CAPITOLO XXIV

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«Sai, mi sono divertito molto oggi. Fare shopping con te non è stato così terribile.»

«Cosa ti avevo detto?» gli rispose Amanda, un guizzo di assoluta fierezza nello sguardo.

Alessandro puntò l'indice in alto, accantonando per un istante la forchetta intrisa di gamberetti. «Mi auguro, però, che anche il negozietto di musica sia stato di tuo gradimento.»

«Sì, mi è piaciuto molto», gli rispose, mentre un fugace accenno di malinconia s'impadroniva dei suoi occhi.

«Qualcosa non va?»

«Non posso nasconderti proprio niente, eh?»

«Direi di no. Ma se per caso preferisci non parlarne, non preoccuparti. Non sei tenuta a farlo.»

La ragazza bevve un lungo sorso d'acqua, quindi posò il bicchiere. «Sai, io e Federico abbiamo parlato molto spesso di musica. Ci piacciono più o meno le stesse cose. E... e tra i tanti vinili che ho notato tra gli scaffali, spiccava tra gli altri quello degli Stackridge, il gruppo che ho conosciuto grazie a lui.»

«Friendliness, quindi.»

«Sì. Non saprei dirti perché ho deciso di acquistarlo. È come se una forza misteriosa mi abbia spinta a farlo senza che potessi impedirmelo.»

«Forse, in fondo in fondo, ti piacerebbe conoscerlo meglio. Credo sia normale provare curiosità, nonostante quello che hai scoperto.»

Amanda addentò un bocconcino di filetto in crosta, l'aria distratta. «Non lo so. Quando ci vedevamo, provavo sempre una strana emozione. All'inizio, non mi sapevo spiegare se provassi un qualche cosa di somigliante all'amore, ma dopo qualche tempo, ho cominciato a razionalizzare il tutto. Così, "ho deciso" che no, non poteva trattarsi di quel sentimento. Stavo cominciando a provare dell'affetto, però. Ed era così inconsueto, per me. Non riesco tanto facilmente a legarmi alle persone.»

«Nemmeno la tua infanzia è stata semplice, quindi la tua difficoltà è comprensibile.»

«Ricordo ancora la sofferenza nel suo sguardo quando gli ho detto che sarei andata a prendere qualcosa al bar con il mio presunto padre. È stato in quel momento, che mi ha detto che non avremmo dovuto vederci mai più.»

Alessandro allungò la mano fino all'altro capo del tavolo, quindi strinse quella di lei con infinita tenerezza. «Te l'ho già detto che sei la donna più forte che conosca?»

Amanda accennò un sorriso. «E a te l'ho già detto che non mi dispiace per niente essere qui con te questa sera?»

L'altro la fissò negli occhi. Stavano brillando di una luce nuova. Proprio come i suoi.
«Come immaginerai, non dispiace per niente nemmeno a me. A dirla tutta, avrei tanto voluto invitarti a cena una di queste sere, ma...» Fece spallucce. «Temevo di essere inopportuno, e quindi... Insomma, non credo che ne avrei avuto il coraggio, se non fosse stato per Monica.»

«Eh già, sembra proprio che abbia voluto darci una mano», enunciò Amanda, le gote leggermente arrossate. La confessione di Alessandro aveva fatto sorgere in lei un'emozione del tutto diversa dal solito. Lui era così trasparente, così genuino!
Così discreto e...

Così affascinante, sentenziò la solita vocina al posto suo.

Alessandro trattenne il palmo di lei nel proprio per qualche altro minuto, poi si ritrasse.

In Un Giorno QualunqueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora