io... certo che lo voglio.»

«Allora devi dare retta al tuo cuore. Per una volta, una singola volta. Fallo.»

Ripenso a Miles.
Al nostro primo incontro.
Alle discussioni continue.
Ai battibecchi, le prese in giro, le battutine idiota con cui nonostante tutto riesce sempre a strapparmi un sorriso.
I suoi occhi.
Il modo in cui mi ha tenuta tra le sue braccia quando quella sera ero distrutta per la confessione di James...

Mi alzo dalla sedia senza nemmeno riflettere. Salgo le scale di corsa, infilo le scarpe, la giacca e torno di sotto veloce come non mai.

«Chi guida?»

Le mie due amiche mi guardano felici.

«Io!» esclama Ashley.

Ed è così che ci ritroviamo tutte e tre sulla sua auto, dirette verso l'aereoporto.




•••



Non avrei mai pensato di riuscire a correre così velocemente, ma il bisogno di arrivare da lui prima che il suo aereo decolli è così forte che inizio a correre non appena scendo dalla macchina e non mi fermo finché non arrivo davanti ai tabelloni.

L'aereo per l'Australia parte alle sedici esatte del pomeriggio.

Con il respiro pesante, controllo in tutta fretta l'ora sul cellulare.

Le sedici e due minuti.

No.

Alle mie spalle sento le mie amiche sospirare, probabilmente affrante per la fatica inutile.

«Stella, non ti arrendere. Forse non è ancora...»

Non finisco di ascoltarla, raggiungo la signora dietro il bancone e con gli occhi lucidi le chiedo se l'aereo di Miles è già partito.

La speranza svanisce nel momento in cui la donna annuisce, dandomi conferma del fatto che sia troppo tardi.

Affranta, torno da Ashley e Athena, le quali mi stringono subito in un abbraccio.

«Sono una stupida...»

Mi stacco dalla loro stretta, confusa quando vedo i loro visi illuminati e sorridenti.

«Ashley, andiamo a prendere qualcosa da mangiare?» le chiede Athena.

«Subito!»

Le due ragazze guardando un punto alle mie spalle, prima di sghignazzare e andarsene senza darmi spiegazioni.

Sono sul punto di lasciarmi andare al pianto che lotta per uscire, e darla vinta alle lacrime imminenti, quando una voce, la sua voce... mi fa sgranare gli occhi.

𝐕𝐢𝐜𝐢𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐜𝐮𝐨𝐫𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora