CAPITOLO XXXII

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Durante la lettura, Federico aveva stretto le labbra più volte, lo sguardo sconvolto, gli occhi lucidi. Le mani che gli tremavano, anch'esse testimoni di un'incredibile e dolorosa verità, ignorata sin dagli albori. Poi, era scoppiato in un pianto disperato. Quello era il pianto di un uomo che aveva a lungo sofferto per amore, e che mai aveva scordato quella ragazza tanto capricciosa, ribelle e altrettanto affascinante. La ragazza dei suoi sogni. Una ragazza dai modi impossibili, quanto impossibile da cancellare. Una ragazza che in realtà era già donna, e che diventò ancora più donna quando rimase incinta proprio per mano del suo Federico, che non smise di singhiozzare nemmeno quando Amanda lo strinse forte a sé, pregandolo di calmarsi.

«Ti ha amato tanto», gli ripeté lei, i palmi ad accarezzargli piano la schiena.

Federico non riuscì a dire una parola, i forti singhiozzi che lo scuotevano dall'interno, un profluvio di lacrime che gli scendeva, senza posa, dagli occhi. Anche la figlia non mancò di commuoversi. Mai avrebbe immaginato che suo padre potesse avere una simile reazione; che potesse dimostrarsi tanto debole di fronte a lei. Tenersi dentro per così tanti anni quel dolore, tra l'altro acuito dalla profonda convinzione che Valeria non provasse i suoi stessi sentimenti, doveva averlo indotto a trincerarsi nella solitudine e a indossare la maschera dell'uomo forte e dedito al lavoro pur di non crollare.

«Avremmo potuto essere felici», se ne uscì poi, lo sguardo atterrito. «Se davvero mi amava, avrebbe potuto—»

«Lasciare Francesco. Lo so.»

Federico scosse la testa. «Tuo padre, Amanda. Anche lui è tuo padre.»

«Senti, io—»

«No. Ascolta me, adesso.» L'uomo tirò su col naso e cercò di concentrarsi, la fronte aggrottata. «È stato Francesco, che ti ha cresciuta. Lui ti ha vista nascere, e ti è stato vicino per i primi nove anni della tua vita. Anche se non avrebbe dovuto allontanarsi da te, sono sicuro che farlo gli sia costato parecchio, e che ti voglia ancora bene. E molto. Nonostante tutto.»

«Lui mi ha ignorata per anni», gli fece notare Amanda, mentre un principio di agitazione le invadeva lo stomaco. «Lui non c'è mai stato, quando ne avevo più bisogno.»

«Nemmeno io c'ero. Sì, non ne sapevo niente, ma non credi che per lui sia stato peggio, per certi versi? Io ho vissuto per quasi trent'anni senza sapere che tu esistevi, Amanda. Lui ha dovuto convivere con il fatto che tu non fossi la sua vera figlia, e che Valeria l'avesse tradito. Ha senz'altro sofferto più di me.»

«Come fai a essere così altruista?» gli rinfacciò Amanda, sorpresa e sgomenta allo stesso tempo. «E poi, se davvero la pensi così, per quale motivo ti sei fatto vivo con me? Perché hai deciso di sconvolgermi tanto la vita?» A quell'ultima domanda, Amanda si sentì di nuovo in bilico. Gli occhi spenti, la voce incrinata. Aveva provato innumerevoli volte a immaginare come si fosse sentito Francesco. Ma lui aveva forse provato a immedesimarsi in lei? Aveva forse provato ad anteporre i suoi bisogni ai propri? Ci aveva mai provato? Ripensò per un istante a quei regali che le aveva portato poco prima che decidesse di partire per Madrid. Francesco aveva conservato tutti i suoi gingilli d'infanzia, e sembrava sinceramente pentito del suo comportamento. La scoperta della sua sterilità doveva averlo distrutto, come pure il trattamento ricevuto da Valeria. Certo, di sicuro qualche colpa ce l'aveva anche lui, ma la ragazza era convinta che la donna si sarebbe comunque innamorata di Federico, pur ricevendo tutte le attenzioni di questo mondo.

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