Capitolo 17

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-sai vero che se una delle tue atlete si fa male durante l'allenamento possono denunciarti?- domandò Gunter avvicinandosi a Madame Juliette. Era arrivato molto in anticipo perché voleva approfittarne per farsi qualche giro sulla pista, cosa che non faceva da tanto, e di certo non si era aspettato che la stessa fosse occupata da qualcun altro visto che di solito a quell'ora non c'era nessuno. Dopo il marito c'era sempre un'oretta e mezza di buco.

-Parkerej chi ha già pensato l'altro Parkerej a minacciarmi non mi servono anche le tue parole- rispose calma la donna.

-si visto che non capisci: una tua atleta si è fatta male durante gli allenamenti perché la stavi strapazzando troppo e il risultato qual è stato? A diciott'anni ha smesso di pattinare-

-è stata colpa sua non mia di certo- rispose tranquillamente la castana continuando a tenere lo sguardo fisso sulla pista. -andiamo Elizabeth sai fare meglio di così- urlò la donna -Samantha fa vedere a quella nullità come si fa!-

-anche parlare così non è buono- continuò Gunter mentre notava come quasi tutte le ragazze si fossero fermate e solo una rossa in pantaloncini stava continuando a pattinare e ci volle poco prima che eseguisse un perfetto triplo salchow senza alcun problema. Gunter la osservò confuso: l'aveva chiamata Samantha. Quella ragazza però non poteva essere la sua sorellina anche se aveva i capelli rossi proprio come lui. Era troppo grande per esserlo e poi era certo che la sua Sam non avrebbe mai deciso di fare pattinaggio.

-ottimo lavoro Samantha. Continuate ad allenarvi- urlò la donna -non hai diritto di dirmi come fare il mio lavoro Parkerej se non sbaglio sei stato anche mollato dal tuo atleta-

-lo ha fatto per buone ragioni che non hanno niente a che fare con le competizioni o il mio modo di allenare- rispose a tono Gunter certo che Madame Juliette non sarebbe mai andata a riferire quelle parole ad Iniko.

-non hai comunque diritto di criticarmi- continuò la donna per poi sorridere mentre la rossa eseguiva perfettamente l'ennesimo salto lanciato -quella ragazza sarà la mia campionessa. L'ho scovata in un piccolo paesino qui vicino e tutti si ricorderanno il suo nome grazie a me-

-contaci. La distruggerai dopo poco-

-no, lei sembra più resistente delle altre. Samantha Strauss, ricordati questo nome Parkerej e di anche a quella Krendell di stare attenta perché ha una rivale-

-Samantha Strauss?- domandò sconvolto Gunter per poi ritornare a posare gli occhi sulla rossa che stava ancora pattinando: poteva essere una coincidenza il nome Samantha con i capelli rossi ma non anche il cognome. Quella ragazza era la sua sorellina ed era sconvolgente per Gunter visto che se la ricordava come una bambina di dieci anni e non così grande. Doveva però metterlo in conto che sua sorella fosse cresciuta anche perché ormai erano passati dodici anni dall'ultima volta che l'aveva vista.

-esatto Parkerej- continuò Madame Juliette mentre Gunter voleva solo entrare in pista e prendere sua sorella di peso per allontanarla da quella stronza che aveva accanto. No, non poteva permettere che sua sorella finisse rovinata per colpa di quell'allenatrice ma allo stesso tempo non aveva ai piedi i suoi pattini e non voleva entrare in pista: avrebbe aspettato la fine dell'allenamento, che doveva essere a quel punto solo un allenamento di prova, prima di portare via la sorella di peso.

Non dovette attendere molto prima che Madame Juliette decretasse la fine dell'allenamento e Gunter rimase fermo al suo posto ad aspettare che tutte le ragazzine uscissero poco alla volta dalla pista sotto lo sguardo di ira pura della donna castano.

-come sono andata?- domandò Samantha che non aveva ancora notato la presenza del fratello.

-benissimo, devi solo firmare qualche carta per il contratto- disse Madame Juliette.

-ottimo dove...-

-te lo scordi- ringhiò Gunter prendendo di peso la sorella che urlò per lo spavento mentre veniva trascinata via da un uomo che nemmeno aveva visto.

-ehi! LA MIA CAMPIONESSA!-

-METTIMI GIÙ- urlò Samantha dando anche dei pugni sulla schiena dell'altro mentre veniva trascinata verso quello che era l'ingresso interno del palazzetto. Fu solo una volta li che fu lasciata a terra -chi cazzo ti credi di ess...- ma le parole di Sam le morirono in bocca quando notò che l'uomo che aveva davanti aveva capelli rossi, occhi verdi e lentiggini, per non parlare del fatto che sembrava una versione cresciuta di suo fratello.

-tuo fratello- le disse Gunter confermando il suo pensiero -e credimi devi stare lontana da quella donna-

-che cazzo di diritto hai Gunter di portarmi via in quel modo? Non ci vediamo da dodici anni e la prima cosa che fai è cercare di mandare a puttane una mia possibile carriera?- Gunter la stava guardando sconvolto.

-che è questo linguaggio signorina?- domandò sconvolto il maggiore -e non voglio rovinare la tua carriera voglio salvarla- sbottò poi -mamma e papà ti hanno lasciata venire qui senza problemi?- domandò confuso Gunter -o sei venuta da sola-

-tu sei scappato di casa che avevi vent'anni io ne ho ventidue quindi non puoi dirmi niente e comunque lo sanno che sono qui- ed era vero visto che li aveva avvisati che sarebbe andata a fare quel provino anche senza il loro consenso. Non stava mentendo al fratello in fin dei conti, stava semplicemente omettendo parte della verità.

-scappato di casa- ridacchiò per il nervoso Gunter -certo- aggiunse poi a bassissima voce -okay sanno che sei qui ma non puoi farti allenare da Madam Juliette-

-ti ho già detto che non ci parliamo da dodici anni quindi non puoi dirmi cosa fare oppure no. Non sono più una bambina di dieci anni-

-sono in questo mondo da più anni di te Samantha e conosco la gente di Philadelphia quindi dovresti darmi ascolto perché io so cosa è meglio per te-

-vaffanculo- urlò Sam dandogli le spalle e camminando in direzione della pista ringraziando di essersi messa in tempo le protezioni alle lame dei pattini.


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