Capitolo 19.

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Non appena arrivo a casa mi infilo sotto la doccia e mi rilasso per la mezz'ora successiva.

Mi asciugo i capelli e mi cambio.

Nella chiamata di prima James mi ha chiesto se poteva passare da noi per portare a Mackenzie un gioco in scatola che a quello che dice ha ritrovato nel suo sgabuzzino ma che non vuole buttare perché è ancora nuovo, così ha pensato a mia figlia.

È un bel gesto, anche se l'idea che Mackenzie possa affezionarsi ad un uomo che ancora non so bene cosa sia per me, non mi lascia totalmente tranquilla.

In casa ci sono solo io.
La piccola è a a scuola e le mie madri sono ad un pranzo con alcuni amici.

James arriva dopo poco e non appena apro la porta lo trovo con un mazzo di peonie in una mano e il gioco nell'altra.

Sorrido alla vista dei fiori. «Non avresti dovuto.»

«Ti piacciono?»

«Molto.»

«Scommetto che sono anche le tue preferite.» esclama fiero.

In realtà i miei fiori preferiti sono i tulipani.

Annuisco ugualmente, non intenzionata a smontare il suo sorriso.

Li lascio in un vaso.

«Sei da sola?» mi chiede.

Annuisco prima di spiegarli dove si trova il resto della mia piccola ma bellissima famiglia.
Lui sembra quasi felice di saperlo.

«Almeno abbiamo un po' di tempo per noi due.» dice.

Non faccio in tempo a rispondere a quella sua frase dettata dall'entusiasmo, senza alcuna malizia di sottofondo che mi accorgo di aver lasciato il cellulare al piano di sopra e per evitare che le mie madri possano preoccuparsi se non dovessi rispondere a una loro ipotetica chiamata, avverto James e salgo a prenderlo.

Trovo un messaggio.

Justin Bieber è fuori dalla tua porta.
Se fa un concerto privato avvertimi che mi unisco.

Chi può essere se non quell'idiota di Miles?

Il messaggio è di dieci minuti fa.

Rispondo velocemente.

Non fare lo stalker.

Adoro quando sei con lui ma pensi a me :)

Non ti sto pensando, giraffa. Ti ho risposto solo per gentilezza

Tu gentile? E da quando?

Smetto di dargli retta.

Scendo al piano di sotto, trovandolo la sala silenziosa.

«James?»

Nessuna risposta.

Stranita, lo cerco per la stanza, finché non lo trovo in corridoio, fuori dal bagno, immobile davanti ad una foto che raffigura me e Zachary, mano nella mano.

«Eccoti.»

Lui si gira a guardarmi. La sua espressione è totalmente diversa da quella che aveva fino a pochi istanti fa.

Sembra triste.

«Stai bene?»

«Lui è...»

«Il padre di mia figlia. Zachary.»

Lo sento deglutire.

«Stella, io...»

«Che succede? Hai una faccia stravolta.»

𝐕𝐢𝐜𝐢𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐜𝐮𝐨𝐫𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora