Capitolo 18

1.9K 49 7
                                    






Da qualche parte nella periferia di Napoli qualcosa si sta muovendo, da quando Salvatore Ricci ha lasciato mazzette in giro promettendo l'appartenenza al suo clan a chi riuscisse a trovare faccia di serpente, molti ragazzi si sono offerti per trovarlo e portarlo da Ricci, in modo che lui avesse un occhio di riguardo verso di loro.
Quando sembrava che lui fosse veramente sparito dalla circolazione pensando ad una sua dipartita, ad un certo punto qualcuno ha rivelato che si nasconde dai suoi nonni nelle case popolari. E subito mio padre ha ordinato ai suoi uomini di andare a prelevarlo e portarlo da lui, prima che il ragazzo decida di fuggire e far perdere le sue tracce.
Ci sono state urla di avvertimento, colpi di pistola e corse sui tetti prima che lui venisse catturato dagli uomini di mio padre.
I suoi nonni non hanno potuto fare molto per riuscire a mandarlo via prima che arrivassero, anzi fino ad ora hanno sempre cercato di guidarlo fuori dai clan e dai camorristi in generale.
I suoi genitori furono uccisi in un attentato quando lui aveva solo sei anni, per questo crebbe con i genitori di sua madre. Ma purtroppo la vita per lui ha scelto un altro destino, per quanto sia stato allontanato dai camorristi alla fine è finito nel giro sbagliato.
Forse sarebbe dovuto morire quella notte nei quartieri spagnoli, non adesso per mano di un boss spietato a cui non importa nient'altro che il potere e la sottomissione.
Il ragazzo con il serpente tatuato sul collo si chiama Nicola.
Ha diciassette anni, anche se ne dimostra molti di più.
Ha rubato il suo primo motorino a dodici anni, sei mesi dopo ha sniffato polvere bianca e il mese successivo è stato arrestato per aver cercato di vendere la medesima polvere a dei poliziotti in borghese.
Venne affidato ai servizi sociali ma fuggì da loro dopo soli tre mesi. Poi tornò dai suoi nonni promettendo loro di uscire da quel giro in cui era entrato.
Ma non lo fece mai.
Il comandare, il rispetto, il denaro, certe volte sono troppo forti per rinunciarci. Non tutti sanno dire di no a tutto questo.
Ed ora Nicola deve fare i conti con le sue scelte.


Intanto all'ipm Sofia la direttrice riceve una telefonata dai suoi superiori, le stesse persone che l'hanno mandata al carcere.
Oggi Edoardo Conte sarebbe dovuto essere dimesso dall'ospedale per fare ritorno al carcere, ma al momento dell'arrivo delle forze dell'ordine, di lui non c'è traccia. Nessuno lo ha visto lasciare l'edificio, ne sua moglie ne sua madre sanno dove lui si trovi.
Entrambe le donne hanno escluso un loro coinvolgimento nella fuga di Conte. I carabinieri di zona sono tutti stati allertati in modo che se qualcuno dovesse vederlo in giro, deve subito fare rapporto per catturarlo.
Sono state queste le parole della direttrice quando ci ha riuniti tutti, sia maschi che femmine, in cortile. Ho visto molte facce stupite appena saputo della sua fuga, altre invece curiose, altre ancora consapevoli che Edoardo sarebbe fuggito.
Io sono rimasta impassibile, ho cercato di sembrare anche un pò sorpresa, ma dentro di me stavo gioendo.
Edoardo ce l'ha fatta.
Non so come, in che modo sia riuscito ad eludere le guardie ma saperlo lì fuori e non in ospedale o quì dentro a rischiare la vita, mi fa stare bene.
Spero davvero si allontani per un pò da Napoli, per riprendersi, per farsi passare la smania della vendetta e schiarirsi le idee. Se adesso andasse a cercare mio padre senza controllo, lui lo farebbe fuori e questa volta si accerterebbe di esserci riuscito.
La calma non è una delle virtù di Edo.
Ma spero tanto che si ricordi delle mie parole.
Il comandante mi guarda e poi si avvicina seguito dalla direttrice.
-O' saj aro sta Eduard?- Chiede il comandante come se mi stesse accusando di averlo fatto fuggire.
-Comm o' pozz sapè comandà, ij stong ca dind-
-Ma quando sei andata a trovarlo l'ultima volta, lui cosa ti ha detto?- Sofia ha un tono diverso dal comandante, ma non è dolce e calmo come Paola, anzi direi che è piuttosto inquietante.
-Ca nun cià facev chiù a' sta rind a' nu liett. S' sentev impotent-
-Rosa si saj coccos e collaborà-
-Comandà Eduard è comm nu frat p' mè, l'unica cos ca vogl è c'iss sta buon. Ma nun ve pozz aiutà, ij nun o' sacc aro iss sta-
-È la stessa cosa che ci hanno detto sia la moglie che la madre. Assurdo non trovi? Proprio loro che sono state li più di tutti, ora non sanno dove si trovi il ragazzo-
-Carmela o' sap ca iss rischia assaj a sta là for. Si a ritt ca nun o' sap, allor è a verità-
Entrambi si guardano sospettosi, non mi interessa se non mi credono, io non tradirò Edoardo.
Sapevo della sua fuga, per prima gli dissi che doveva sparire, restare a Napoli dopo un tentato omicidio non è una grande cosa.
So come è fatto, ma so anche che Edo non è uno stupido.
Se Ciro fosse stato quì avrebbe fatto lo stesso.
Loro due si somigliano.
Dopo Francesco non è stato facile per mio fratello fidarsi di qualcuno. Dover uccidere quello che per anni ha ritenuto un fratello, lo ha distrutto internamente.
Posso capirlo.
Nostro padre ci ha cresciuti in un ambiente ostile. Ci ha dato amore a modo suo, come riteneva più giusto dare affetto ai suoi figli. Alle volte ci sentivamo sbagliati e pensavamo che fosse colpa nostra, invece era tutta colpa sua.
-Edoardo là fuori è in pericolo, quì sarebbe al sicuro- Dice Sofia rivolgendosi a me.
In realtà credo che sia il contrario.
Forse sarebbe più in pericolo quì, con Cucciolo che oramai gli ha voltato le spalle e si è schierato dalla parte di mio padre.
-Se collabori ne parlerò con il magistrato, avrai uno sconto di pena, e potrai uscire prima- Continua lei credendo che io sia interessata a tutto questo.
-Ij nunn o' sacc aro sta Edoardo. E...nun m'interess o' scont ra pena. Si Eduard ca dind sta sicur, ij là for rischio- Gli dico accendendo una sigaretta.
-Tien paur e patet?- Dice il comandante osservandomi.
Non è paura, semplicemente non lo voglio vedere.
Lui mi ha mentito, e continua a farlo.
Non rispondo e il comandante lo prende per un si. È più semplice se crede che io abbia timore di mio padre.
-Cu nuj staj sicur, nun e' temè e' patet-
-Se dovesse venirti in mente qualcosa facci sapere. Ricordati, è per il suo bene-
Io annuisco e poi mi allontano.
Loro continuano a parlare ed io fingo di non ascoltare le loro parole.
-Cammà fa?- Dice il comandante a Sofia.
-Per il momento niente suppongo, se lei non vuole parlare non credo possiamo costringerla-
-Ma putimm fa in modo ca parl-
-E come pensi di fare comandante?-
-Secondo me o' sap aro sta Eduard, oppur o' sapev ca iss vulev fuj. Ce serv à fiducia soj-
-Hai un piano?-
-Facimml ascì a permess, fors ce port ess addu Eduard-
-Escluso, lo sai che non può uscire. Ha ammesso di aver ammazzato un ragazzo, il magistrato non le darà la grazia-
-Chest è chell ca ric ess, e si foss tutt na fint?-
-Per quale motivo?-
-Ij penz po pat, vo sta ca p' chell che succies quand venett a colloquio-
-Allora dobbiamo trovare questo ragazzo, vivo o morto che sia, lo dobbiamo trovare-
-E po c' facimm?-
-Poi vedremo. Non possiamo tenerla quì dentro se non ha commesso nessun omicidio. Inoltre per aver ferito quel ragazzo per gelosia, ha buone probabilità di scontare la pena ai domiciliari-
-A cundannamm accussì-
-Noi non ci possiamo fare niente, questo è un carcere minorile non una casa famiglia-
-Vabbuò, verim cammà fà-
Quando entrambi si allontanano io spengo la sigaretta schiacciandola con il piede. Pensano che io li porti da Edoardo, ma si sbagliano, non so proprio dove si trovi.
Se è stato intelligente avrà già lasciato Napoli, spero che lo abbia fatto, che sia fuggito lontano da quì.
-Accussì Eduard se ne fujut eh?-
Alle mie spalle arriva Cucciolo e la sua banda.
-Accussì par...- Gli rispondo incrociando le braccia al petto.
-Peccat o' vulevm tutt' quand verè-
-Ah si?- Rispondo sarcastica. -Secondo me si iss turnav tu acalav a cap-
Cucciolo ride sfregando entrambe le mani, Micciarella mi guarda divertito. Milos nemmeno risponde, lui è quello che più di tutti mi ha deluso. Faceva l'amico quando c'era Edoardo, ed ora è il leccapiedi del suo amante.
Micciarella è tornato a parlare con suo fratello, ma credo che non accetti che lui stia con Milos. Per anni ha sempre preso di mira i ragazzi gay ed ora pensare di farlo con suo fratello, è stato un duro colpo per lui. Ma infondo siamo in un carcere, credo che non avrebbe potuto ignorarlo a lungo, prima o poi sarebbe dovuti tornare a parlarsi.
Doberman è sempre più preso da Kubra, gli gira spesso intorno facendo irritare Pino, ed ogni volta lui viene fermato da Cardio o Carmine.
Sembra che lo faccia apposta, per fare un dispetto al pazzo.
Prima o poi si scanneranno a vicenda, un pò come facevamo io e Viola all'inizio.
-Forse nun è ancor capit ca rind a stu carcer mo cuman ij. Eduard a preferit e se ne ij e à perz o' post-
-E quindi tu pienz ro rimpiazzà?-
-Ij già l'agg fatt-
-Over? A me nun m' par-
-C' rè vuliss cumannà tu?-
-Si nziem c' o' Piecuro- Dice Micciarella ridendo. Lui e Doberman si scambiano il cinque battendo le mani tra loro.
Io rido mordendomi il labbro inferiore.
-Nun foss mal n'alleanza Ricci e Di Salvo, no Cucciolo?-
-Ancor pienz e' esser na Ricci tu?- Dice lui divertito.
-Ij vec sul na guagliuncell c'a sputat n'facc a razza soj, p' s' alleà cu nu clan nemic. Cu nu Piecuro, ca nun val nient- Continua lui fiero di se stesso, del suo credo.
-Chest è chell ca pienz tu, pcchè mo t' crir un gruoss. Pcchè pienz e' purtà o nom mij ngopp e spall. Ma scitet, tu nun faraj maj part re Ricci, tu nun si nisciun. Patm t' rigir comm vo iss, e' pò t' jett comm na scarpa vecchj- Gli dico sputandogli la verità in faccia.
-Luì ma t' faj parlà accussì? Spaccaml à facc à sta stronz- Dice Micciarella avvicinandosi minaccioso a me.
Io non mi muovo non ho paura di loro. È lui a fermarsi all'improvviso, Doberman che era dietro Cucciolo, si fa avanti. Accanto a me si fermano Pino e Cardiotrap.
-C'rè vulit vattr à na femmena?- Dice Pino a loro quattro, ma guarda principalmente Doberman.
-Ma tu staj semp miez?- Doberman stringe i pugni pronto ad un imminente attacco. Cucciolo fa un gesto con la mano dicendogli poi di calmarsi.
-Ubbidisci o' padron tuoj can- Dice Pino sorridendo. Guarda alle sue spalle anche noi sorridiamo divertiti.
In effetti da quando Cucciolo pensa di aver preso il comando quì dentro, tutti gli altri pendono ai suoi piedi e gli ubbidiscono come se per l'appunto fossero i suoi cani da guardia.
-Statt ferm Doberman, nuj nun vulim a guerr-
-Nun t' convien e te mettr contr a nuj- Gli dico guardandolo divertita.
-Vrimm Ricci. Po mument statt accort-
-Che succede quì? Che state facendo?-
Improvvisamente vediamo arrivare Michele con delle cartelline tra le mani, probabilmente saranno compiti per le lezioni di artigianato. Si ferma accanto cercando di capire se stiamo litigando o meno.
Cucciolo fa una battuta sul suo aspetto e poi ci da le spalle seguito dai suoi compari.
-Stai bon?- Mi chiede Pino guardandomi.
Annuisco muovendo le braccia per far passare il formicolio. Con Cardio tornano dagli altri ragazzi, ma di tanto in tanto si girano per accettarsi che io stia bene.
Sono sicura che Carmine gli abbia detto qualcosa a quei due, questo mi fa sorridere o arrabbiare, non lo so ancora.
Io sono capace di difendermi da sola.
Ma mi piace che nonostante lui non sia quì, pensi un pò anche a me, come io faccio con lui.
Carmine è in permesso per vedere sua figlia.
Mi aveva detto che avrebbe potuto saltare l'uscita di questa settimana, ma io non ho voluto che lo facesse, non deve rinunciare a vedere sua figlia solo perchè io non ho più permessi premio.
Mi manca, ma non gli avrei mai permesso di scegliere tra noi due.
Sua figlia viene prima di chiunque altro.
Michele mi guarda ed io mi allontano da lui, quando però gli do le spalle, lui mi segue, allora io mi giro e lo fronteggio.
-C' vuò?-
-Voglio chiederti scusa per l'altro giorno-
-Nun te abbastat a lezion e' Carmine? N' vuò nat?-
Lui ride abbassando la testa. -No, grazie mi è bastata la prima volta-
-Allor vatten-
-Senti volevo parlare un pò con te-
-E c' me vuò ricr?-
-Si sentono dire tante cose là fuori su di te e il figlio di Donna Wanda. Si potrebbe dire che siete piuttosto famosi tutti e due-
-E quindi?- Dico spazientita.
-Hai avuto un bel coraggio a sfidare tuo padre per stare con lui. Ne è valsa la pena?-
-T'à mannat patm?-
-No, perchè?-
-Pcchè nun si o' primm ca m' ric chest-
-Be, non è da tutti i giorni vedere i figli di due clan rivali innamorarsi. Un pò da Romeo e Giulietta oserei dire-
-A te c' t' ne fott?-
Lui scuote la testa. -A me proprio niente. Volevo solo vedere con i miei occhi-
-C' vuliv verè?-
-Se Carmine tenesse davvero a te-
E allora capisco il motivo per il quale continuava a girarmi intorno, al perchè mi ha baciata. Voleva una reazione di Carmine, ma a quale scopo? Se Pino non avesse Fermato Carmine, a quest'ora Michele sarebbe conciato veramente male, forse addirittura avrebbe rischiato la sua vita.
-Ij nun t' capisc...pcchè e' vulut ca Carmine t' vattess?-
-Non avevo messo in conto quello...- Dice lui ridendo.
-Ah no? E c' te pensav ca t' facev Carmine?-
-Senti...ho sbagliato e l'ho capito. Ti chiedo scusa, non succederà mai più-
-Pcchè allor le protett e' o' comandand e' ritt tutt o' cuntrarj?-
-Perchè ha ragione il comandante. Carmine è un Di Salvo e io non voglio rischiare la mia vita-
La sua risposta non mi convince.
Come ha pensato Carmine, credo che lui nasconda qualcosa.
È arrivato all'ipm all'improvviso dicendo di essere un professore, ci fa lezione e poi si interessa a noi due. Qui qualcosa non quadra. Poi mi fa la corte e mi bacia.
Carmine lo aggredisce e lui non lo denuncia.
Piuttosto dice di non averlo fatto perchè ha paura che la sua famiglia si vendichi, e quindi inventa una scusa dicendo di aver subito uno scippo. Fingo di accettare le sue scuse e lo vedo allontanarsi verso l'aula adibita al corso di artigianato. 

Soli ma insieme - [Piecurosa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora