Capitolo 12.

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Tra una chiacchiera e l'altra, si fa pomeriggio inoltrato.

James mi invita a cenare fuori insieme ed io, approfittando del fatto che Mackenzie si ferma da un'amichetta di scuola, accetto il suo invito.

Finisco di mostrargli una foto di mia figlia, intenta a colorare i capelli di una bambola, quando iniziano ad arrivarmi messaggi da parte di Ashley, e per evitare che James possa leggere qualcosa di imbarazzante – dati i messaggi bizzarri che mi scrive sempre la bionda – ripongo il cellulare nella tasca.

«Mackenzie ti assomiglia molto.» dice tra una sorsata di coca-cola e una forchettata di pasta al ragù.

Questo ristorante italiano è ottimo.
La mia pizza alla marinara è squisita.

«Dici? In effetti mi ricorda molto me da bambina. Io però ero più paffutella.»

«Vorrei proprio vederla una tua foto da piccola. Sicuramente eri già bellissima.»

«Cambieresti idea se la vedessi, fidati.»

«Assomiglia anche a suo padre?» nel porgermi quella domanda, James sgrana appena gli occhi, come se fosse una frase uscitagli senza riflettere.

Io mi irrigidisco.

Non parlo mai di suo padre.

«Sì, assomiglia più lui che a me.»

«Ti ho forse infastidita parlando di...»

«Questo cibo è ottimo. Però ho ancora un po' di fame...» cambio argomento. «Ci dividiamo il dolce?»

Lui annuisce, senza far troppo caso al fatto che l'ho interrotto quasi in malo modo. «Volentieri.» sorride.

Il mio umore è cambiato, ma non voglio rovinarci la serata, così fingo di star bene.
Fingo che il solo sentir nominare Zachary non mi abbia frastornata.

È sempre così.
Fingo di non pensarci; fingo di non soffrire.
Ma ogni qualvolta qualcuno mi parla di lui, il mio cuore diventa un macigno.

Tutto intorno a me si fa ovattato.
Improvvisamente ogni cosa che mi circonda mi fa venir voglia di lasciare questo posto e scappare via, respirare un po' di aria fresca e cercare di pensare ad altro.
Qualsiasi cosa che non riguardi il padre di Mackenzie.

James mi parla del suo lavoro, io lo ascolto interessata, anche se dentro di me aspetto solo di arrivare a casa e stringere la mia bambina tra le braccia.

Al momento di pagare il conto faccio per tirare fuori una banconota dalla borsa, ma lui mi precede porgendo i soldi alla donna di fronte a noi, in piedi dietro alla cassa.

«James, non serve che-»

«Tranquilla. La prossima volta offri tu.» sorride.

Annuisco. «Va bene. Ti dispiace se ci avviamo verso casa? Sono piuttosto stanca.»

«Certo che no. Andiamo.»

Durante il tragitto in macchina James parla e io lo ascolto, ma purtroppo mi sento veramente in uno stato comatoso e vorrei solo buttarmi sul letto e sognare caprette danzanti, o Chris Hemsworth che mi prende tra le sue braccia, che forse sarebbe meglio.

«Mi piaci molto, Stella. Solo che a volte mi domando se per te sia lo stesso...» decide di spazzare il silenzio che si era creato con l'ultima frase che avrei voluto sentirmi dire in questo momento.

"Se per te sia lo stesso"

Come faccio a dirglielo se non so nemmeno io cosa provo.

Mi piace stare con lui. Eppure...

𝐕𝐢𝐜𝐢𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐜𝐮𝐨𝐫𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora