Apro la porta e Edoardo è davanti a me, dopo del tempo che non lo vedevo. Non siamo mai stati separati per così tanto tempo. Lui è cresciuto con me e i miei fratelli, Ciro e Pietro. Ho sempre potuto contare su di lui, per ogni cosa. Un giorno eravamo al mare con Ciro, gli presentai la mia amica Carmela.
Edoardo ci sa fare con le donne.
Lui ci provò subito, ma non ne fui sorpresa, sapevo che gli sarebbe piaciuta subito. Carmela è come una sorella, io che ho solo fratelli maschi. Quando lei si trasferì a casa nostra per colpa delle molestie di suo padre, io ne fui felice, avere lei in giro per casa mi faceva stare bene.
Edoardo mi supera entrando in casa, io sospiro chiudendo la porta dietro di me. La sua visita non è una sorpresa, da tempo ho una strana sensazione che mi attanaglia lo stomaco. Va dritto verso la porta finestra che da sul balcone, prima però lancia un occhiata al box per bambini posizionato in un angolo del salotto, poi esce fuori. Il rumore del mare entra nelle nostre orecchie prepotente senza chiederci il permesso. Aspetto che sia lui a parlare per primo, ho così tante cose da dirgli che non so da dove cominciare.
-Comm' stai?-
-Si venut pè m ricer chest?-
-Vuoi dire che non sono il benvenuto?-
-Certo che lo sei- Lo abbraccio forte, mi era mancato. -E Carmela?-
-A cas cu mammà. Ti pensa spesso...-
-Pur ij...-
-Rò...amma parlà-
-Che succer Eduà?-
-Don Salvatore sta scassan ò cazz. È diventat nu pazz. Sta arruvutan tutt Napl pè ve truvà-
-Nun va buon accussì-
-Rosa l'amma fermà, prim che scorr atu sang-
-Chell che ta fatt papà, nun mo pozz scurdà. Adda pavà-
-O' saccie che tien paur-
-L'unica paur che teng e perdere a te e Carmela-
-Mo sto ca Rosa. Nun te lasc sol-
-Papà ha sacrificat à famiglia, tà vennut pè piazz e spaccio, e pe sa apparà che i Di Salvo, chest nulle fa onore-
-Tu le sparat, e scigliut ò piecuro e no a iss. Mò chill vo ò sang, e nun se ferm fino a quand nun ve trov e l'accir-
A quelle parole sento un brivido salire lungo la schiena, si riferisce a Carmine. Quel giorno alla piscina Mirabilis, lui mi ha seguita, ci ha visti baciarci ed ha capito tutto. E poi ha voluto che io scegliessi.
Ma come potevo farlo?
Papà ha estratto una pistola da dentro la giacca e l'ha puntata verso Carmine, voleva ucciderlo, ma non potevo lasciarglielo fare.
Per la prima volta ho sentito il nostro legame sciogliersi. Per quanto ami la mia famiglia alle volte mi sono sentita in gabbia.
Rinchiusa all'interno del clan dei Ricci senza possibilità di scegliere come vivere.
-Si papà ce prov, l'accir cu chesti mane. E stavot m'assicur che è muort overament-
-Allor ce tien ò piecuro...-
-Secondo te?-
Edoardo sfoggia il suo solito sorriso di quando vede una bella femmina passargli davanti. Infila la mano in tasca estrae un pacchetto di sigarette, me ne offre una e l'accendiamo insieme inspirando il fumo grigio.
-Una Ricci e un Di Salvo...e chi sò spettav-
-È nu problem pè te?-
Lui scuote la testa. -Tu si felic?-
Annuisco. -Lui mi capisce- Rispondo arrossenso un pò.
-Peccat ca Ciro non ce sta, saj e risat?-
Lo spingo di lato mordendomi il labbro. Ciro avrebbe capito...spero. Ha sempre detto di volere il meglio per me, cercando di tenermi lontano dagli affari di famiglia nonostante ne fossi costantemente partecipe. Voleva che trovassi qualcuno che tenesse davvero a me, qualcuno che mi rispettasse non solo per il cognome che porto, ma per la persona che sono.
Qualcuno disposto a dare la vita per me.
Morirei se a Carmine capitasse qualcosa di tragico, non riuscirei a vivere una vita senza di lui.
-Ciro ha sempre voluto il meglio per me-
Guardo l'immenso orizzonte davanti a noi. Voglio pensare che ovunque si trovi adesso, da lassù, lui continui a vegliare su di me come se non fosse mai andato via.
Edoardo spegne la sigaretta e la getta oltre la ringhiera, faccio lo stesso dopo poco.
-Rosa nu putim fuj pè semp. Aggià turnà a Napl e voglio ca vien cu mme-
Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato, ma non immaginavo così presto. Papà ha cominciato una guerra contro i Di Salvo e i suoi stessi figli, ed ora è arrivato il momento di fermarlo.
-Carmine?-
Alzo le spalle corrucciando la fronte.
-Carmine nun addà sapè nient, nun ho vogl in da sta guerr-
-Tu stai cu iss...comm pienz ro nasconnr?-
-Nascondere cosa?-
Io e Edoardo ci giriamo nello stesso momento Carmine è appena arrivato, ha uno sguardo preoccupato ma anche rigido dovuto alla presenza di Edoardo.
Non si sente ancora tranquillo quando lui è nei paraggi, ma come biasimarlo se sapesse cosa io e Edo ci siamo detti prima che arrivasse.
-Di Salvo...t trov buon-
-Eduà comm mai stai cà?-
Lui mi guarda sorridendo provocatorio. -Mi mancava Rosa-
Lo guardo male come quando dice qualcosa che non mi va a genio, come in questo momento, ma lui continua a sorridere ignorandomi.
-Rò me ne vac. Pienz a chell che t'aggitt-
Lascia un bacio tra i miei capelli, passa accanto a Carmine ancora fermo sull'uscio della porta con le buste della spesa tra le mani. Si guardano scrutandosi come facevano quando erano all'Ipm, poi Edo esce da questa casa chiudendosi la porta alle spalle con un tonfo.
Resto fuori in balcone con la schiena contro la ringhiera mentre Carmine sistema la spesa nei mobili e le bevande nel frigo.
Mi piace osservarlo nei piccoli gesti di tutti i giorni. Ho sempre creduto che la famiglia fosse il centro di tutto, ogni volta mettevo davanti ad ogni cosa i miei fratelli e mio padre.
Per anni ho seguito le loro orme lasciandomi trasportare nella vita camorristica della mia famiglia.
Prima di Carmine non sapevo chi ero e chi volessi diventare.
Quando ho perso Ciro e poi Pietro, vedevo solo rosso davanti ai miei occhi e l'unica cosa che desideravo era vendicarmi. E ci stavo riuscendo ma ad un certo punto ho capito che la vendetta non mi avrebbe ridato i miei fratelli.
Ciro non voleva che diventassi come nostro padre, ha sempre cercato di tenermi in disparte, fuori dagli affari di famiglia. Ma quando ci sei dentro da praticamente tutta la vita, è difficile non lasciarti coinvolgere ed io l'ho capito troppo tardi.
-Che vulev overament Eduard?-
Alzo lo sguardo e Carmine è accanto a me rivolto verso il mare, a lui piace guardarlo per ore, soprattutto al tramonto. Lasciare che i pensieri viaggino alla stessa velocità delle onde, per poi infrangersi tra gli scogli e trasformarsi in schiuma. Non potrei pensare di vivere in un posto dove non ci sia.
-Papà ce sta cercann...-
-Tien paura?-
Scuoto la testa ma non rispondo ed è evidente che lui lo prende come un si. Ho paura, ma non di quello che potrebbe farmi mio padre, ma per lui.
-Non ci troverà, siamo al sicuro-
-Over Ca?-
-Iss nun ò sap a ro stamm-
Mi stringo nelle spalle mordendomi l'interno della guancia. Papà non è un uomo che si arrende facilmente.
Nun conosce ò perdon.
-Vien ca pccerè-
Carmine mi attira tra le sue braccia, mi lascio stringere ricambiando subito la sua stretta. Se ripenso a mesi prima, la me di quel tempo, avrebbe riso della me di adesso.
O' piecuro.
Così veniva chiamato da tutti quando eravamo all'Ipm, ma lui non è una pecora, lui è un lupo, uno che non si lascia intimidire dalla sua famiglia, uno che combatte contro le regole del sistema. Ci sfioriamo le labbra in un bacio tenue appena pronunciato, come se fossimo due ragazzini alle prese con il primo bacio.
Ma all'improvviso il pianto di Futura interrompe il nostro momento, fronte contro fronte sorridiamo complici.
-Vado io-
Lo seguo in casa fino alla camera di Futura. Lo osservo chinarsi oltre la culla, prenderla in braccio e cullarla fino a farla calmare. Dondolo sul posto appoggiandomi allo stipite della porta.
Carmine è forte.
Con lui ho imparato tante cose.
Grazie a lui ho trovato il coraggio di rompere le catene che mi legavano come una morsa stretta a mio padre, a quell'assurda teoria che esiste solo la famiglia e nient'altro.
Lui alza lo sguardo su di me, ed io mi avvicino.
Con delicatezza le sfioro i capelli scuri e lei sembra apprezzare.
Viola aveva torto.
Io non odiavo Futura. Non potevo provare odio per una bambina così piccola, così innocente. Ma una parte è vera, non volevo tenerla accanto a me quando l'unica cosa che desideravo era di uccidere suo padre.
E poi l'ho salvata.
Lo dovevo a Carmine.
Quando in bagno Mimmo aveva cercato di uccidermi, Carmine non ha esitato un attimo a salvarmi.
Un Di Salvo e una Ricci non possono stare insieme, ne essere amici. Noi siamo nemici, le nostre famiglie sono in perenne lotta tra di loro per contendersi il trono di Napoli, e diventare i più potenti tra i clan.
Ma se ci dimentichiamo del nome che portiamo e restiamo solo due ragazzi, solo Rosa e Carmine, che nonostante i demoni che ci portiamo dentro per colpa dell'ambiente malsano in cui siamo cresciuti, allora non c'è nessun motivo per il quale dobbiamo soffocare i nostri sentimenti e smettere di amarci.
Bacio la fronte di Futura come quel giorno sul tetto dell'Ipm dopo averla strappata dalle mani di Viola.
Ed è lì, in quel momento che Carmine ha iniziato a guardarmi con occhi diversi.
So però, che da quel momento, nonostante cercassi di tenere le distanze, io e lui ci saremo avvicinati ancora di più fino a stare male se divisi.
-A che stai penzann?-
A quanto durerà la nostra felicità.
All'arrivo di una guerra imminente.
A come fare per proteggerti.
-Niente di importante...-
Evito di guardarlo cercando di non fargli capire il mio stato d'animo. Lui deve pensare a sua figlia, non può rischiare di lasciarla da sola. Mi allontano dandogli le spalle ma appena entro in sala sento stringere il mio polso, tirare e ritrovarmi a pochi millimetri dal volto di Carmine.
Aveva ragione papà, non sono brava a nascondere i miei sentimenti. Mi alza la testa accarezzandomi il mento con il suo tocco delicato, ma le sue dita sono ruvide ed ogni volta che sfiorano il mio corpo sento brividi ovunque.
-A verità Rosa. Che vulev Eduard?-
Perchè vuoi essere coinvolto in questa brutta realtà, potresti andare via da tutto questo con Futura, vivere sereno con tua figlia. Insegnargli cosa è giusto e cosa è sbagliato.
Dirle che nella vita può anche commettere errori purché impari a fare le giuste scelte, perchè siamo esseri umani, non siamo invincibili o macchine indistruttibili.
Che alle volte per fare del bene dobbiamo fare del male.
Di vivere più che può, di fare tutte le esperienze che desidera perchè la vita è così breve, e che se rinuncia a qualcosa poi se ne pentirà, e avrà rimorsi che la distruggeranno dall'interno.
-Tarantè...-
Con la sua voce roca mi riporta alla realtà. Odiavo quando mi chiamava così, lo detestavo ma poi mi ci abituai, e iniziai ad amare il modo in cui pronunciava il mio nome.
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Soli ma insieme - [Piecurosa]
FanfictionPrima non lo avrei mai ammesso nemmeno sotto tortura, ma dal primo giorno che i nostri sguardi si sono incrociati, sapevamo entrambi che tra di noi sarebbe scoppiato un fuoco che difficilmente si spegnerà. Ma tu invece non smettevi di provocarmi. V...