In questo orfanotrofio c'era un ragazzo più grande, di dieci o undici anni, biondo e molto ribelle. Anche questo ragazzo non aveva un nome, lo chiamavano Tacho. Lleca gli si avvicinò e riuscì a convincerlo a parlargli, dato che Tacho non parlava con nessuno. Pochi giorni dopo, seppe che il suo silenzioso compagno sarebbe stato trasferito in una fondazione. E quella sarebbe stata la sua chance. Un'ora dopo, Tacho arrivò alla fondazione BB mano nella mano con Justina. Quando Bartolomeo aprì il bagagliaio dell'auto per prendere le cose di Tacho, vide il piccolo Lleca, che sorridente disse
-Allora, tutto liscio?- al che Barto sorpreso e divertito, rispose
-Tutto liscio. E tu chi sei?-
-Lleca- disse il bimbo semplicemente.
Immediatamente, Bartolomeo chiese la custodia di questo piccolo arrogante, e scoprì che effettivamente non aveva un nome.
-Questo deve essere risolto. Ti dobbiamo dare un nome. Vediamo, scegli tu, quale ti piace?-
Però Lleca, con una determinazione insolita per un bimbo di sei anni, si rifiutò di ricevere un nome qualunque. Era sicuro che sua madre, dandolo alla luce, gliene aveva dato uno, e avrebbe usato un nome solo il giorno in cui avrebbe scoperto il suo.
Molte volte quando le persone diventano grandi si trasformano nell'opposto di quello che erano nella loro infanzia. Questo fu il caso di Juan Morales, che un giorno sarebbe diventato un giovane coraggioso, determinato e forte, l'antitesi del bambino fragile, timoroso e vacillante che era ai sette anni. Era nato su un monte, vicino a un villaggio sperduto nel nord. La sua famiglia era povera, al di là dell'eufemismo "umile", molto più di questo. Apparteneva a una famiglia molto numerosa. Erano, fino a quel momento, otto fratelli. E in una famiglia così numerosa, i deboli del branco devono farsi furbi o rischiano di rimanere indietro. Juancito non era molto brillante, però aveva un alleato: suo fratello gemello. Melli sembrava più debole, più piccolo di corpo, più magro, ma era molto sveglio. Avevano un'unione indissolubile, erano come soldati. Melli fu colui che aiutò Juan ad affrontare tutte le sue paure una per una, poiché Juan aveva paura di tutto, e soprattutto del campo di ortiche. Per arrivare alla casa al ruscello potevano percorrere la strada lunga, che richiedeva una trentina di minuti a piedi o prendere la scorciatoia attraverso il campo vicino e arrivare in cinque minuti. Ovviamente sarebbe stato più comodo prendere la scorciatoia, se non fosse stato per le ortiche che ricoprivano il campo. Ortiche pungenti, enormi e più alte di loro. Toccare appena una foglia di quelle ortiche giganti significava avere bruciore e gonfiore a gambe e braccia. Però Melli aveva un segreto. E Juan non voleva credergli.
-Se non respiri, le ortiche non ti fanno nulla- affermava Melli.
Per Juan questo era assurdo, e continuò a fare la strada lunga, anche quando Melli gli mostrò che saltando tra le ortiche senza respirare non gli sarebbe successo nulla. In pomeriggio d'estate mentre giocavano nel ruscello, Juan ebbe una sensazione, come un animale che avverte il pericolo ancora prima che arrivi. Juan era puro istinto, e quel giorno sentì che qualcosa sarebbe cambiato, e per sempre. Mentre tornavano a casa, Melli si diresse verso la strada lunga. Juan sentiva che forse quella sarebbe stata l'ultima possibilità che avrebbe avuto per farlo. Guardò suo fratello, di cui si fidava più di chiunque altro.
-Davvero l'ortica non brucia se non respiri?- chiese
-Lo giuro, Juancito, mi hai visto-
-E com'è?-
-Devi solo fare un respiro profondo, trattenere l'aria e controllare te stesso. Non avere paura, dai-
Juan lo guardò. Quelle erano le parole magiche. "Non avere paura". Se lo diceva Melli, era ora di superare ciò che gli impediva di affrontare certe cose. Entrambi presero la scorciatoia. Si fermarono ai margini delle ortiche. Si guardarono. Si sorrisero. Non erano gemelli identici, erano abbastanza diversi, però se qualcuno li avesse visti in quel momento non avrebbe dubitato: erano proprio fratelli! Melli lo guardò, gli fece un segno, e presero un respiro profondo. Serrarono la bocca, trattennero l'aria, e Melli iniziò a correre. E Juancito lo seguì. Entrambi corsero un centinaio di metri finché arrivarono in una radura. Lì presero aria.
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Casi Angeles - L'Isola di Eudamon
FantasíaTraduzione (mia) italiana del libro "Casi Angeles - La Isla de Eudamon" primo capito della serie. Tratta gli avvenimenti della prima stagione, andata in onda in Italia con molto tagli. Spero che questo mio lavoro possa rendere felici gli appassionat...