CAPITOLO XI

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Nell'ultima settimana, Amanda aveva continuato a ricevere una caterva di messaggi, mazzi di fiori freschi e occhiate furtive da parte dei suoi pretendenti. La sua popolarità cresceva di giorno in giorno, tant'è che persino i giornali locali non si risparmiavano di dedicarle almeno un trafiletto, se non addirittura un'intervista completa.

«Mi tolga una curiosità: il suo cuore è sentimentalmente libero in questo momento?» le aveva chiesto l'ennesimo giornalista dall'aria sfacciata.

Amanda aveva tirato fuori un sorriso di circostanza. Il suo cuore non era mai stato libero. Sin dall'infanzia, si era sempre concessa d'immaginare che all'interno di quel delicato contenitore vi fosse depositato tutto quell'amore che da sempre aveva sperato di poter regalare a chicchessia, nonché ricevere. Ma d'altra parte, quel suo stesso cuore aveva accumulato, a distanza di anni, anche tanti sentimenti negativi che nel tempo avevano esacerbato il suo dolore per quel senso di solitudine che tuttora l'accompagnava.

«No. Attualmente sono single. Anzi, singleissima», aveva risposto Amanda con aria tranquilla.

«Nutre una simpatia per qualcuno in particolare?» aveva insistito però l'altro, palesemente insoddisfatto.

Amanda aveva negato anche stavolta. Certo, ogniqualvolta che la sua mente tornava a Federico, non era sicura di essere stata del tutto sincera. Ma la natura del suo rapporto con lui le era tuttora estranea. Le arrecava infinita, assoluta confusione. D'altra parte, pure Alessandro le stava parecchio simpatico, no?
A ben guardare, l'unica persona che in quel periodo riusciva a dargli la giusta stabilità non era altri che lui. Amanda giudicava il suo sostegno come un qualcosa di assolutamente prezioso, un qualcosa a cui lei non avrebbe mai potuto rinunciare. Il loro legame si stava evolvendo, facendosi portavoce di una perfetta corrispondenza di amichevoli sensi che lei stessa aveva instaurato ben poche volte, nel corso della sua vita. Alessandro non le chiedeva praticamente nulla in cambio. Aveva a cuore la sua serenità, il suo prestigio come scrittrice – un bellissimo appellativo che però, di settimana in settimana, diventava sempre più impegnativo da portare –, come i suoi stati d'animo, che spesso cambiavano in modo assai repentino.

«Ennesima letterina stucchevole?»

Amanda si volse di scatto. Alessandro era appoggiato allo stipite della porta della stanzetta dell'ennesimo hotel – in quel momento deserta – adibita ai giochi da tavolo, un sorrisetto a metà tra il divertito e il pensieroso. «Da quanto tempo sei lì?»

L'altro fece spallucce. «Dal tempo necessario per capire che qualcosa non va. Cos'è quella faccia triste?»

«Niente di che. Sul serio.»

Alessandro entrò nella stanza, estrasse una sedia dal tavolinetto e le si sedette accanto. «Potresti essere più convincente?»

Lei sospirò. «So che dovrei essere al settimo cielo per tutto quello che mi sta capitando nelle ultime settimane. Però... questa cosa non riesco proprio ad accettarla», gli rivelò, indicando il foglio di carta che teneva tra le mani. «Per tanti anni ho – letteralmente – elemosinato l'affetto e la presenza di mio padre. Ho cercato in tutti i modi di attirare la sua attenzione, di diventare per lui una figura di spicco. Insomma, ho cercato in tutti i modi di riportarlo da me

«Mi stai dicendo che volevi diventare una scrittrice professionista soltanto per farti ammirare da lui? Perché lui fosse fiero di te?»

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