Capitolo 5

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Quando mi risveglio faccio fatica a respirare, sento il collo gonfio e dolorante. La guancia brucia dove mio padre mi ha colpita. Dal labbro non sembra che esca più sangue, non ne sono sicura, mi sento così stanca, come se le forze mi avessero abbandonata all'improvviso senza fare ritorno. Mio padre si è impegnato parecchio nel farmi male, lui che non ha mai alzato un dito contro di me. Lui che mi ha sempre difesa da tutti, ora è diventato il mio carnefice. Ho davvero pensato che mi avrebbe uccisa.
Quando ho sentito il fiato mancarmi e la sensazione di non avere più il pavimento sotto i piedi, il primo pensiero è andato a Carmine.
La consapevolezza che non lo avrei rivisto più, mi distrugge.
Forse dovrei dare la colpa a lui per quello che è successo. Lui che con le sue continue moine e le sue belle parole, mi ha portata lentamente dalla sua parte facendomi innamorare di lui e tradire così mio padre.
Dovrei pensare questo ed odiarlo, ma non riesco ad incolparlo.
Carmine è la cosa più bella e vera che mi sia capitata da quando sono rinchiusa quì dentro.
Lui ha sempre avuto una taglia sopra la sua testa dal giorno in cui ha ucciso il figlio dei Valletta.
Forse anche da prima.
È odiato perchè non ragiona come la sua famiglia, non è spietato come suo padre o suo fratello, oppure i ragazzi che si trovano quì. E credo che sia proprio questo che mi piace tanto di lui. Il non sottomettersi, ma restare in piedi in qualunque situazione e ragionare con la sua testa, non con quella degli altri.
Apro piano gli occhi cercando di capire dove mi trovo. Mi guardo intorno vedendo solo pareti bianche, sono distesa su un lettino, presumo di trovarmi in infermeria.
L'odore di disinfettante è forte entra nelle mie narici, appoggio una mano allo stomaco disgustata.
Cerco di alzarmi e mettermi seduta, ma appena lo faccio sento la testa girare e ritorno sdraiata. La porta si apre entra Maddalena, appena si accorge che sono sveglia mi chiede come sto.
Non rispondo quasi subito, apro la bocca ma non ne esce nessuna parola. Non riuscendo a controllare le emozioni, il naso pizzica e i miei occhi si inumidiscono.
Maddalena siede accanto a me, mi abbraccia lasciandomi piangere e sfogarmi per quello che mi è successo.
Quando entra il dottore nella stanza mi asciugo gli occhi con il dorso della mano, consapevole di aver fatto un disastro. Piangendo il trucco si sarà sciolto e l'eyeliner sarà colato, non ho il coraggio di guardarmi allo specchio per vedere il disastro.
Controlla il mio collo e le altre ferite. Lo lascio fare, non avrei comunque la forza di respingerlo.
Nonostante la stretta sia stata forte, il dottore mi tranquillizza dicendo che le ferite guariranno presto, ma dovrò stare a riposo e non sforzare la voce per qualche giorno.
Non posso parlare quindi.
Avrei così tanta voglia di urlare la mia frustrazione, ma mi trattengo dal farmi altro male. Prende da un armadietto un flacone con delle pillole da assumere per un paio di giorni e una busta di ghiaccio istantaneo da appoggiare sul viso per sgonfiarlo.
Posso tornare nella mia cella.
In realtà vorrei andare altrove, ma a malincuore devo seguire Maddalena nei dormitori femminili.
Quando usciamo in cortile e passiamo davanti al campo da calcio, sento gli occhi dei maschi su di me. Ci sono Beppe e Lino con loro, non ho idea di cosa stiano facendo, non mi interessa. Maddalena porta un braccio oltre le mie spalle, prima che entriamo nell'edificio femminile scorgo Carmine in compagnia di Cardio, non credo si sia accorto di me.
-E ja, o' vir arop- Dice Maddalena pensando che volessi andare da lui. Ma non ci sarei andata, non così, sono troppo conciata male.
Tenendo il ghiaccio contro la guancia la seguo.
Come se lui avesse sentito la mia presenza, guarda l'ingresso dell'edificio ma vede solo le mie spalle. Svolto l'angolo scomparendo dalla sua visuale.
Appena entro nella mia cella, Kubra si avvicina abbracciandomi, ho davvero bisogno di un amica in questo momento.
Penso a Carmela.
Non le ho creduto quando mi ha detto dei sospetti su mio padre e cosa lui ha fatto a Edoardo.
Ero troppo arrabbiata con lei per pensare in modo lucido.
Ma da una parte in cuor mio, forse, sapevo che non stava mentendo. Magari volevo solo farmelo sentire dire da mio padre quale fosse la verità. Non so più cosa pensare, ma ora che so la verità, cambia tutto.
-È stato tuo padre?-
Annuisco contro la sua spalla. Lei mi guarda il viso quando abbasso la busta del ghiaccio. Sfiora il mio labbro delicatamente, i palmi delle sue dita toccano il gonfiore della mia guancia. Socchiudo gli occhi per un istante spostando la testa di lato.
Lei sospira accarezzandomi le braccia.
-Cosa ti ha fatto quello stronzo...mi dispiace Rosa-
Biascico qualche parola senza senso, lei mi ferma, sorride dicendo di non sforzarmi. Maddalena ci lascia ed io mi sdraio a letto non so cosa fare. Kubra mi abbraccia da dietro restando con me.
-Quella merda di tuo padre, pagherà per tutto questo-
Si che lo farà. Tempo al tempo.
Se ci fosse stato Ciro, l'avrebbe fatta pagare a nostro padre.
Quando chiudo gli occhi, mi ritorna alla mente un episodio di tanto tempo fa io e Ciro ci trovavamo al parco Virgiliano, dovevamo incontrarci con Edoardo, ma lui era un pò in ritardo. 

Soli ma insieme - [Piecurosa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora