Capitolo 31.

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«Stella?»

Mi giro di scatto.

Miles è davanti a me, in tutta la sua altezza e la sua bellezza unica, con uno zaino in spalla e una valigia vicino alle gambe.
Ha l'aria sorpresa e felice.
Sorride e lo stesso faccio io non appena lo vedo.

«Sei venuta.»

In pochi passi siamo vicini.
L'uno di fronte all'altra.
Parecchi centimetri a differenziarci, ma stessa luce negli occhi.

«Io... non potevo lasciarti partire senza nemmeno salutarti.»

Lui muove una mano nella mia direzione, per accarezzarmi, ma io mi allontano. Lui cerca di nasconderlo, ma lo vedo che ci rimane male.

«Pensavo...» sospira. «Ti ho vista qui, e stupidamente ho pensato che volessi dirmi altro. Che volessi stare con me. Invece volevi solo... salutarmi.»

«Ci sono cose più forti di noi, Miles.»

«Non lo conosci il detto "l'amore vince su tutto"? Cosa c'è di più forte? Cosa ti impedisce di stare con me, Stella?»

«Lo sai cosa.» abbasso lo sguardo.

Victoria. Il loro bambino.

Passano pochi istanti di silenzio, prima che Miles faccia un passo avanti per scostarmi una ciocca castana che mi copriva gli occhi.

«Stella,» le sue iridi passano in rassegna il mio viso, alla ricerca di non so bene cosa. «Stai bene?» sembra preoccupato.

«Sì, tu, invece?» mi trema appena la voce.

Averlo così vicino mi trasmette uno strano calore. Il suo profumo mi inebria i sensi e mi confonde.

«Stavo per imbarcarmi quando mi ha scritto Ashley, mi ha detto che stavi male e che avevi la febbre alta. Volevano portarti in ospedale. Ma tu sei qui. E non mi sembri... malata.» mi fissa per assicurarsi che stia bene.

Roteo gli occhi. Grata e sgomenta dalla fanstasia della mia amica. Ma se non fosse per lei...

«Voleva solo impedirti di partire.»

«Non hai la febbre, vero?»
Si è avvicinato di un passo, uno solo, ma basta quello per farmi sentire ancora di più il suo odore di bagnoschiuma al borotalco. Sommato al suo profumo – uno di quelli costosi, deduco da quanto sia forte e buono – mi provoca dei brividi fastidiosi che mi fanno venire voglia di chiudergli la porta in faccia e rifugiarmi nella mia stanza, come se fossi una ragazzina.

«Non devi preoccuparti per me, Miles. Hai altro a cui pensare.»

«A cosa ti riferisci? Cosa ti prende, Stella? Vuoi continuare ad evitarmi finché non sarò su un fottuto aereo? Sono qui per te. Cosa posso fare di più?»

Sospiro. «Perché non sei con Victoria?»

«Victoria?» sembra sorpreso.

«La ragazza dal caschetto biondo cenere, sai, no? Quella con un bambino in grembo, il vostro, presumo.»

Miles sembra veramente sgomento.
Gli occhi tanto particolari quanto espressivi sono sgranati.
Solo ora noto la leggera peluria sul viso; la barba sembra non sia stata rasata da giorni e gli dona un'aria più matura e... sexy.

«Quando l'hai vista? E come fai a...»

«Sono venuta a cercarti» rido amaramente. «Proprio come una sciocca. E l'ho vista.»

Intravedo la vena del collo, cosparso anch'esso di una leggera peluria bionda. Mi perdo in dettagli a cui prima non facevo caso, forse perché ero troppo occupata a cercare di odiarlo, e a cercare di farmi odiare.
Miles fa un respiro profondo. «Non... non lo sapevo.»

«Già. Be'... non ne sono sorpresa.»

«Cosa ti ha detto?»

«Non molto, in realtà. Sono bastate poche parole. Congratulazioni, papà.»

Passano diversi istanti; attimi in cui Miles mi fissa come se fossi una completa idiota. Prima sembra nervoso, poi scoppia a ridere, cogliendomi alla sprovvista.

«Scusami, ma cosa diavolo hai da ridere?!» sbotto, colpendolo alla spalla con un pugno che non gli fa assolutamente niente.

«Pensi davvero che il bambino sia mio?»

«Certo! Victoria ha detto...»

«Cosa? Che il figlio che aspetta è mio?»

«Esatto!»

«Ti credevo più sveglia, Mills.»

«Non iniziare con i tuoi giudizi da quattro soldi, Mallard!»

«Lei è una stronza, Stella. È incinta di cinque mesi, e l'ultima volta che sono stato a letto con lei è stato molto tempo prima. Sono sicuro di non essere io il padre, perché a metterla incinta è stato Thomas, quello che un tempo era il mio migliore amico. A quanto pare era così innamorato da tradire la nostra amicizia per andare a letto con quella che era la mia ragazza, ma non abbastanza per prendersi le responsabilità di fare il padre.» si passa una mano tra i capelli, in segno di nervosismo. «E ora scopro che per giorni mi hai evitato per una cosa che non esiste. Potevi parlarmene, Stella. Invece hai preferito escludermi dalla tua vita.»

Sono una stupida.
Come ho fatto a non pensarci prima?
Miles me ne avevo parlato; mi aveva detto che la sua ex e il suo migliore amico stavano insieme, ma io, troppo presa da me stessa e dalla mia stupidità, ho subito creduto a quello che Victoria ha voluto farmi intendere.

«Ma perché la tua ex ha insinuato che...» non termino la frase, ma mi lascio andare ad uno sbuffo sonoro. «Ha detto che il bambino ha bisogno di crescere in un ambiente sicuro e familiare.»

Miles dovrebbe odiarmi, eppure mi sorprende ancora una volta.
Al posto di andarsene e lasciarmi qui da sola – come merito – mi attira a sé e mi stringe tra le sue braccia.
Il suo calore mi avvolge immediatamente, e il mio corpo si rilassa all'istante.
Come è possibile sentirsi così?
Quando sono tra le sue braccia io mi sento a casa.
Mi sento al sicuro.
Mi sento... viva.

«Thomas l'ha lasciata. Non vuole diventare padre, per questo lei ha cercato di farmi credere che il bambino potesse essere mio. Ma non mi ci è voluto molto per farle dire la verità. Non appena tornerò in Australia, parlerò con lui e cercherò di convincerlo ad assumersi le proprie responsabilità. Non può abbondarla, non può abbandonare suo figlio.»

«Sei buono con lei, nonostante quello che ti ha fatto.»

Mi stringe più forte.
Chiudo gli occhi e sorrido.

«Averli trovati a letto insieme non è stato bello, ma ora non posso essere egoista.»

«Non lo sei mai stato, Miles.»

«Sì, invece. Se non lo fossi, ti avrei già lasciata stare. Non sarei rimasto in città così a lungo.»

«Cosa vuoi dire?»

Mi stacco dal suo corpo e lo guardo negli occhi.

«Se sono ancora qui, Mills, è unicamente a causa tua.»

𝐕𝐢𝐜𝐢𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐜𝐮𝐨𝐫𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora