Capitolo 4 - Gli orfani e i ragazzi per bene (Parte 1)

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Marianella aveva imparato a mettere un freno alle sue fantasie. La vita era stata così crudele che lei disse no ai sogni felici; dare libero sfogo ai suoi desideri la rendeva solo più frustrata. Per questo cercava di non pensare a Thiago né ai suoi occhi tristi, né al suo gran bel sorriso, né a quei nei che imprimevano un aspetto adulto a quel bel viso da bambino.

Se non lo incrociava, non fantasticare su di lui era abbastanza semplice, ma quando lo vedeva o ascoltava la sua voce, diventava molto difficile. Le fu impossibile non amarlo quando lo vide con la sua uniforme scolastica.

Cielo la mandò a prendere delle cose che aveva dimenticato in cucina; quel giorno avrebbero fatto colazione nel cortile interno mentre Nicolás faceva lezione.

Mar attraversò il soggiorno dirigendosi verso la cucina, e lo vide scendere le scale, quasi correndo. Indossava un maglione inglese verde, jeans scuri e una giacca scozzese blu e rossa. Aveva i capelli lisci, piuttosto lunghi e spettinati, un po' umidi, come se fossero stati appena asciugati con un asciugamano, e portava sotto il braccio una cartella e un libro.

Nessuno dei due si fermò; lei continuò il suo cammino verso la cucina, e lui scese le scale e si diresse verso la porta d'ingresso; ma non smisero di guardarsi per tutto il tempo.

Quando scese, Marianella sentì il profumo di Thiago, caldo come un'onda esplosiva.

- Ciao... - disse Thiago senza fermare la sua corsa.

Lei rispose con un altro «ciao», ma lo disse con pudore, quasi senza aprire la bocca e lui non lo sentì.

La guardò un po' deluso per non aver ricevuto risposta, ma lei si perse nel corridoio che si affacciava sulla cucina.

Thiago si congedò e aprì la porta d'ingresso.

 Marianella si accovacciò nel corridoio e da lì lo spiò mentre usciva. All'improvviso un grido, un urlo isterico la colse di sorpresa. Appena Thiago aprì la porta, dietro di lui apparve una ragazza minuta, con i capelli lisci e pettinati in un grande chignon. Accanto a lei c'era un ragazzo dai capelli lisci, enormi guance e un sorriso vincente. Entrambi vestiti con la stessa uniforme scolastica di Thiago.

- Thi! Sei tornato! - urlò la secca appiccicandosi al collo di Thiago, stringendolo forte.

- Sei diventato un figo, ciccio! - Thiago sorrise, ringraziando per il complimento e salutò gentilmente:

- Ciao, Tefi! -

Poi Thiago si voltò verso il suo amico, che lo guardava incredulo, entrambi sorrisero con complicità e si strinsero la mano in un saluto affettuoso.

- Man! - disse il guanciuto.

- Nachito! - rispose Thiago.

E si abbracciarono dandosi forti pacche sulla schiena. Al suo fianco, Tefi era isterica, felice per la riunione degli amici.

Dal corridoio, Mar li spiò con disprezzo.

Riconobbe perfettamente quel modo di parlare, quella pronuncia esagerata delle S, o il modo in cui non pronunciavano alcune lettere come le d; invece di dire «figo», dicevano «fiiiigo»... o dicevano «perno», invece di un'altra parola che, se l'avesse detta Mar, l'avrebbero considerata una comune maleducata, ma detta da loro e pronunciata così era diversa, era una cosa da... snob.

Ecco cos'erano Thiago e i suoi amici: snob, ragazzi per bene, arroganti e altezzosi. Collocando Thiago in questa categoria, sarebbe stato più facile per lei non pensare a lui. Borbottando il disprezzo suscitato dai ricconi, andò in cucina, prese il vassoio con i cornetti e ritornò in sala, pensando che gli altri se ne fossero già andati.

Casi Angeles - L'Isola di EudamonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora