Capitolo 9.

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Ci sono momenti nella vita in cui stravolgere il proprio presente è necessario.

Solo così il futuro potrà essere migliore.

Doveva essere una semplice chiacchierata con una pizza davanti e mia figlia al mio fianco, invece, a distanza di due settimane, le mie conversazioni con James si sono fatte frequenti e vederlo mi fa tornare a casa con un sorriso da ebete sul viso.

Mi fa ridere.

Mi fa svagare.

In qualche modo, riesce a farmi stare bene.

Eppure, ogni volta che percepisco la sua voglia di azzardare qualsiasi mossa di troppo; che sia un abbraccio o un semplice e banale bacio sulla guancia, mi ritraggo.
Non lo faccio apposta.
È un gesto involontario che mi porto dietro da tanto, troppo tempo.

Ho scalato una montagna, ma non ho ancora terminato la mia salita verso il cambiamento che vorrei o dovrei attuare per me stessa.

"Non puoi sentirti colpevole per qualcosa che non hai causato tu, Stella."
Mi disse una volta la mia psicologa, Priscilla Villanueva, una donna saggia e intelligente, esperta nel suo lavoro.

Ho smesso di andare da lei da circa un anno, ma solo perché non mi sentivo tranquilla nel spendere soldi in sedute che avrei potuto utilizzare per mettere da parte per mandare Mackenzie al college.
Anche se, in realtà... non è solo per quello.

La verità è che non volevo più tirare fuori certi pensieri e parlarne ad alta voce con qualcuno.
Avevo solo bisogno di metterli in una scatola immaginaria della mia mente e lasciarla chiusa, finché non avrei sentito la necessità di aprirla.

Per quanto Priscilla fosse brava, ero io ad aver bisogno di staccare.

Esco dalla doccia e mi infilo nell'accappatoio. Sono a casa da sola e il silenzio è assordante. Il langorino che sento allo stomaco mi porta in cucina, così senza aspettare di vestirmi, apro l'armadio della dispensa e cerco qualcosa da mangiare che non siano i cracker integrali di Vega o gli yogurt magri di Ivory.

Non appena intravedo una confezione di biscotti al cioccolato, il mio sguardo si illumina.

Nel momento esatto in cui porto un biscotto alla bocca, però, un tuono squarcia il cielo, provocandomi un sussulto.

Che qualcuno, lassù, stia cercando di dirmi qualcosa?

Mi affaccio alla finestra per controllare fuori e vedo che sta piovendo.

Non vedo solo quello, però.

Infatti, i miei occhi incontrano la figura alta e bagnata del mio vicino.
Miles.

Sta fumando una sigaretta, senza preoccuparsi affatto dell'acqua che gli cade addosso.

I capelli biondi sono schiacciati sulla fronte, lo sguardo assorto su un punto indefinito.
Il fumo esce dalla sua bocca rosea, facendolo sembrare un uomo tormentato.

È vagamente sexy, ma il fastidio che mi provoca il suo carattere strafottente mi fa scuotere la testa.

Dalla sera passata con Ashley, da quando mi ha accompagnata a casa, il nostro rapporto non è migliorato affatto. È un susseguirsi di prese in giro e discussioni inutili.

La mattina seguente era già il Miles arrogante e acido di sempre.

Devo essermi fermata a guardarlo un po' troppo a lungo, perché d'un tratto Miles alza lo sguardo e non appena mi vede, lo focalizza su di me.
Le sue iridi passano in rassegna la parte del mio corpo visibile dalla finestra, e un sorrisetto idiota gli compare sul viso.

𝐕𝐢𝐜𝐢𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐜𝐮𝐨𝐫𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora