Capitolo 14

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Donna Wanda incontra Don Salvatore al monastero di Santa Chiara, lui ha chiesto un incontro per parlare di me e Carmine, ma soprattutto per scoprire dove ci incontriamo quando usciamo dall'ipm.
Il non sapere dove vado quando ho un permesso è inaccettabile per mio padre. Da quando ci siamo divisi ha capito che non può più controllarmi, il suo potere su di me è svanito. Più resto insieme a Carmine, più mi allontano da lui e questo per mio padre è un tradimento. Sono abbastanza sicura che lui pensa che io sono passata con i Di Salvo, che il mio stare insieme al figlio di Donna Wanda mi abbia confuso le idee.
Io non sto con i Di Salvo, io sto con Carmine.
Nemmeno lui vuole fare parte di un clan, ha sempre detto che non appartiene a nessuno, se non a se stesso. Anche io sto cominciando a pensarlo.
Sia Wanda che mio padre arrivano al luogo dell'incontro, accompagnati entrambi da due uomini armati. Non arriveranno ad usare le armi, non converrebbe a nessuno dei due, almeno per il momento.
-Ricci c' vuo?-
-Sto cà pcchè vogl sapè na cos-
-E' dic-
-Carmine e Rosa quand escn a' permess, aro vann?-
-C' te fa pensà co' sacc?-
-Donna Wà coccrun ma ritt ca fors stann rind o' territorj tuoj-
-A me nun m' risult sta cos-
-Jamm nun ce pigliamm p' cul, niscun e tutt' e duj tenimm tiemp a' perdr. Rimm a' ro sta chistu post-
-Pur si foss, c' problem ce sta?-
-O' problem è o' figl tuoj. Sta metten cos ca nun esistn ngap a Rosa, è nun m' piac-
-Oppur ess sta capen finalment chi è o' pat-
-E' chi foss? Sentimm!-
-Nun teng tiemp a' perder-
-E manc ij-
-Allor ricm chell c' vuo e vatten-
-Vogl sapè addo figlt port a' Rosa-
-C' te fa pensà c' nun è o' cuntrario?-
-Rosa è cagnat ra quand iss le sta attuorn-
-Lor se vonn bene, e primm o' poj le accettà pur tu-
-Vuò ricr c' sta storj a' te sta bon?-
-Si mio figl è felic, pcchè ij essa ij contr a' iss?-
-Ricci e Di Salvo nziem nu ponn sta-
-Ij vec sul a duj guagliun ca se vonn ben. P' me chest cont-
-Allor nun è capit-
-Ij agg capit buon. Comm sacc ra sparatoria riend e quartier, è opera toj. E mannat certi guagliun p' accir'r a mio figl. E nun è a primma vot-
-Nun sacc nient. Ij vogl sul a' Rosa-
-To dic ca' e nun o' ripet chiù. Pruov nata vot accir'r a mio figl, e ij t' atterr-
-Chi ta ritt sta strunzat?-
-Ma c' te pienz ca chell ca succer a Napl ij nun o' sacc? Tua figlia chella ser a protett a Carmine. Fin a quand stann nziem, stann sott a protezion mij-
-C' vuo ricer cu chest?-
-E capit buon Don Salvatore, e figl nun se toccan, ne o mij ne a toj. Statt buon- Dice lei voltandogli le spalle.
Lui furioso la guarda andare verso i propri uomini, Donna Wanda le ha esplicitamente detto di lasciarci stare, e lui ha ancora più voglia di una vendetta contro il clan che tanto odia.
-C' facim?- Dice uno degli uomini rivolto a mio padre.
-Po mument ce stam ferm. Chiamm a' l'avvocat, Figlm adda sta a' cas-
Il suo uomo annuisce ed insieme lasciano il monastero. In macchina lui si guarda le mani, tremano, e questo non è un buon presentimento.


All'ipm dopo che Tonino ha finito il suo corso per pizzaioli, la direttrice ha deciso di organizzare un altro corso in gruppi, infatti è arrivato un nuovo insegnante, credo si chiami Michele.
Con Beppe ci siamo riuniti in un edificio diverso da quello che utilizzavamo con Tonino. All'ipm ci sono zone che non vengono mai usate se non in queste circostanze.
Sarà un corso di artigianato, lavoreremo con l'argilla per creare degli oggetti e quando usciremo fuori avremo un lavoro vero.
Pino fa una delle sue solite battute indispettendo Beppe, lui gli da uno scappellotto dietro la nuca dicendogli di fare la persona seria.
Ci dividono in coppie da due prima di darci un pezzo di argilla e spiegarci come iniziare.
-L'argilla va lavorata con le mani...- Dice Michele iniziando la spiegazione.
Gesticola con le mani passando tra i banchi indica i nostri panetti avvolti in un involucro di plastica. Micciarella ride insieme a Doberman quando lui pronuncia una parola un pò ambigua, ma viene subito ripreso Beppe. Sento Madda dire a lui di rilassarsi un pò, ultimamente è alquanto stressato.
-Raggiunta la giusta consistenza, poniamo il pane di argilla al centro del disco...- Continua la spiegazione, passa accanto a me guardandomi.
Cucciolo fa coppia con Milos in questo corso, suo fratello si è rifiutato di stare insieme a lui. Si sono scambiati sguardi confusi, credo che il piccolo li abbia visti insieme o scambiarsi effusioni, nascondendosi agli occhi di tutti.
Carmine mi passa accanto sfiorandomi la schiena lentamente, accenno un sorriso guardandolo con la coda dell'occhio. Prende il suo pezzo di argilla lo appoggia sulla piattaforma rotante, quando questa gira lui inizia a modellarlo con le mani.
È concentrato e dedito alle parole dell'insegnante. Non sono per niente brava con questa roba, non credo che mi servirà quando uscirò da quì, ma frequentare questi corsi mi aiuta a far passare prima le giornate. Guardo cosa fa Carmine e lo imito.
La prima lezione consiste nel creare un vaso dal collo lungo, dopodiché dovremo metterlo nel forno ad asciugare e in un secondo momento dipingerlo.
Beppe spera che un giorno cambieremo e saremo persone migliori, e poi penso a Pirucchio. Era cambiato veramente?
Magari avrebbe potuto avere una vita più semplice. A lui il corso di piazzaiolo era servito ma purtroppo non tutto va come noi speriamo.
La mia argilla è dura e non riesco per niente a lavorarla, invece quella di Carmine sembra perfetta e maneggevole.
Sbuffo lasciando perdere, ho le mani impiastricciate senza aver ottenuto nessun risultato. Lui mi vede in difficoltà e sorride, lo guardo imbronciata.
-E fa accussì...-
Bagna le mie mani per poi riportarle sull'ammasso deforme davanti a me. Si posiziona dietro di me allunga le braccia dopo aver preso le mie mani. Il suo torace combacia perfettamente alla mia schiena, è più alto di me e la sua bocca è praticamente tra i miei capelli.
Guida le mie mani sul pezzo di argilla, insieme iniziamo a modellarlo dandogli la forza desiderata. Con estrema lentezza e con la bocca contro il mio orecchio, riesco a dare forza all'ammasso di argilla. Carmine sussurra cosa devo fare ma la sua vicinanza non mi è molto di aiuto, il suo respiro mi inebria i sensi.
Socchiudo gli occhi ogni volta che la sua bocca sfiora il mio orecchio, spinge contro il mio corpo intreccia le sue mani alle mie, devo trattenermi molto per restare impassibile.
Tutto intorno a me diventa ovattato, le voci dei ragazzi, dell'insegnante svaniscono del tutto, resta solo la voce sensuale di Carmine.
Giro la testa verso di lui ritrovandomi il suo sguardo penetrante a pochi passi dal mio, mi sento rapita completamente. Passa le mani sopra i miei polsi e poi le braccia, deglutisco appena si lecca le labbra e poi sorride.
E poi il mio pensiero va a quel giorno nello sgabuzzino quando mi ha sbattuta sopra il tavolo imprigionandomi senza che io riuscissi a muovermi.
Potrei rifarlo anche ora, voltarmi e sbatterlo contro questo tavolo, vedere gli oggetti sopra di esso cadere uno per uno sul pavimento e poi imprigionarlo come lui fece con me.
Questa volta senza coltelli in mezzo, ma solo noi due e i nostri corpi uniti come se fossero una cosa sola.
Mi risveglio dai miei pensieri appena sento colpi di tosse accanto a me, è il nuovo insegnante che guarda entrambi aspettando che ci giustifichiamo.
Entrambi non diciamo niente, ci separiamo prima che Beppe o Madda vengano a dividerci. Carmine al mio fianco ha il respiro pesante, torna a concentrarsi sulla sua argilla.
-Vediamo di evitare distrazioni- Dice Michele guardandoci ancora per un pò.
Torno a concentrarmi sul mio vaso fino a dargli una discreta forma. Kubra sorride guardandoci entrambi, nonostante abbiamo dato quasi spettacolo non mi pento per niente. Quando Pino le butta le braccia al collo Beppe alza gli occhi al cielo portandolo via in modo che non disturbi più la lezione. Lei non volendo fare coppia con lui chiede a Madda di poter uscire. Mi piacerebbe che quei due parlassero e si chiarissero, credo che Beppe la renderebbe felice.
O almeno ci proverebbe.
Maddalena ritorna dopo qualche minuto con la ragazzina muta. Sono passate settimane  e ancora non ha detto una parola, mi chiedo quanto resisterà ancora.
Michele la accompagna al tavolo dove erano Pino e Kubra, chiede ai presenti se vogliono farle vedere come si utilizza un panetto di argilla, ma nessuno vuole farlo. Lui si gira verso di noi guarda Carmine e gli dice di aiutare la ragazza.
Stringo in una mano uno degli attrezzi per modellare l'argilla, mi piacerebbe ficcarlo dritto nella gola di quella ragazzina. Non sopporto vederla insieme a lui, nel modo in cui gli si avvicina parlandogli con i gesti.
-Non ti fare il sangue amaro...piuttosto rilascia la frustrazione nella realizzazione di questo vaso- Dice lui muovendosi alle mie spalle.
La sua presenza mi rende nervosa.
Non riesco a tranquillizzarmi, le parole sono ferme nella mia gola non intenzionate ad uscire.
-Ti faccio vedere come completarlo-
Senza che io dica nulla lui si ferma accanto a me, prende le mie mani come aveva fatto Carmine, ma il suo tocco è diverso, più delicato e le sue mani non sono per niente callose. Sembra che non abbia mai lavorato prima d'ora.
-Allunga questa parte verso l'alto e poi in basso...lentamente così...-
Noto un sorriso sul suo volto e decido di concentrarmi solo ed esclusivamente sul vaso, quando alzo gli occhi Carmine ci guarda, ho le labbra serrate e il cuore in palpitazione.
-Ecco fatto...come primo lavoro non è niente male- Dice lui guardandomi. Appoggia la mano dietro la mia schiena prima di allontanarsi da me per andare a valutare il lavoro degli altri ragazzi.
Appoggio le mani sporche di argilla sul bancone cercando di riprendere a respirare normalmente, fino a poco fa ho trattenuto il respiro. Evitando gli sguardi di Carmine vado a sciacquarmi le mani al lavandino alle mie spalle, giro la manopola sul caldo per sciogliere l'argilla diventata improvvisamente secca.
-Madda agg ij rind o' bagn- Le dico asciugandomi le mani sul grembiule dopo averlo tolto.
-T'accumpagn?-
-No, a' sacc a' strad-
-Vabbuò ce verimm rind o' curtil-
Annuisco ma prima di uscire la ragazzina muta mi da una spinta quando mi passa accanto, le rivolgo un occhiata gelida prima di spingerla a mia volta. Le cade il panetto di argilla sul pavimento, sorrido e faccio per uscire ma lei mi tira i capelli con violenza da dietro mi afferra le spalle cercando di allungare le mani per stringermi il collo e soffocarmi. Le pesto un piede e mentre lei si distrae le tiro un calcio allo stomaco, un pugno sul viso e quando rialzo la mano per tirarle uno schiaffo lei la ferma rigirandola, io lancio un urlo per la forza che ci impiega.
Il nuovo insegnante, Michele, mi stringe le spalle mentre Beppe e Madda fermano l'altra ragazza cercano entrambi di allontanarci. Sento le risate di Cucciolo e gli altri ridere rimanendo però fermi senza intervenire, sento le parole di Michele nelle orecchie, mi sussurra di calmarmi, che se non lo faccio verrò portata in isolamento.
Sento il profumo della sua colonia nelle narici, non mi piace questa troppa vicinanza, la detesto.
Cerco di calmarmi come ha detto solo per farlo allontanare da me, quando mi lascia andare le spalle non ci penso due volte ad uscire dalla stanza. Ho bisogno di prendere aria e di calmarmi del tutto. Porto una mano al petto cercando di regolare il respiro. Kubra che era a fumare insieme a Pino, quando mi vede si avvicina ed io mi lancio tra le sue braccia.
-Che è successo?- Dice lei preoccupata.
-Nun o' sacc...- Le dico con difficoltà.
Dopo poco vediamo Maddalena portare la ragazzina dalla lezione, lei si dimena e credo che la stia portando dalla direttrice. Da quando è quì non è la prima volta che aggredisce qualcuno, se non ci avessero divise gliene avrei date ancora.
Ma quello che mi ha sconcertato di più è stato l'insegnante, il suo sguardo su di me durante la lezione, non mi sono sentita tranquilla.
Anche adesso mentre sono tra le braccia di Kubra, lui ci guarda appoggiato al muro dell'ingresso mentre Beppe è accanto a lui. Poco più in la anche Carmine dietro di loro lo osserva.
Toglie il grembiule avvicinandosi a noi con passo lento. Pino allunga una sigaretta ma lui rifiuta.
-Che succies la dind?- Dice Pino all'amico.
-Chella nov cià mis e man nguoll-
-Perchè?- Chiede Kubra.
Lui alza le spalle scuotendo la testa. -Nun o' sacc...-
Carmine mi accarezza i capelli fermando la mano dietro la mia nuca, Kubra sorride a questo gesto, scioglie l'abbraccio e si affianca a Pino. Con un bacio contro la mia fronte Carmine mi chiede se sto bene.
Io annuisco, scherzando gli rispondo che sono capace di difendermi da sola.
Lui lo sa.
Circonda le mie spalle attirandomi contro il suo torace. Affondo il naso nella sua maglietta inspirando a pieni polmoni il suo profumo. È diverso da quello di Michele, è più forte più deciso.
Carmine invece è più dolce e delicato, mi entra dentro imprigionandomi in un modo che non riesco a spiegare a parole.
Appoggia il mento sopra la mia testa prendendomi in giro per la mia bassezza. Io sbuffo arricciando le labbra insù.
Carmine mi alza il mento impossessandosi quasi subito della mia bocca prima di sentire la voce di Beppe alle nostre spalle. Alzo gli occhi separandomi di malavoglia da lui.
-Che sono queste effusioni in pubblico?-
Io e Carmine guardiamo entrambi in direzioni opposte trattenendoci per non ridere, ma il tono di Beppe non è severo, credo che anche lui cerca di trattenersi. Da una parte lo capisco, sta solo facendo il suo lavoro.
-E ja Beppe e' magnatel ne emozion- Pino mette un braccio intorno al collo di Carmine.
Kubra mi prende il braccio e entrambe ci allontaniamo da loro ridendo di Beppe che in un modo o nell'altro viene sempre maltrattato da Pino.
-T'amm truvà na femmn Beppe, stai tropp frustrat-
Carmine ride alle sue parole.
-Pino ma che dici?-
-Pcchè nun è over?-
-Ma finiscila di fare lo scemo-
Pino lascia dietro di se Carmine per affiancarsi a Beppe.
-A quand'è ca nun faj nient?-
-Ma saranno fatti miei?-
Beppe toglie il braccio di Pino dalla sua spalla, borbotta parole senza senso mentre conduce entrambi nelle loro celle.
Un agente del femminile dice a me e Kubra che dobbiamo rientrare, non mi va proprio di stare al chiuso, ma quando alzo la testa verso il cielo vedo solo nuvoloni grigi e goccioline che colpiscono la mia fronte. L'aria sta rinfrescando stanotte dormiremo bene, ultimamente il caldo era fin troppo asfissiante.
Alla sera dopo aver indossato il pigiama e tornate dal bagno, Kubra mi prende da parte facendomi una strana domanda sulla lezione di oggi.
-C' vuò ricer?- Le dico confusa.
-Non voglio sparare accuse ma...non ti è sembrato un pò strano il nuovo insegnante?-
-Definisci strano...-
-Non lo so Rosa...mi sentivo nervosa in sua presenza-
-Nun è ca te piace?- Le dico ridendo.
-Ma fammi il favore, me ne basta uno geloso...e poi quello non guardava mica me-
-È chi?-
-Secondo me hai fatto colpo su di lui- Lei ride prendendomi in giro.
-Però pensandoci non è mica male, secondo me è pure giovane- Continua lei elencando gli aspetti fisici del nuovo arrivato.
Michele è alto e magro, è giovane, biondo con gli occhi chiari.
Il classico Chiattillo della Napoli per bene oserei dire. Un pallone gonfiato che si crede migliore di tutti.
È arrivato oggi, non saprei definirlo se non che la sua colonia fa schifo. Mi ha dato la nausea quando l'ho sentita.
Do le spalle a Kubra avvicinandomi alle sbarre per guardare fuori. Il cattivo tempo accompagnato dal temporale ha coperto la vista del mare, le onde si infrangono violente contro gli scogli arrivando quasi a toccare le mura del carcere data la violenza sprigionata da esse.
-Ti ha guardata per tutta la lezione...- Dice Kubra affiancandosi a me, incrocia le braccia al petto.
-T' stai impressionan...-
-Rosa me lo diresti se ci fosse qualcosa che non va?-
Annuisco quasi subito, ma non capisco le sue domande, nemmeno lo conosco quel tipo e a dirla tutta nemmeno mi interessa. Nella mia testa e nel mio cuore c'è posto solo per una persona. Ogni volta che usciamo in cortile o ci riuniamo in sala comune, devo contenere l'entusiasmo per non saltargli tra le braccia.
Appoggio il piede sul materasso di Kubra per darmi la spinta e salire su quello di sopra, mi distendo sul materasso coprendomi poi con il lenzuolo, tra un pò le luci si spegneranno e le agenti del femminile faranno il loro solito giro per controllare se tutte siamo nei nostri letti. 


Le lezioni di artigianato si svolgono tre giorni a settimana mentre i restanti giorni ci sono altre attività in programma tra cui la musica, la barca ed altre per tenerci impegnati e secondo Beppe imparare un mestiere per il dopo.
Davvero pensano che quando usciremo dal carcere diventeremo persone migliori, forse alcuni di noi lo faranno, ma per altri le speranze sono davvero poche.
La malavita è troppo imponente per lasciare una via d'uscita. L'unico modo per allontanarcisi definitivamente è lo stesso che ha trovato mio fratello.
Sono in sala comune nella zona appartata oltre la tenda, ho una sigaretta tra le mani e Carmine è quì con me.
Mi indispettisco quando la prende ispirando il fumo, mi giro su un lato guardandolo male, lui mi circonda un fianco con la mano. Sussulto quando la sento così fredda contro la mia pelle che è calda, indosso un crop top nero e un leggings a vita bassa colorato.
La tenda si sposta appare da dietro di essa sia il comandante che Maddalena, il primo mi guarda avvicinandosi.
-Pccrè e' venì a colloquio-
-Chi è?- Rispondo deglutendo.
-Ce sta patet-
Mi manca il fiato quando sento il nome anche Carmine accanto a me diventa tutt'ad un tratto serio. Mi stringe la mano intrecciando le nostre dita. Il comandante vede il gesto e ci tranquillizza, ma nessuno dei due lo è davvero.
-Nun t' preoccupà chesta vot nun succer nient-
-Aggià ij p' forz?-
Il comandante annuisce ma non perchè io mi senta costretta a parlare con mio padre, ma per tenerlo buono e non far ricapitare un altra situazione come la precedente. In questo carcere tutti i ragazzi lo stimano e si inginocchiano ai suoi piedi sperando che lui li prenda sotto la sua ala, ma sono solo dei poveri sciocchi.
-Vabbuò...c' vac...-
Ma Carmine non mi lascia la mano.
Non vuole che vada a parlare con mio padre anche se il comandante ha cercato di rassicurarlo.
-Ja nu perdimm tiemp- Dice lui spazientito.
-Vieni con me- Maddalena appoggia le sue mani sopra le mie spalle, Carmine mi guarda e alla fine scioglie l'intreccio delle nostre mani.
-Stai tranquill- Gli dice il comandante prima di uscire insieme a noi dalla sala.
Appena arriviamo in sala colloqui vedo mio padre seduto ad uno dei tavoli e subito la mia mente mi riporta a quel giorno quando lui mi ha aggredita. Ma questa volta non c'è solo Madda presente, ma anche due guardie per impedire qualsiasi gesto di mio padre.
Mi siedo ed incrocio le braccia al petto.
-Comm' staj?-
-Fin a poc fa stev buon-
-Che cagnat?-
-Papà c' vuò?- Gli dico interrompendolo.
-Nun si felic e' m' vrè?-
Scuoto la testa non rispondendo ma dal suo sguardo tagliente capisce che la sua visita non mi fa piacere.
-L'avvocat sta priparan e cart p' te fa ascì, e esser cuntent ca può turnà a cas-
-Si vulev turnà l'ess già fatt-
-Vuò sta chius ca dind?- Dice lui sbattendo una mano sul tavolo. Uno degli agenti cammina intorno a noi.
-Ij nun t' vogl proprj vrè, e a cas nun ce torn-
-Primm o poi scopr aro vaj cu chill omm e merd-
Lo guardo abbastanza divertita.
-Agg parlat cu Di Salvo, o' sapiv ca staj sott a protezion lor?-
-Ij nun sto cu nisciun, ne che Ricci ne che i Di Salvo. E primm o capisc primm t' miett l'anima in pace-
-E ra proposta mij? A' rispost qual'è?-
-Ij nun m' fid e te. Nun ce crer ca a' Carmine nun o' tuocc-
-Na parol è na parol-
-Ma no p' te- Gli dico alzandomi dalla sedia.
-Aro vaj? Nun amm fernut-
-Ij invec si- Gli do le spalle.
-Rosa nu fa a' scem, vuò o nun vuò, t' facc ascì-
-E pruovc, po verimm chi venc-
-E sparat a nu guaglion e le ferit, null e' accis. A' pen p' chest è minima, può avè e' domiciliar. E ij chest vogl-
Giro la testa verso di lui per niente preoccupata dalle sue parole, è così' sicuro di poter raggirare tutte le regole semplicemente minacciando o lasciando ingenti somme di denaro, pensando di poter comprare chiunque. Ma io non sono come quelli a cui ha sempre dato le mazzette, io non mi lascio comprare.
-Se sei convinto tu- Dico guardandolo in faccia, mi beffo di lui e poi gli volto le spalle uscendo dalla sala insieme a Maddalena.
Quando arriverà l'ordine di scarcerazione saprò cosa fare, mio padre non può controllare la mia vita, non gli permetterò di farlo.
L'ho promesso a mio fratello.
Ma prima di tutti, ho giurato a me stessa di non lasciare più che mio padre influenzi le mie scelte. Questa vita è mia, mi appartiene ed io voglio viverla al meglio. 

Soli ma insieme - [Piecurosa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora