Capitolo 13.

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Pensavo che Miles Alexander Mallard fosse l'essere più fastidioso sulla terra.

Lo pensavo, sì, finché non ho conosciuto i suoi cari amici.

Emily, Candice, Louis e William.

Quattro persone snob e viziate, con la puzza sotto il naso e un'espressione schifata sul viso dal momento in cui hanno varcato l'entrata del nostro locale.

Ovviamente, però, Miles non sembra dispiaciuto dalla loro presenza. Difatti, mentre noi lavoriamo, lui ne ste sta in piedi accanto a loro a sentire i loro discorsi per nulla interessanti.

Mentre servo proprio quel tavolo, il biondino riceve una chiamata e si allontana per rispondere. Non prima, però, di avermi rivolto un'occhiata indecifrabile a cui solo lui sa dare un significato.

«Avevo chiesto un caffè macchiato con un una spruzzata di cannella. Questo a me sembra un normalissimo caffè.» esclama infastidita quella che ricordo chiamarsi Emily. Capelli lunghissimi e fluenti, due occhi dalla forma allungata e delle labbra belle e carnose, perfezionate grazie ad un piccolo ritocchino – cosa di cui ha parlato con i suoi amici da quando si è seduta al tavolo.

«Questo è quello che hai ordinato.» rispondo cordialmente, sentendo troppi occhi addosso.

«Questo non è...»

«Scusate, colpa mia! Ho confuso la tazzina con quella del tavolo sei.» si intromette Athena, rivolgendo un sorriso falsissimo alla cliente e portando via la tazzina dal tavolo.

«Non capisco proprio perché Miles sia venuto a lavorare qui...» sussurra lei.

«Forse sta facendo un percorso di beneficenza.» ridacchia uno dei due ragazzi.

Ed ecco che dalle loro bocche fuoriescono una serie di risatine fastidiose e di cattivo gusto.

Athena torna con il resto delle ordinazioni e io sparisco dietro il bancone per sistemare le brioche.

«Tutto okay?»

Alzo di poco la testa e incontro un maglione verde petrolio, due spalle larghe e un petto ampio.
Finisco sul suo viso, dove due iridi luminose mi osservano.

«Non si vede?» ribatto scocciata.

«Ci sono i tavoli da pulire.» mi avverte.

«Ci sono altri dipendenti, sai? Io sto facendo le brioche.» mi esce un tono acido che al biondino non sembra far piacere.

«Smetti di farlo, allora. Ho chiesto a te di pulirli. Non a Bloom, Tecna, Musa o Flora, a te.»

Incredibile.
Riesce a prendermi per i fornelli pur di rimanendo serio.
Perché sì, è serissimo.

Mantieni la calma, Stella.
Puoi farcela.

Non gli rispondo nemmeno.
Sono sicura che a furia di tenermi dentro questo nervosismo rischio di afferrare qualcosa e sbatterla a terra.
Come la sua testa, per esempio.
O quella dei suoi amici.

Afferro uno straccio e mi avvio a passo felpato verso la sala.

Pulisco con rabbia. Non solo perché Miles è capace di farmi innervosire anche solo respirando, bensì perché i suoi amici stanno parlando male di me da diversi minuti e non si preoccupano nemmeno di abbassare la voce.

«Dai, Louis, perché non le dai la via del tuo negozio? Scommetto che non vede un bravo parrucchiere da anni.» sta dicendo una delle due ragazze.

«Non riuscirebbe a pagarmi, non penso mi convenga.» dice Louis.

Lascio ricadere lo straccio sul tavolo e mi avvicino a loro con qualche passo.

𝐕𝐢𝐜𝐢𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐜𝐮𝐨𝐫𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora