Capitolo 26.

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«Due coni grandi. Uno cioccolato e fragola, l'altro pistacchio e vaniglia.»

Miles porge una banconota alla donna che ci serve i gelati, ancor prima che possa farlo io.

Abbiamo camminato fin troppo, e lui sembra avermi letto nel pensiero quando, passando davanti alla gelateria, mi sono persa qualche istante a fissare la varietà di gusti e colori esposti in vetrina.

Non ha detto una parola. Mi ha lanciato un'occhiatina complice ed è entrato nella gelateria, così l'ho seguito.

«Come facevi a sapere che mi piace il gelato al pistacchio e vaniglia?» domando sinceramente curiosa. Perché tra tutti i gusti possibili, lui ha scelto proprio quelli che prendo sempre – nonché i miei preferiti – senza nemmeno bisogno di domandarmelo.

Lui scrolla le spalle ampie, godendosi il suo cono. «Potrebbe avermelo detto una delle tue madri.»

«Eh?» lo guardo scettica. «Da quando tu e le mie madri parlate di me?»

«Ehi,» mette le mani in aria in segno di difesa. «Non è colpa mia se ad Ivory e Vega piace informarmi su cose che ti riguardano.»

«Chissà perché...» borbotto.

Camminiamo lungo il marciapiede, uno di fianco all'altro. Averlo così vicino mi ricorda quanto sia effettivamente alto, a tal punto da farmi sentire bassissima, cosa che non mi era mai capitata prima.

«Ti senti meglio?»

La sua domanda alleggia nell'aria, vagando intorno a noi in attesa di una mia risposta.

Faccio un piccolo sospiro, prima di leccare via un po' di gelato.

«Sì, in realtà sì.»

«Visto? Non sono poi così male, infondo.»

«Quando eviti di fare lo stronzo, dici? Sì, non sei così male.»

Una risatina gli fa vibrare il petto. «Ovviamente non puoi rivolgermi una frase senza che sia presente un insulto.»

«Stiamo mangiando un gelato insieme, Miles, direi che questo è già un passo avanti. Ti aspetti forse di sentirmi dire cose carine nei tuoi confronti?»

«Sarebbe bello, sì. Ma anche improbabile.»

Mi piace questo nuovo lato del nostro rapporto.
Siamo riusciti a passare più di due ore insieme senza sbranarci a vicenda, questo è già un passo avanti.

Miles si ferma in mezzo al marciapiede vuoto, quando il suo cellulare inizia a suonare.

"Pronto? Emily, ciao..."

Smetto di ascoltare quando lo sento pronunciare quel nome.

Sentirlo mi ricorda quel giorno in cui sono venuti i suoi amici al locale e il modo in cui mi hanno trattata. Quel giorno ho anche avuto una delle ennesime discussioni con Miles.

«Allora... ci vediamo domani al lavoro?» gli chiedo non appena lo vedo mettere via il cellulare.

«Vuoi già liberarti di me?»

«Non devi andare via?»

«No, non devo andare via. Ricordi Emily, quella che era venuta al locale? Oggi è il suo compleanno e mi ha chiesto se stasera la raggiungo nell'hotel dei suoi genitori.»

«Ah.»

Miles mi osserva e non so cosa pensa di vedere, ma improvvisamente scoppia a ridere.

«Forse mi sono espresso male. Vuole festeggiare lì perché la piscina è libera, ma non saremo solo io e lei, ovviamente.»

𝐕𝐢𝐜𝐢𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐜𝐮𝐨𝐫𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora