Non ci credo.
«Non sei serio...»
«Ti sembra forse che stia scherzando?»
«Non puoi-» mi interrompe ancora.
«Vai a casa. Non fai più parte del personale.»
Mi fissa senza esitazione.Ci sfidiamo con lo sguardo.
Vorrei colpirlo al volto e mandarlo a quel paese, ma non ne varrebbe la pena.«Sei solo un coglione.»
Lo guardo delusa. Per diversi secondi i nostri sguardi rimangono incollati e lui sembra volermi comunicare qualcosa. Come può essere così stronzo?
Gli rivolto un ultimo breve sguardo, aspettando fino all'ultimo di sentirlo dire che il suo fosse solo uno scherzo di pessimo gusto – prima di dargli le spalle e dirigermi alla porta.Sto ormai per uscire quando sento la voce di Paul, un collega da anni, spezzare il silenzio.
«Sono stato io!»
Mi giro giusto in tempo per vedere l'espressione soddisfatta di Miles.
«Bene. Visto? La verità viene sempre a galla. Paul, sei licenziato. Non chiamo la polizia solo perché mio zio vuole così. Puoi lasciare qui la divisa. E sei pregato di restituirmi i soldi. Tutti.»
Sono senza parole.
Conosco Paul da anni, non avrei mai pensato che potesse fare una cosa del genere.«Stella, rettifico. Grazie all'onestà del tuo collega, domani puoi venire a lavorare.»
Gli lancio un'occhiata furiosa. Vorrei veramente ucciderlo, adesso. Ed è proprio per questo che me ne vado sbattendo la porta, prima di combinare qualche casino e farmi licenziare davvero.
•••
A volte avere delle abitudini è bello, utile.
Altre volte, invece, sarebbe bello cambiare e lasciarsi certe abitudini alle spalle.
Sono solita aspettare che mia figlia si addormenti, per farmi una cioccolata calda e sedermi sugli scalini fuori dalla nostra aperta, per godermi un po' di aria fresca e starmene per conto mio, ma da quando Miles è il nostro vicino, lo incontro ormai troppe volte, e questa sera non fa eccezione.
Non appena esce di casa e mi vede, non perde tempo e viene ad infastidirmi.
Se non avesse quelle gambe lunghe non riuscirebbe a raggiungermi prima di potermi chiudere in casa per evitarlo.Rimane fuori dal cancelletto in legno che separa il nostro piccolo giardino dal marciapiede, e si fuma una sigaretta.
«Non hai freddo?» mi chiede.
Fingo di non sentirlo.
Continuo a sorseggiare la cioccolata e a fingere di leggere qualche messaggio sul cellulare.«Cerchi di farti venire il raffreddore così da non dover venire al lavoro?» insiste.
Non gli rispondo.
Non ho voglia di stare ai suoi giochetti, non questa volta.
Mi ha delusa, anche se, infondo... non dovrei aspettarmi niente da lui.
Non siamo amici, non siamo niente, se ci rivolgiamo la parola è solo perché siamo costretti.
Non importa se quando sono con lui sono così presa dai nostri battibecchi da avere la mente sgombra.
Non ci ha pensato due volte prima di licenziarmi. E se Paul non avesse detto la verità...«Ho esagerato prima.» ammette.
Impiego appositamente diversi istanti prima di rispondere.
«Almeno lo sai.»
«L'ho fatto apposta, Mills.» dichiara.
Alzo lo sguardo e lo punto sulla sua figura.
I miei occhi incontrano il suo petto ampio, coperto da una giacca nera ed elegante – la solita che gli vedo addosso quasi ogni mattina – per poi risalire sul suo viso, dai lineamenti delicati e dalle iridi particolari.
È indubbiamente un bell'uomo, perché negarlo?
Ma è il suo carattere che rovina tutto.
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𝐕𝐢𝐜𝐢𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐜𝐮𝐨𝐫𝐞
ChickLit«Pensi davvero che solo perché sei alto quanto una giraffa e hai gli occhi di due colori diversi io possa essere attratta da te?» «Non lo penso. Lo so e basta.» Stella Mills è una una madre single ventiquattrenne, che si destreggia quotidianamente t...