Justina ascoltò assorta quando Bartolomeo le raccontò quello che era successo con Cielo.
- Tutto? Sa tutto? -
- E beh... stupida non è, l'ha capito. - minimizzò Bartolomeo. - Quindi ora dobbiamo essere molto attenti e tenerla d'occhio. -
- E la prova, il registratore, ce l'avete? -
- Certo... -
- Come può essere così calmo, amore mio, cioè, mio signorrrre? Quando quella citrulla non avrà più paura... -
- Perderà la vita. - concluse Bartolomé.
- Non c'è da stupirsi che mi abbia parlato con tutta quell'arrrria... Vuole formare una banda, anche con il bimbo Thiago! -
- Mi occuperò io stesso di Thiago.... - disse Bartolomeo. - Ci occuperemo della citrulla... e dei ragazzi, per averle dato quella registrazione, tu occupati di usare i più piccoli. Niente li ferisce più di questo. -
Quando i ragazzi finirono le prove, entusiasti di come la band stava suonando, andarono in cucina per bere qualcosa.
Thiago afferrò Mar e la portò in silenzio lungo il corridoio. Quando Rama, Jazmín e Tacho arrivarono in cucina, Justina li informò che per la loro mancanza di rispetto i bambini ne stavano pagando le conseguenze.
- Dove sono? - chiese Rama, trattenendo la rabbia.
- Nella cella di punizione. Vuoi andarci anche tu? Non c'è molto spazio e poca aria lì dentro... -
Thiago portò Mar in una terra ancora inesplorata per lei: la sua stanza. Era a disagio e nervosa, una cosa era incontrarsi di nascosto in una piazza, un'altra nella sua stanza, a pochi metri da quella di Bartolomeo.
- Papà è molto impegnato.... Volevo stare un po' con te, staremo bene qui. -
Osservò ogni dettaglio e si commosse guardando le foto di lui da bambino, in cui era biondissimo, paffuto e già con piccolissimi nei.
In una foto era in braccio a una bella donna, che gli mordeva delicatamente e teneramente la guancia.
- È tua madre? - chiese Mar.
- Sì. - rispose lui, girando la pagina dell'album e intristendosi un po'.
- Non parli molto di tua madre... - disse lei.
- Ti ho già detto tutto quello che c'era da dire su di lei. Se n'è andata, è lontana e non la vedo mai. -
- Ti manca? -
- No. - rispose lui, convinto di quello che stava dicendo. - E tu? Non mi hai mai parlato della tua storia. Sai qualcosa dei tuoi genitori? -
- L'unica cosa che so è che mi hanno abbandonata. -
- Ma sai chi erano? -
Lei negò, anche se non molto convinta.
Lui intuì che gli stava nascondendo qualcosa e la incoraggiò a parlare.
- Qualcosa sai, mi sembra... -
- È solo che non sono sicura... Ma una volta sono andata nella parrocchia dove ero stata abbandonata.... Il sacerdote che mi aveva trovato non c'era più, ma c'era una donna di allora.... Mi disse che un uomo mi aveva abbandonato in parrocchia... e che quest'uomo era il direttore di una scuola. -
- Ti disse quale? -
- Sì. -
- E ci sei andata? -
- Sì. Sono andata... Era un tipo grosso e l'ho affrontato. Mi ha detto che non c'entrava niente, ma si è innervosito molto. Ho pensato che mi stesse mentendo e mi sono arrabbiata, perché non solo mi avevano abbandonato, ma non volevano avere niente a che fare con me. Ma quando me ne andai... la portinaia della scuola mi disse che quell'uomo era mio nonno... e che mia madre si chiamava Sandra Rinaldi.
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Casi Angeles - L'Isola di Eudamon
FantasyTraduzione (mia) italiana del libro "Casi Angeles - La Isla de Eudamon" primo capito della serie. Tratta gli avvenimenti della prima stagione, andata in onda in Italia con molto tagli. Spero che questo mio lavoro possa rendere felici gli appassionat...