Capitolo 14

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6 anni dopo...




-Bravissima Samantha- la ragazza alzò lo sguardo per osservare la madre che aveva appena detto quelle parole.

-grazie mamma- sussurrò la rossa mordendosi il labbro inferiore e guardando verso il tabellone con i punteggi per vedere per l'ennesima volta il suo nome al primo posto. Orami erano anni che aveva iniziato a pattinare, spinta dalla passione che le era venuta guardando il fratello farlo, ed era rimasta quai sempre nelle prime posizioni, almeno quando gareggiava a livello comunale. I suoi genitori non le avevano mai realmente permesso di competere a livello nazionale come invece aveva sempre fatto il fratello: era cose se i due volessero tenerla ancorata a loro e a Samantha quelle gare iniziavano a starle davvero strette. Voleva mettersi alla prova con gente al suo livello o anche a un livello superiore del suo ma fino a quando sarebbe rimasta a casa non avrebbe avuto la possibilità.

-la mia principessa è sempre la migliore- le fece i complimenti anche suo padre e la rossa sospirò.

-posso cambiare allenatore e andare ad allenarmi a Philadelphia come mio fratell...-

-NO- dissero in coro i due con tanto di sguardo furente non permettendole nemmeno di finire la frase e Samantha li guardò malissimo. Non capiva perché i due non volessero nemmeno che nominasse il fratello, fratello che dodici anni prima era completamente scomparso nel nulla lasciandola da sola con i genitori.

Quando dopo la gara del ragazzo lei e i genitori erano tornati a casa, con i due che l'avevano rassicurata dicendo che Gunter sarebbe tornato a casa il giorno dopo perché dovevano controllare che non si fosse fatto male per la caduta, Sam aveva sperato di poter rassicurare il ragazzo con un abbraccio ma non aveva mai avuto l'opportunità di farlo e non aveva più rivisto il fratello. A peggiorare il tutto ci si era messo il fatto che lei all'epoca aveva solo dieci anni e non aveva un telefono e quando l'aveva avuto non era mai riuscita ad avere il numero di Gunter per contattarlo, nemmeno i suoi genitori avevano voluto darglielo dicendole che non doveva pensare a qualcuno che li aveva abbandonati.

Sam non si capacitava del perché Gunter avesse deciso di scappare di cada dopo quella gara ma crescendo e soprattutto in quel momento un po' lo invidiava: voleva andare via anche lei di casa.

-vado a cambiarmi- disse velocemente la rossa abbassando lo sguardo e correndo lontano dai suoi genitori con quasi le lacrime agli occhi.

-Samantha Strauss vero?- la rossa alzò lo sguardo per incrociare quello nero di una donna, dall'aspetto austero, che la stava guardando come se stesse esaminando attentamente quale frutta prendere al supermercato per evitare quella marcia.

-si...lei è?- domandò Samantha cercando di darsi un minimo di contegno, non sapeva il perché ma le stava iniziando a sembrare un'allenatrice di pattinaggio anche se non l'aveva mai vista prima.

-Madame Juliette signorina- si presentò lei -hai del potenziale-

-la ringrazio- sorrise debolmente Samantha.

-ovviamente c'è molto da migliorare nella forma ma sono cose che con il mio allenamento potresti perfezionare in pochissimo tempo, forse anche in poche settimane-

-davvero?- domandò sorpresa Samantha che stava sperando in qualche invito formale da parte della donna ad andare a fare almeno un allenamento con lei.

-ovviamente, sono la migliore per quanto riguarda l'allenamento di giovani promesse come te. Ti aspetto al palazzetto di Philadelphia questo mercoledì- le disse la donna salutandola con la mano -alle tre del pomeriggio- e se ne andò così come era arrivata lasciando Samantha tra lo sconvolto e il felice. Quella donna voleva davvero prenderla? Non vedeva davvero l'ora di poter dare prova del suo valore proprio a Philadelphia e perché no cercare anche di capire se qualcuno li ancora era in contatto con suo fratello. Doveva solo dirlo ai suoi genitori.

-chi era quella donna?- Samantha si voltò di scatto guardando con un sopracciglio alzato proprio i due a cui stava pensando.

-vi avevo detto che mi andavo a cambiare perché mi state seguendo?- domandò la ragazza incrociando le braccia al petto.

-le facciamo noi le domande signorina- disse sua madre puntandole il dito contro -con chi stavi parlando?-

-con Madame Juliette, ha detto che ho del potenziale e mi vuole allenare- continuò fiera Sam anche se non erano proprio quelle le parole che aveva detto la donna ma i suoi genitori non le avevano ascoltate, almeno lo sperava.

-e quando vorrebbe farlo? Per non parlare del fatto che ti paghiamo già un allenatore- sbottò suo padre e Samantha prese un profondo respiro prima di finire di spiegare quello che le aveva detto Madame Juliette:

-a Philadelphia, questo mercoledì alle tre- e Samantha vide chiaramente i suoi genitori cambiare completamente espressione.

-non se ne parla proprio- disse sua madre scuotendo la testa per niente contenta di quella possibilità.

-signorina sei brava ma a Philadelphia tu non ci puoi andare-

-perché no?- domandò di bottò Sam -perché mio fratello si e io no?-

-e dov'è tuo fratello adesso?- ringhiò suo padre facendola bloccare di colpo -non se ne parla proprio che tu te ne vada da sola in una grande città a fare trottole: fino a quando rimani a casa nostra non ti muoverai da questa città-

-e se me ne andassi?-

-non resisteresti nemmeno due giorni da sola e senza soldi- ringhiò sua madre mentre Sam voleva esplodere: perché volevano tapparle così tanto le ali? Perché non la lasciavano esprimere il suo completo potenziale?

-lo vedremo- disse Samantha in preda alla rabbia: voleva andarsene -se non mi vedete tornare a casa non mi cercate, probabilmente se accenderete la tv potrete vedermi gareggiare a livello internazionale finalmente- urlò in fine la rossa voltando loro le spalle, e ignorando completamente la loro urla, cercò di arrivare velocemente nello spogliatoio e poi a casa dove avrebbe recuperato i pochi soldi che aveva messo da parte lavorando come cameriera durante le vacanze negli anni del liceo e poi sarebbe partita per Philadelphia sperando di essere presa realmente da Madame Juliette.


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