Capitolo 5 - Cadendo dall'alto di un'illusione (Parte 2)

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Justina amava appassionatamente Bartolomeo per due ragioni: la prima, quei penetranti occhi neri e i suoi riccioli luminosi e inquieti. La seconda, quella meravigliosa e machiavellica capacità di manipolare che aveva.

All'inizio fu sorpresa quando Barto le comunicò il piano d'azione da seguire a partire dai fatti accaduti, ma subito sorrise, sapeva che il suo amore, il suo signore era un'eminenza della manipolazione.

- Ringraziamo Thiaguito per il suo gesto e accettiamo commossi la borsa di studio per i ragazzi. - spiegò Barto con la voce ancora incrinata dall'osso di pollo - Ci emozionaremo fino alle lacrime il giorno che vi vedremo con le uniformi del Rockland, e vi accompagneremo, sempre in lacrime, al vostro primo giorno di scuola. -

- Ma, signore... - intervenne lei, confusa. -

- Vi lasceremo anche fare il vostro festival, e piangeremo ancora di più di eccitazione quando vi vedremo cantare e ballare. -

- Con tutto il rrrrispetto, signore, quello che dovremmo fare è eliminare Thiaguito, allontanare Bauer da qui e uccidere una volta per tutte la domestica arrrrivista. -

- Tutto ciò si farà a tempo debito. - rispose Bartolomeo, riflettendo. - Sii grata a Bauer e lascia anche che credano che li lasceremo andare a scuola e che facciano il loro piccolo spettacolo. Cadere fa male, ma precipitarsi dall'alto di un'illusione uccide. - dichiarò Bartolomeo, ed entrambi risero, sinistri, nelle tenebre dello studio.

A dire il vero, le prove per il festival non erano così avanzate come avevano detto a Barto, né le borse di studio erano state garantite. Di fronte al «sì» di Bartolomeo, dovettero cominciare a correre, dovevano passare dall'istanza di progettazione a concretizzare.

In segreto, Justina intimò ai ragazzi: avrebbero permesso loro di preparare il festival purché non trascurassero i loro obblighi quotidiani. 

I ragazzi, entusiasti, si impegnarono a non diminuire la loro produttività, e infatti, durante i venti giorni che ci vollero per preparare tutto, le casse di Bartolomeo crebbero grazie agli ingenti bottini che ogni giorno ottenevano per strada.

La prima cosa che dovettero risolvere riguardava il repertorio e gli artisti. Decisero di formare una band che si sarebbe chiamata «Cielo e i suoi Angelitos», composta ovviamente da Cielo, Mar, Rama, Tacho, Thiago e Jazmín. Cielo arrivò alle prime prove e presentò loro una delle canzoni che usava nel suo show circense.

Quel giorno Rama pensò a quanto la Fondazione fosse cambiata in poco più di tre mesi, dopo l'arrivo di lei e Nicolás. Ora l'inverno non era così freddo, la musica suonava tutto il giorno, e c'era qualcosa di molto nuovo: gioia.

Y va, que va, que vamos a bailar... Y baila, baila, baila y no pares jamás...

Il cortile coperto era stato spogliato dei mobili. I bambini assistevano i più grandi, prendendoli come veri artisti mentre provavano. Alelí era felice di vedere la bella Cielo che spiegava le sue ali mostrando le coreografie ai ragazzi.

Rama era grato di dover ballare vicino a Mar, almeno poteva sfiorare le sue mani durante qualche coreografia, anche se sapeva che a lei succedeva la stessa cosa quando ballava con Thiago.

Tacho non toglieva gli occhi di dosso a Jazmín, che lo avvicinava e lo allontanava, sia nei giri della coreografia che nella vita.

Que bailando las penas, las penas se dejan pasar... Cosquillas en el alma se siente al bailar...

Come un balsamo, le pene sembravano, infatti, passare. E solletico nell'anima e nello stomaco erano cose di tutti i giorni. Il solletico Thiago lo sentiva mentre guardava Mar che danzava. Lei invece lo percepiva sentendosi osservata. Tacho sentiva il solletico, ma nei pugni, ogni volta che vedeva Nacho avvicinarsi a Jazmín. Nico sentiva il solletico ogni volta che Cristóbal gli si avvicinava e lo richiamava per la sua bocca aperta mentre osservava Cielo.

Casi Angeles - L'Isola di EudamonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora