Capitolo 30

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Carmela




Le avevo detto che stavo bene, ma credo che sia ferma dietro la porta ad ascoltare i miei singhiozzi. Vede Edoardo uscire dalla sua stanza, lo chiama dicendo di fare silenzio, non voleva che lui mi svegliasse, ma io non stavo realmente dormendo.
-Amò crè?-
Lei scuote la testa. -Rosa nun sta bon Eduà. Fors nun ira ij a casa soj-
Lui guarda la porta della mia camera, resta in silenzio solo per udire i miei deboli lamenti.
-Ma c' staj ricenn? Pur tu ir daccord-
-Si, ma nun pensav ca truvav accussì. Le vist pur tu, chell nun è a' Rosa ca cunuscimm nuj-
-Carmè chesta cos sadda fà. Rosa o' sapev ra quand ij stev rind o' spital-
-Sta distrutt Eduà...si a purtamm cu nuj accussì comm sta mò...nun dur assaj-
-E chessa fà?-
-O' saj...si nun o' faj tu, o' facc ij-
Edo porta entrambe le mani alle testa, è frustrato, pensava che le cose sarebbero state più semplici.
-Rind a sta guerr amma sta uniti, si un e nuj cede, c'affussamm tutt' quant-
-Sta accussì mal?-
Carmela annuisce. -Agg parlat cu ess, quasi nun a riconoscev-
-Vabbuò ne riparlam riman-
Entrambi si allontanano dal corridoio, ma io ho sentito ogni cosa.
Credono che sono un peso, ma non conoscono il male che mi porto dentro, vorrei che la mia testa si svuotasse di ogni cosa, ma non posso. Resto chiusa in camera tutto il giorno e la notte, prima o poi i miei occhi si chiuderanno dalla stanchezza, ed io forse ricomincerò a sentirmi meglio.


Il mattino dopo mi guardo allo specchio e non mi riconosco, le occhiaie padroneggiano sul mio viso, ho imbevuto il cuscino con le lacrime, i miei occhi sono asciutti.
Non posso fare a meno di pensare a Carmine e a cosa stia facendo in questo momento, se è già sveglio, se ha visto il biglietto sul tavolo, se Futura si sia resa conto che non sono più a casa.
Porto una mano alla collana a forma di cuore, adesso è completa, l'altra metà apparteneva a Ciro. Penso a lui ogni volta che la avvolgo tra le mani, chiudo gli occhi e mi sembra che lui sia accanto a me.
Anche in questo momento mi basta stringerla e concentrarmi su di lui, immaginare che è seduto accanto a me.
C' agg fà Cirù?
Un bussare alla porta mi desta dai miei pensieri.
Carmela mi dice che ha preparato da mangiare, che mi farebbe bene mettere qualcosa sotto i denti prima di andare.
La seguo in silenzio.
Non ho voglia di mangiare, il mio stomaco non si fa sentire da quando sono andata via da casa.
In cucina ci sono sia Edo che il cugino di Carmela, mi guardano quando appaio da dietro le spalle di lei.
Edo mi chiede come va, se sto bene.
Mi siedo accanto a lui annuendo, biascico un non ho dormito molto Carmela appoggia un piatto davanti a me.
Non ho mai amato le colazioni salate ma questa mi ricorda troppo quando Carmine si metteva ai fornelli, ed io lo guardavo cucinare mentre imboccavo la bambina.
È incredibile come ogni piccola cosa, mi ricorda di lui.
-Rò e mangià coccos, nu può sta accussì-
Per accontentare Carmela immergo la forchetta in un pezzo di frittata, lo porto alla bocca masticando piano, lei mi guarda aspettando che continui a mangiare ma proprio non ce la faccio ad ingoiare un altro boccone.
Lei guarda suo marito, Edo dice qualcosa ma non lo ascolto veramente, noto solo che si alza ed esce di casa dicendo che tornerà tra un pò.
Passo la mattina insieme a Carmela, dobbiamo prepararci per il rientro a Napoli appena Edoardo tornerà a casa.
-Ciruzz aro sta?- Le chiedo guardandola chiudere un borsone.
-A casa cu mammà...sta criscen-
-Pur Futura- Le dico sorridendo leggermente. -Se sta mbaran pur a parlà...-
-E che dic?-
-O' saj ca m' chiamm mamma?-
-T' manc?-
-Si...nun può manc immaginà quant...-
-Rò si vuò turnà co o' Piecuro, può ghì...nun è per forz venì cu nuj-
La guardo male quando pronuncia il suo nome.
Non sopporto che Carmine venga ancora etichettato in questo modo.
-Nun pozz turnà chiù aret...-
-M' dispiac si Eduard è venut addu tè...-
-Nun fà nient Carmè, facimm chesta cos e pò simm liberi tutt'quant-
-Saccong tutt' cos Rò-
Ad un certo punto sentiamo la porta d'ingresso aprirsi, forse Edo è tornato, sarà meglio sbrigarsi la strada è lunga per tornare a Napoli. Con Carmela andiamo in salotto sia suo cugino che Edo sono in piedi accanto alla porta, dei borsoni scuri sono posti sul divano, credo contengano delle armi.
Ne stavano parlando ieri, dobbiamo incontrarci con altri ragazzi appena saremo a Forcella. Il cugino di Carmela ha contatti che possono aiutarci.
-Ce ne jamm?- Dico a Edo pronta per andare.
-Pccrè nu mument, stamm aspettan à na person-
-Chi foss?-
E poi appena appare alla porta devo appoggiarmi al tavolo alle mie spalle per sorreggermi. Cala un silenzio imbarazzante nella stanza, il mio primo sguardo va a Edoardo che ridacchia prendendo una sigaretta dalle mani del cugino di Carmela.
Poi mi guarda avvicinandosi a me.
Mi da un bacio sulla fronte accarezzandomi i capelli.
-O' sacc ca nun o' vuliv cà, però tu staj mal sol iss te pò aiutà-
Sbatto più volte gli occhi per cercare di capire le parole di Edoardo.
Faccio per rispondergli ma una mano afferra la mia trascinandomi fuori dalla questa casa, lui si ferma sul ciglio del marciapiede ed io sbatto la testa contro la sua schiena.
Non mi da nemmeno il tempo di dire o fare niente, si volta afferrandomi le spalle come quella sera.
Arrabbiato è dire poco, questa volta è proprio furioso.
-T' ne si ghiut senza ricr nient...me lassat sul comm'è nu can. M'agg scetat e tu nun ce stiv- Poi dalla tasca dei pantaloni estrae un pezzo di carta, è il biglietto che gli avevo scritto prima di lasciarlo.
-Quatt rig me scritt, p' me ricr ca te ne andavi. Nun se fa accussì Rò-
Ho così tante cose da dirgli, ma non trovo le parole.
Credevo che appena lo avrei rivisto sarebbe stato tutto più facile, invece è tutto più difficile.
Per questo sono andata via mentre lui dormiva.
Non sarei stata capace di farlo in un altro modo.
Forse avremmo discusso, forse gli avrei detto cose orribili per costringerlo ad interrompere la nostra storia e poter partire senza avere sensi di colpa.
-Ce ne jamm- Dice lui stringendo la mia mano.
Il suo sguardo è irremovibile, non accetterà un no come risposta, non è venuto quì seguirmi, ma per riportarmi a casa.
Ed io cosa voglio fare?
I miei piedi si muovono da soli nella sua direzione, lo seguono come se non fossi io a comandarli, ma come se fosse lui a manovrarli al posto mio.
E poi la voce di Edoardo ci ferma entrambi.
Carmine mi cinge un fianco passa la mano dietro la mia schiena, non intenzionato a muoverla da lì. Do le spalle a Edo guardando la camicia di Carmine.
-Piecuro nun t'agg fatt venì ca p' ta purtà-
-Rosa cu te nun cè ven. Te scurdat chell ca fatt o' pat? Vuò ca rischia ancor a' vit?-
-Chell ca fatt Don Salvatore nun ciò scurdamm maj, nè ij nè Rosa. Ess o' sap, chest è l'unica soluzion p' esser liberi-
-Stevm buon primm ca veniv tu-
-È ca t' sbag, Rosa stev mal ra primm ca venev ij...-
Sento lo sguardo di Carmine addosso, ma resto con la testa china mordendomi ripetutamente il labbro inferiore.
Stare così vicina a lui non mi aiuta per niente.
Succede tutto in un attimo, nemmeno me ne rendo conto fino a che Carmine mi spinge di lato schivando un pugno di Edoardo.
Iniziano a scontrarsi né Carmela né suo cugino li fermano, si guardano ma restano fermi sull'uscio di casa.
Urlo ad entrambi ma loro non mi ascoltano, approfitto di un attimo di distrazione, mi infilo tra tutti e due allungando le braccia per fermarli.
Loro lo fanno guardandosi con astio, mi dicono di levarmi dai piedi, ma io non li ascolto.
Mi volto furiosa verso Edoardo fronteggiandolo, gli avevo detto che Carmine doveva lasciarlo in pace. Gonfio il petto dando le spalle a Carmine.
-Eduà bast...-
-Accumminciat iss Rò...-
-Nun me ne fott chi a' accumminciat. L' at fernì mo-
Edoardo guarda oltre le mie spalle prendendosi gioco di Carmine, dice che non è abbastanza uomo, si lascia difendere da una donna. Fermo Carmine giusto in tempo prima che lui colpisca di nuovo Edoardo.
-Carmine...guardm...- Appoggio una mano al centro del suo torace e l'altra gli accarezzo la guancia.
Lui è teso e pronto a scattare, ma quando gli chiedo di guardarmi lui lo fa, sospira chiude gli occhi per qualche secondo e appena li riapre torna il ragazzo dolce di cui ho perso la testa.
-Eduà ferniscl e' fà o' strunz- Lo richiama Carmela raggiungendolo.
-M' stev sul divertenn amò-
-E' ma mò vir ra fernì. Tenimm cos chiù important a' fà-
-Rò t' aspett rind-
Seguito da Carmela, Edoardo torna in casa lasciando me e Carmine da soli in strada. Lui prende la mia mano che accarezzava la sua guancia, la abbassa per stringere anche l'altra.
Tutta la rabbia che che aveva poco fa è sparita del tutto, è tornato il solito Carmine tranquillo e pacifista.
-Rò è over chell ca ritt Eduard?-
-Quand...?- Inarco le sopracciglia pensando alle sue parole. Prima non stavo veramente ascoltando, pensavo solo a difendere Carmine, a farli ragionare entrambi e smettere di prendersi a pugni.
-Stiv mal già ra primm ca venev iss?-
Guardo le nostre mani intrecciate per non dover guardare lui, non so se riuscirei a sopportare i suoi occhi scrutarmi dentro, cercando di trovare il motivo per cui negli ultimi giorni sto tanto male.
-Eduard nun sap chell c' dic...-
Lui stringe di più le mie mani, mi dice di guardarlo e quando non lo faccio ci pensa lui, alza il mio mento con le dita.
-Pensav co vuliv pur tu...fors agg sbagliat ij-
E quando capisco che sta parlando della sera in cui mi ha chiesto di avere un figlio insieme a lui, subito gli dico che non è per quello, non in parte almeno. Con tutto il cuore vorrei avere un figlio con lui, anche adesso lo farei se mi fosse possibile.
-È allor crè?-
Guardo altrove mordendomi l'interno della guancia, lui circonda i miei fianchi, appoggia la fronte contro la mia guancia lasciandoci poi un bacio umido. Quanto mi è mancata la sua bocca, sentirla premere sopra la mia, mischiare i nostri sapori rincorrendoci per poi unirle in qualcosa di più profondo.
Ancora non mi capacito di come io sia diventata così dipendente da lui.
Carmine è la mia droga preferita, la sola di cui non riuscirei a fare a meno, dalla quale non voglio disintossicarmi mai.
Mi faccio coraggio e decido di non avere più segreti con lui, non servirebbe a niente se non a soffrire di più e ad allontanarci.
Gli dico che desidero avere dei figli nostri nonostante considero Futura come se fosse mia, ma che quando sono stata in ospedale il dottore che mi ha visitata, mi ha detto che non posso averne. Non volevo dirglielo per non farlo dispiacere, ma a che serve illuderlo di volere qualcosa che non posso dargli.
Lui semplicemente mi attira tra le sue braccia stringendomi forte, sposta i miei capelli da un lato posando la bocca nell'incavo tra la spalla e il collo.
Getto le braccia intorno al suo collo imprimendo il profumo della sua pelle nelle mie narici. Sussurra al mio orecchio dolci parole che mi fanno sciogliere le gambe, poi dice che non mi lascerà da sola in questa storia.
-C' vuò ricr?-
-Amm accumminciat chesta cos insiem, e insiem l'ammà fernì. Ij veng cu te, e pò ce jamm insiem-
-Carmine ij...nun vogl ca tu rischi...-
-Ij nun o' pozz fà e tu si?- Dice lui sorridendo sarcastico.
Chi baderà alla bambina mentre lui sarà via?
Chi le starà accanto?
Carmine dice non preoccuparmi, Futura è al sicuro, non rischia la sua vita. Appena finiremo con mio padre, torneremo da lei e continueremo a crescerla insieme. 

Soli ma insieme - [Piecurosa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora