Capitolo 36

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La gente ai funerali ha un'aria strana, come se fosse spaesata.
Tutti dicono sempre le stesse banalità, parlano di quanto una persona in vita era dolce e meravigliosa, di come fosse coraggiosa e sempre disposta ad aiutare il prossimo.
La maggior parte piange dietro un grande velo, altri invece pregano che l'anima del defunto vada in un posto migliore, peccato che per andare in paradiso, si debba salire su un carro funebre.
I funerali mi hanno sempre imbarazzata, mi sono sempre sentita a disagio in mezzo a tutta la gente che solo in un momento così triste ti sta vicino. Dopo si allontanano tutti e quel calore che si sente in quel momento svanisce come un lontano ricordo.
Poi quando è toccato a me, ritrovarmi a piangere sulle bare dei miei fratelli, mi sono immedesimata nel dolore delle persone quando perdono i propri cari.
Non ricordo cosa provai quando mia madre morì, ero piccola e il concetto di morte non riuscivo a comprenderlo, come adesso.
Oggi è un giorno particolarmente triste, si celebra il funerale del comandante, sua moglie piange disperata sopra la sua bara, mentre suo figlio è poco dietro di lei con le lacrime agli occhi e una donna lo abbraccia da dietro come per consolarlo, mentre il prete esegue l'elogio funebre.
Tra i presenti ci sono Beppe e Lino, poco distante vedo anche Gennaro e qualche altro agente oltre a persone che non riconosco.
Io, Carmine e Edoardo siamo distanti da loro, non possiamo avvicinarci altrimenti ci arresterebbero. Edoardo è un fuggitivo, io e Carmine...non so più che cosa siamo, il comandante teneva nascosto il nostro rientro a Napoli, ma adesso che non c'è più non sappiamo cosa fare.
Mio padre è riuscito a fuggire per mano di due suoi uomini che lo hanno protetto, ma non riuscirà a n ascondersi per molto. Carmine è cambiato da quando il comandante è morto tra le sue braccia, lo sento che è diverso.
Sono passati tre giorni dall'attentato al porto, giorni in cui lui non mi parla più, si è chiuso nel dolore della sua perdita non permettendomi di avvicinarmi.
Quando vediamo che gli uomini dell'impresa funebre stanno per calare la bara all'interno della fossa Carmine sussulta, abbasso la testa per guardare la sua mano lì ferma al suo fianco, allungo la mia per stringere la sua e lui sembra rilassarsi, ma pochi minuti dopo la tira via infilandola nella tasca dei pantaloni.
Lo guardo ma lui non accenna a ricambiare.
Sto soffrendo, a lui non sembra importare anzi, credo che mi reputi responsabile per la morte del comandante.
Non lo dice ma credo che sia così, mi evita dal quel giorno, non so più che cosa fare.
La presenza di Edoardo a Riva Fiorita non aiuta, peggiora il rapporto tra me e Carmine. Si sta allontanando da me poco alla volta, l'unica cosa a cui pensa è vendicarsi.
Nonostante sul punto di morte il comandante lo ha pregato di non vendicarsi per la sua tragica fine, Carmine non lo ascolta, ha un pensiero fisso ed è la vendetta.
A tratti mi ricorda Edoardo quando era ricoverato in ospedale e di quanto fremesse per uscire e andare in cerca di mio padre.
Ho paura per Carmine e per quello che potrebbe fare. Quando si è accecati dalla vendetta non si ragiona, si fanno cose che poi dopo ci si pente, io per prima l'ho provato sulla mia pelle.
Ricordo quanto ero assetata di sangue i primi giorni appena entrai nell'ipm, volevo solo una cosa, non mi importava di altro.
E poi Carmine mi ha fatto capire che vendicarsi non rimette a posto le cose, chi abbiamo amato in vita non ritorna se togliamo la vita a qualcun altro, anche se questo lo ha fatto con chi abbiamo perso.
Lui mi ha aiutato a sopprimere la rabbia che avevo dentro di me, lo ha fatto senza che io gli chiedessi niente. Non so se è per salvarsi la pelle o perchè in passato anche lui ha ospitato dentro di sé la sete di vendetta, e grazie a chi gli è stato vicino è riuscito a capire che la vendetta non è mai la prima opzione.
Vorrei poterlo aiutare, fargli passare questo brutto momento, ma lui ha alzato un muro tra di noi, troppo ripido da scalare e troppo spesso da scalfire.
Mi manca averlo vicino, di notte preferisce il divano al nostro letto, non posso obbligarlo a dormire con me. Perdere il comandante è un pò come se avesse perso suo padre, uno che gli è stato vicino in ogni momento della sua vita da quando è entrato nell'ipm. Il comandante lo ha sempre protetto, credo non lo considerasse come un detenuto ma come un semplice ragazzo con la voglia di riscattarsi pur avendo compiuto un gesto sbagliato.
Edoardo è con noi da tre giorni, non poteva tornare a Forcella, abbiamo saputo che Alex è grave e che molti suoi amici hanno perso la vita sia al porto che durante il trasporto in ospedale, solo un paio sono riuscita a salvarsi.
Quante vite innocenti sono state prese in questa guerra non ancora giunta al termine, finirà solo quando colui che l'ha iniziata cesserà di esistere.
Solo eliminando il problema alla radice che si potrà ottenere la pace, così che nessuna vita verrà sacrificata per ideali sbagliati.
Quando facciamo ritorno a casa troviamo Carmela ad attenderci, alla fine abbiamo dovuto dirle dove ci trovavamo e così il posto segreto mio e di Carmine, non è più così segreto.
In casa Carmine si toglie la giacca e va dritto in camera da letto sbattendo la porta, Edo mi guarda e Carmela mi abbraccia, dopo mi tira in bagno dietro di lei.
Non capisco cosa vuole fino a che dalla sua borsa prende una scatola contenente un test di gravidanza, me lo porge dicendo di usarlo.
-Carmè nun teng cap pe chest...- Le dico non aprendo nemmeno la scatola, lo fa lei per me.
-Rosa è na cos important...nun vuò sapè?- Insiste lei guardandomi.
-Te riend cont ca simm stat o' funeral ro comandant? Te par che me importa coccos mo?-
Porto le mani alla testa e mi siedo sul bordo della vasca, mi spoglio levando la felpa resto in canottiera, ho caldo e la testa mi gira.
-Si, t'essa impurtà, pcchè è na cosa bella. E nun staj facenn tutt' chest p' nient. Pcciò muovt e fa chell che a' fà ca ngopp-
Carmela non accetta un no come risposta, allunga il test di gravidanza aspettando che io ci faccia pipì sopra per vedere se le compresse che sto prendendo da ormai un bel pò, facciano il loro dovere. Lo guardo tra le mani e mi chiedo perchè lo sto facendo, Carmine non mi parla, non mi guarda, non lo so se gli importa ancora qualcosa di me.
E se dovessi realmente rimane incinta, come potrò crescerlo da sola se Carmine non vuole più starmi accanto. Chiudo gli occhi non ascoltando Carmela, a questo punto preferisco non sapere. Carmela però mi da un pizzicotto sul braccio dicendo di fare in fretta.
-Proprj mo te vuo arrender?-
La guardo e mi mordo il labbro, giuro non so più che cosa fare.
Lei non demorde e non mi resta altro da fare che accontentarla, mi siedo sul water e dopo qualche minuto le passo il test, ma esco dal bagno subito dopo non mi va di aspettare ancora, voglio provare a sistemare il mio rapporto con Carmine.
In sala ci sono lui e Edoardo che discutono arrivando anche a litigare. Carmine accusa Edoardo di averci trascinati in questa assurda guerra contro mio padre, e alla fine che cosa abbiamo ottenuto, che mio padre è scappato e che un uomo buono ci ha rimesso la vita.
Arrivano quasi alle mani ma io mi intrometto tra di loro, Carmine mi spinge via ed io sbatto il ginocchio contro il tavolino accanto al divano.
-Statt luntan Ro...- Il tono di Carmine mi fa paura, è così aggressivo, non riconosco per niente i suoi occhi gentili e amorevoli. Il Carmine che conoscevo è cambiato.
-Nun a' tuccà Piecuro- Risponde Edo difendendomi.
-Si no c' me faj?- Dice lui sorridendo.
-T' spacc a facc- Edoardo si avvicina a Carmine, alza una mano quando vede che mi faccio avanti.
-Tu nun t' meriti a Rosa. Se mis contr a' famiglia soj p' tè...-
Dopo le parole di Edo vedo Carmine guardarmi con astio, non lo sopporto quel suo sguardo su di me.
-Na famiglj c' accir pe cumannà...o' pat accis o' comandant c'er nu pat pe me- Dice carmine stringendo le mani in due pugni.
-Nun è colp e' Rosa chell che succies...e guerr so accussì. Issa sapè buon, manc a' famiglia toj s'è risparmiat e' fa muort-
Carmine non risponde ci da le spalle e va verso la porta d'ingresso, corro dietro di lui cercando di fermarlo, ma quando appoggio la mano sopra la sua spalla lui si gira spingendomi.
La forza che usa mi fa indietreggiare e cadere indietro, gemo per aver sbattuto le spalle sul legno usurato del pavimento, lo guardo con le lacrime agli occhi implorandolo di non andare via.
Ma Carmine non mi ascolta ed esce di casa dopo aver preso la giacca, noto però qualcosa dietro la sua schiena e capisco essere una pistola. Edoardo mi aiuta a rialzarmi, massaggio la spalla, poi Carmela ci raggiunge chiedendo cosa sta succedendo.
-Carmine a pigliat a pistol...s' farà accire'r...- Dico singhiozzando, Carmela muove la mano dietro la mia schiena cercando di rassicurarmi.
Io non sono per niente tranquilla, quello stupido si farà ammazzare, non può fronteggiare mio padre nello stato in cui si trova.
Non voglio piangere sopra la sua bara, non voglio ripetere quest' esperienza anche con lui, non ce la faccio.
-Pienz che iuto a cercà a' patet?- Dice Edoardo prendendo un borsone nero, ed effettivamente al suo interno manca una pistola e dei proiettili.
-Si, Eduà...Carmine s' vo vendicà. L'amma truvà primm ca patm o' accir...-
-Rosa staj tropp agitat...-
-Nun è o' mument Carmè...p' nient. Mo sto pensann sol a Carmine, te preg, no...- Le dico riferendomi al test che ho fatto, non voglio sapere cosa ne è venuto fuori. Sto troppo male per Carmine, per la scomparsa del comandante, ho paura di non vederlo più.
E poi mi ricordo che ho un posto dove andare per iniziare a cercarlo, c'è una persona che può aiutarmi a trovare Carmine.
Donna Wanda.
Chi meglio di una madre può sapere dove trovare il proprio figlio.
Ma non voglio che Edoardo mi segua, in fondo anche se mio padre ha cercato di ucciderlo, l'ordine è partito da Donna Wanda.
-Ro addo staj jenn?- Dice Edo guardandomi infilare la giacca.
-Agg fà na cos Eduà, tu e' sta cà cu Carmel-
-Pcchè?- Insiste lui.
-Po t' spieg, ma stamm assentì p na vot, te preg...-
-Vai addu ess?- Dice carmela nervosa. -Over Ro? Chella cess vulev accirer a maritm-
-Però chella cess, comm a chiamm tu...- Dico rivolta a Carmela.
-È l'unica ca sap aro sta Carmine. M' dispiac ma nun pozz fa diversament-
-Lass a ij Carmè, Rosa sap chell ca fà- Edo capisce di non avere altra scelta che lasciarmi andare.
-Ce verimm aropp...-

Edoardo e Carmela annuiscono, non sono d'accordo con la mia scelta ma non posso fare altro che andare dai Di salvo e parlare con Donna Wanda, non posso affrontare tutto questo da sola.
Edoardo mi ha dato le chiavi della macchina, a piedi ci avrei messo troppo invece così arriverò in poco tempo.
Dallo specchietto retrovisore guardo il mio viso pallido, sono molto stressata nell'ultimo periodo, giorno dopo giorno sento le forze abbandonarmi anche adesso per esempio, sento gli occhi stanchi vorrei poterli chiudere e riposare ma non posso permettermi di farlo.
Mi costringo a rimanere sveglia e attenta alla strada, all'improvviso un motorino si affianca alla mia macchina, battono qualcosa contro il finestrino. Appena rallento lo abbasso e gli uomini sopra lo scooter mi fanno segno di seguirli, non ci voleva questa rottura di scatole, ho fretta e loro mi rallentano.
Spingo il piede sull'acceleratore e li supero, loro suonano il clacson indispettiti qualche minuto dopo mi raggiungono e vedo una pistola puntata contro di me. Non gli do peso e come vidi fare in un film mi affianco a loro fino a stringerli tra la macchina e un muro, dopo freno e loro sbandano schiantandosi contro la carretta di un fruttivendolo ambulante.
Sorrido riprendendo a guidare verso il quartiere dei Di salvo. Gli uomini di Donna Wanda si allarmano quando vedono una macchina scura correre veloce senza fermarsi, mi rincorrono ma io sono costretta a fermarmi quando un'altra auto blocca il passaggio fermandosi obliqua davanti a me.
Dalla macchina di fronte ne esce un uomo armato, urla verso di me dicendo di uscire e farmi vedere. Dimenticavo che la macchina di Edo è completamente scura, vetri compresi.
Dal cruscotto prendo una pisola infilandola dietro i pantaloni coperta dalla giacca, conosco quel tipo è uno dei bracci destri di Donna Wanda. Non ho paura di lui, spengo il motore ed esco dalla macchina, lui è pronto a sparare quando una voce femminile lo ferma. Senza paura lo raggiungo nel momento in cui la porta dell'auto si apre e ne esce Donna Wanda, ha sul viso un espressione dura e rabbiosa.
Internamente mi viene da sorridere pensando che è proprio così che l'ho vista l'ultima volta, lei viene verso di me dicendo ai suoi uomini che va tutto bene.
-Che c'è faj ca?- Dice lei guardandomi.
-Carmine è in pericolo...- Le dico trattenendo le lacrime, non posso permettermi di lasciarmi andare davanti a lei, nonostante la mia fottuta paura di non sapere dove si trova suo figlio.
-Ma c' staj ricenn?- Lei mi stringe un braccio strattonandomi, pretende di sapere tutto su cosa sta succedendo.
-O' sapit che succies abbasc o' puort tre juorn fà?-
Lei mi lascia il braccio, passa una mano sul viso ma non è per niente tranquilla.
-Agg saput si, patet se ne vulev fuj...ma e guagliun e Forcella se so dat rà fa-
Annuisco. -Sul muort Donna Wa, patm è riuscit a fuj, ma p' poc...chesta storia adda fernì-
-A me che vuò?-
-O' comandant è muort, sapit pur chest?-
Lei sussulta, incrocia le braccia al petto e poi annuisce. Certo come potrebbe non saperlo, se ne parla in mezza Napoli, tra le guardie carcerarie di Poggioreale.
Scommetto che i Valletta ne sono contenti, infondo sono stati proprio loro ad architettare un attentato contro il comandante un pò di tempo fa, fallendo si, ma adesso ne gioiranno.
-O' sapit che è muort rind e' bracc e Carmine?- Lei mi guarda.
-Mo Carmine vo o' sang...nun se ferm finchè nun trov a patm. Nuj l'amma fermà, si no iss s' fa accire'r. È chest ca vulit?- Le dico alzando la voce, il mio respiro comincia ad accelerare e indietreggio fino a toccare con le gambe il cofano della macchina.
Donna Wanda mi guarda incuriosita dalla mia reazione, mi tocco il petto respirando a fatica. Sento una mano posarsi sopra la mia spalla quando alzo la testa lei mi guarda e mi sorride, e io non capisco che cosa ci sia di così divertente da ridere.
-Calmt...nun t' fa ben sta agitata. E cos s' acconcen-
-Vuj o' sapit addo sta patm, è over? Si no nun stiven accussì tranquilla-
Un pò ho iniziato a capire i suoi gesti, le sue parole, anche i suoi silenzi. Da quando mi salvò la vita e ho iniziato a passare del tempo con lei, ho visto una donna diversa da come ne parlava mio padre.
-Hai ragion, o' sacc addo se nasconn, l'uommn mij o' controllan. Iss se sta priparann pe ne se ij-
-Allor c' stamm aspettann?-
-Chian pccerè, chist nun è nu juoc. L'uommn e patet so rimast poc, ma o' post addo se nasconn è chin e delinquent pront a se venner p' poc-
-Tenit paur?- Le dico sfidandola.
-Te par ca nu Di Salvo po maj tenè paur?-
-Qual'è o' problem?-
-T' sient pront?-
Annuisco. -Vogl truvà patm primm co fà Carmine, iss mo nun arragion...sta suffrenn. È comm si teness nu vel ngopp a l'uocchi...-
Lei continua a guardarmi in silenzio, osserva la mia figura e poi noto un sorriso aprirsi sul suo viso.
Le chiedo il motivo per il quale sta sorridendo.
-Carmine o' sap?- Dice Wanda guardandomi.
Non le rispondo, la guardo non riuscendo a comprendere le sue parole, non capisco a cosa si riferisce.
-Nun perdimm tiemp che chiacchiere-
Per la prima volta lei mi accarezza il viso, non lo aveva mai fatto. Passa la mano sopra i miei capelli spostandoli dietro le mie spalle, alcune ciocche le appoggia dietro il mio orecchio, e poi continua a sorridere come se fosse estasiata da qualcosa che ancora non capisco.
Mi chiedo se queste attenzioni Carmine le abbia mai ricevute.
-Figlm è furtunat, pur si mo nun se ne rend cont-
-Donna Wa c' vulit ricer?-
-Sul...statt accort. Mo jamm, patet s' nasconn a Ponticelli rind e cas popolari. Stanott è previst a fuga soj, amma sta là primm ca fa scur, è l'ultima possibilità ca tenimm-
La seguo verso la sua auto, la mia la prendono i suoi uomini, mi dice di sedermi accanto dietro, lei fa il giro e sale in auto.
Prima di raggiungere mio padre andiamo in uno dei capannoni che i Di Salvo utilizzano per lo scarico dei container quando arriva la droga dal porto. In uno di questi smistano la droga per rivenderla poi alle varie piazze, ma vengono usati anche per le armi di contrabbando.
I suoi uomini si armano e poi siamo pronti per raggiungere mio padre, questa volta per lui non ci sarà scampo, adesso avrà a che fare con uomini alla sua altezza e non con ragazzini che voglio giocare a fare i delinquenti.
In auto senza rendermene conto porto la mano all'altezza della mia pancia, sento una strana sensazione alla bocca dello stomaco, forse è tutto lo stress che ho accumulato nell'ultimo periodo. Sento gli occhi di Donna Wanda su di me, non mi giro per guardarla, ma lei allunga la sua mano per prendere la mia e stringerla sul mio ginocchio. Ed è in questo momento che alzo lo sguardo su di lei, non vedo una donna spietata, ma solo una madre preoccupata per suo figlio. 

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