CAPITOLO IX

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Aveva trascorso buona parte della domenica a riempirsi la testa di album targati Stackridge pur di non alimentare l'eterno conflitto tra cuore e ragione; un acceso conflitto che minacciava, più di qualsiasi altra emozione, di farla uscire di senno. Stravaccata sul divano, una bottiglia semivuota di acqua tonica in mano, tornò d'improvviso ad arrovellarsi il cervello con l'ennesima, scomoda domanda: cos'avrebbe detto ad Alessandro? E a quale stratagemma sarebbe ricorsa per defilarsi a seguito della consueta presentazione e prendere il primo treno per Torino?
Magari poteva rifilargli la solita scusa: una tremenda nostalgia l'aveva travolta come un fiume in piena, spingendola a rimettere piede "in patria" prima del previsto.

Scosse la testa, inorridita dai suoi stessi pensieri. Mr. Mick, il quinto album degli Stackridge, continuava nel frattempo a fare da sfondo a quelle tormentose elucubrazioni che, come al solito, minacciavano di distoglierla dai suoi buoni propositi.
Perché bagnarsi la testa prima di piovere? Magari l'indomani avrebbe avuto il coraggio di rivelargli la verità, e... Scosse ancora la testa. 
Sei solo una vigliacca. Ecco cosa sei! si redarguì, le note di quel disco suonavano sempre più distanti alle sue orecchie. Non sarebbe mai riuscita a dirglielo, o perlomeno non tanto presto. In fin dei conti, aveva visto Federico soltanto tre volte, e non le era nemmeno ben chiaro cosa provasse nei suoi confronti – tralasciando una grande curiosità e quella strana attrazione che la spingevano a scandagliare ogni suo singolo cambiamento di espressione, come ad analizzare ogni suo discorso, che pareva nascondere un mucchio di significati. Quindi... perché parlargliene subito?

Amanda sospirò. Alcune volte, incredibile a dirsi, quasi rimpiangeva quegli intensi pomeriggi trascorsi a studiare sui vari tomi universitari coltivando la segreta speranza di superare con successo i numerosi esami di profitto. Nessun problema, nessun pensiero scomodo che non riguardasse in via esclusiva la materia in questione, nessun pomeriggio "vuoto". Adesso, invece, aveva a sua disposizione davvero tanto, fin troppo tempo per processare gli ultimi avvenimenti, per analizzare con estrema calma quella cascata di sentimenti contrastanti che, pur avendo in larga parte accantonato durante quegli anni, non erano certo scomparsi. Per pensare a cosa dire ad Alessandro, a come comportarsi con quel Federico.

Si alzò pigramente dal divano, le mani in fronte. Era appena diventata una scrittrice affermata e tutto quello a cui riusciva a pensare era dannarsi sulla questione Alessandro e assimilati?

«Ah, uomini!» esclamò, esasperata. Quei due le avrebbero mandato in pappa il cervello, prima o poi!

Trattenendo l'ennesimo sbuffo, raggiunse la corposa libreria situata nell'angolo sinistro del soggiorno. Qualche settimana prima aveva modificato quasi completamente la disposizione dei vari libri su ognuno dei sei scaffali che la popolavano, come soleva fare due volte al mese. Se qualcuno avrebbe giudicato questa operazione a dir poco folle – oltre che una faticaccia inutile –, per Amanda nascondeva un ben preciso significato. Inspirò a fondo, quindi chiuse gli occhi, entrambe le mani posate sul terzo scaffale. Fece avanti e indietro con i palmi delle dita almeno un paio di volte; poi si fermò, di scatto, puntando l'indice destro contro un libro a caso. Riaprì gli occhi.

La Bottega dell'Antiquario, di Charles Dickens.

Bingo! pensò, i suoi occhi s'illuminarono all'istante. In tutti gli scaffali si era divertita a posizionare qualche romanzo che non aveva ancora avuto modo di leggere, e questa volta le era andata proprio di lusso. Qualche giorno prima aveva infatti pescato Il Cavaliere Inesistente di Calvino, che però aveva già letto un paio di volte, perciò aveva pensato di ritentare la fortuna lasciando passare un'altra settimana. Sì, magari era un gioco stupido, ma a lei piaceva parecchio dilettarvisi.

In Un Giorno QualunqueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora