Le guance arrossate, gli occhi imbevuti di pianto. Un pianto che, di lì a poco, s'era fatto sempre più disperato.
Quel castello di carte che tanto aveva faticato a costruirsi negli anni era crollato in un attimo. Era bastato un 'nonnulla' per farne tremare le fondamenta fino a distruggerle.A suo padre non importava nulla di lei. Adesso, ne aveva avuto la piena conferma. Dopo quella piazzata a casa sua, non si era neanche preso la briga di telefonarle. Ma d'altronde, gli aveva forse lasciato anche soltanto uno spiraglio per dire la sua?
Amanda era più che consapevole di non averlo fatto. Aveva perso il controllo, e quel comportamento non era da lei. C'era soltanto una spiegazione a quell'accesso di rabbia e delusione cocente: la speranza aveva lasciato il posto alla più completa amarezza. Durante il pranzo, Francesco – doveva sforzarsi di non pensarlo più come a suo padre – non l'aveva quasi degnata di uno sguardo. Alcune volte, Amanda aveva persino l'impressione che fosse stata proprio lei, la causa di tutto. Della distruzione di quella famiglia che in ogni singolo aspetto le era sembrata perfetta.
Dalle parole di Grazia (come dalla reticenza del padre), aveva d'altronde maturato un profondo sospetto, a cui però non si azzardava a dare un nome. Con grande fatica, si era trattenuta dal richiamare Alessandro perché non voleva di certo rovinargli il Natale. Per come lo conosceva, avrebbe senz'altro preso fin troppo a cuore la questione, precipitandosi in tutta fretta da lei. Sentiva, però, la strana esigenza di telefonare almeno a Federico. Senza pensarci troppo, compose il numero. Erano ormai scattate le otto di sera, quindi magari non l'avrebbe disturbato troppo.L'uomo le rispose dopo un paio di squilli. «Amanda! Mi fa davvero piacere sentirti, spero tu abbia trascorso un buon Natale.»
Amanda affondò la testa sul cuscino, era quasi immersa nel buio totale della sua stanza e riusciva a carpire ben poco. Ma non voleva accendere la luce: avrebbe senz'altro visto qualcosa che non le sarebbe piaciuto, incrociando di sfuggita la propria figura davanti allo specchio. Non si era mai sentita così devastata come in quel preciso momento.
«Io spero tanto che l'abbia passato tu», pigolò. «Perché il mio è stato un disastro.»
«Che intendi dire? Amanda, per caso... per caso hai pianto?» aggiunse Federico dopo un po'.
Amanda tirò su col naso. «La mia voce è così orribile?»
«Ti prego, dimmi che è successo.»
«Io e mio padre abbiamo litigato. O meglio, sono stata io a sbottare. E gli ho detto addio per sempre. Sì, lo so cosa stai pensando», chiarì Amanda, a fronte del silenzio dell'uomo. «Che non dovevo agire così avventatamente. Che avrei dovuto permettergli di spiegarsi, anche se di sicuro non mi avrebbe mai detto il vero motivo per cui lui e mamma si sono separati. Avrebbe taciuto e si sarebbe inventato l'ennesima scusa. Cosa che tra l'altro ha fatto anche oggi.»
Federico non rispose nell'immediato al resoconto della ragazza, sembrava proprio che l'avesse lasciato senza parole. «Io penso che chiunque al posto tuo si sarebbe arrabbiato, Amanda», le disse poi. «Ormai sei una donna, e... avresti tutto il diritto di sapere cos'è successo.»
«Mio padre non la pensa così. E non capisco se lo stia facendo per proteggermi, oppure...» Scosse la testa. «Non riesco a pensare che la colpa sia di mamma, capisci? Lei avrà fatto anche parecchie cose discutibili in vita sua, però... No, mi rifiuto di credere a qualsiasi allusione sul suo conto.»
Federico sospirò. «Ti capisco. Ma tutti quanti possono commettere errori, e magari ritrovarsi in situazioni talmente ingarbugliate da non sapere più come uscirne.»
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In Un Giorno Qualunque
ChickLit[COMPLETA] Amanda Benassi è appena diventata una scrittrice affermata. Non è mai stata una ragazza particolarmente estroversa, tantomeno appariscente. Tutto d'un tratto, si ritroverà catapultata in una realtà completamente diversa da quella di un t...