Capitolo 1

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8 Mesi prima




-T si nammurat e chist è over? L'agg capit ra comm ò guardav!-
Non posso crederci, mi ha seguita.
Mi ha appena paragonata a mia madre dicendo che sono come lei, che non riesco a nascondere i sentimenti.
Estrae la pistola puntandola contro Carmine. Come colta da un improvvisa scossa fermo il suo braccio pregandolo di fermarsi. I miei occhi diventano lucidi di punto in bianco, anche se cerco di resistere e non crollare.
Ma mio padre non mi rende le cose semplici, anzi mi porge la pistola dicendo di scegliere.
La prendo con riluttanza guardandola per la prima volta per ciò che rappresenta.
Un'arma di distruzione, capace di fare solo del male.
Indietreggio tenendola con entrambe le mani incapace di pensare. Quando però, mio padre cerca di riprenderla è in quel momento che spaventata la punto contro di lui. Ma la mia mano trema nonostante ci guardiamo negli occhi e il dito è sul grilletto.
Mi basterebbe un pò di forza in più e premerlo, ma non ci riesco.
Dovrei scegliere...ma perchè?
Perchè non posso avere entrambi. Sia l'amore di Carmine che quello di mio padre.
-Tarantè...tu nu si accussì-
Quando sento la sua voce qualcosa dentro di me freme. Non voglio scegliere, non fatemi fare questo.
-Ti amo Carmine-
E mentre una lacrima scorre lungo la mia guancia, porto la pistola alla testa. Succede tutto all'improvviso, sia Carmine che mio padre si avventano su di me per cercare di togliermi la pistola.
Inizia uno scontro tra di noi, ma io continuo a tenere salda la presa fino a che uno sparo riecheggia in questo luogo che fino a poco fa era silenzioso.
Quando riapro gli occhi dopo interminabili minuti mi serve un pò per capire cosa è appena successo. Mi alzo appoggiandomi alla parete alle mie spalle, non ho più la pistola tra le mani, dev'essermi caduta nell'impatto tra mio padre e Carmine.
Appena penso a lui mi giro per cercarlo, quando lo vedo steso per terra lo raggiungo controllando se ha ferite. Lui prende il mio braccio mettendosi a sedere. Mi tranquillizza dicendo che sta bene ed io posso tornare a respirare.
-Rosa...-
La voce di papà è debole ed io sbarro gli occhi appena la sento. Irrigidisco la mascella girandomi verso di lui.
Ha una mano a coprire il fianco da dove esce del sangue, credo di averlo colpito, ma non dev'essere grave dal momento che si sta rialzando senza sforzi.
Non possiamo restare quì.
-E sparat a patet p' proteggr ò nammurat tuoj-
Fa per avvicinarsi ma io subito mi paro davanti a Carmine, lancio uno sguardo alla pistola a pochi passi da noi.
Carmine appena capisce le mie intenzioni mi ferma, scuote la testa stringendo la mia mano.
-Jammuncenne-
-Si propr nu piecuro. nun tien manc è pall p'm affruntà-
Sentiamo dei passi vicini, io e Carmine ci guardiamo allarmati.
C'è qualcun altro quì con noi.
Papà è ferito, tiene la mano contro una colonna, non riuscirà a rincorrerci se andiamo via adesso.
-Nun è furnut cà- Gli dico poco prima di dargli le spalle.
-T vuò metter contr a patet Rosa?-
Non riceve risposta ma sento diversi rumori dietro di noi. Probabilmente non è venuto solo, e noi dobbiamo allontanarci. Se gli uomini di mio padre mi vedono in compagnia di Carmine, lo uccideranno.
Non posso tornare a casa.
Non dopo che ho sparato a mio padre.
Avvolgo le mani intorno ai miei fianchi stringendomi come se avessi freddo ma in realtà dentro di me ce un miscuglio di emozioni e pensieri contrastanti.
Non posso credere di averlo fatto.
Mai mi sarei sognata di ferire mio padre in quel modo, nonostante lui lo abbia fatto molte volte con me.
Ma un proiettile è molto peggio delle parole. Questa volta non mi perdonerà ne sono sicura, non finché il mio cuore continuerà a battere per Carmine.
Quando siamo abbastanza lontani ci fermiamo in una zona tranquilla ed appartata. Ho bisogno di sedermi e pensare a cosa fare ora.
-T' vuliv sparà overament?-
Carmine si siede accanto a me.
In quel momento...non so di preciso cosa avessi intenzione di fare. Forse ho cercato di scegliere la strada più facile. Se fossi morta io, non avrei dovuto più scegliere, non avrei mai potuto fare del male a Carmine. Non voglio sembrare incoerente per le mie scelte.
So di essere entrata nell'Ipm per vendicarmi di Ciro ma le cose non sono andate come pensavo.
Ed ora è troppo tardi per tornare indietro.
Il mio cuore non è più avvelenato dalla sete di vendetta. Ciro e Pietro mi mancano, ma uccidere per vendicare la loro morte non servirà a riportarli in vita.
-Nun ò sacc...-
Sospiro abbandonando la testa sulla spalla di Carmine. Questo affronto papà non me lo perdonerà, ora si che rischiamo entrambi, forse più di prima.
-Nun può turnà a cas. Vien cu mè-
Una Ricci nel territorio dei Di Salvo.
Se non mi ha uccisa mio padre, lo faranno gli scagnozzi di sua madre.
-Stai pazzian?-
Mi rimetto dritta stringendo le mani in due pugni chiusi.
-Mia mamma nun è nù problem-
-Nun teng paur e' ess-
Prende la mia mano intrecciandola con la sua la porta al petto e poi alla bocca. Non credo sia una buona idea, ma lui è così insistente.
Lo seguo non lasciando la sua mano ma camminando al suo fianco. Senza farmi notare lo guardo osservando il suo profilo, ma appena lui si gira verso di me io faccio finta di nulla. Lo sento soffocare una risata per poi avvolgere un braccio intorno alle mie spalle.

Soli ma insieme - [Piecurosa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora