CAPITOLO III

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«Dì la verità... ci saresti uscita volentieri, non è così?»

Amanda mollò la tazzina di caffè, la bocca piegata in una smorfia di sorpresa. «Scusami?»

«Con quel tipo», reiterò l'altro facendo spallucce, mentre la guardava di sottecchi.

La ragazza mutò espressione, quindi sorrise appena. 

È una domanda retorica? avrebbe tanto voluto rispondere, ma all'ultimo secondo si decise a stuzzicarlo un po'. 

«Se io ti dicessi che, in effetti, morivo dalla voglia di dirgli di sì?» replicò, ammiccando leggermente.

Alessandro spalancò gli occhi. «Se davvero morivi dalla voglia di farlo, allora significa che in questi anni non ho capito un accidente di te!»

Quando Amanda incrociò di nuovo il suo sguardo, nessuno dei due resistette all'impulso di ridere. «Touché!» esclamò, quindi tornò a sorseggiare il suo caffè. Avevano appena finito di cenare e si stavano godendo un po' di relax sostando nel piano bar dell'hotel, dove avrebbero soggiornato per un paio di notti.

«Dai, torniamo seri. Come pensi che sia andata questa serata?»

«Credo sia andata...» Amanda finse di pensarci un po' su. Non riusciva ancora a processare ogni singola emozione che albergava dentro di lei, ma, a conti fatti, non poteva che sentirsi felice. Tremendamente felice. «Alla grande!» 

Molestatori a parte, ovvio, pensò, tenendo quella riflessione per sé.

«Mi dispiace tanto», mormorò Alessandro, come se le avesse letto nel pensiero.

«Per cosa?»

«Be'... non dev'essere stato facile per te. All'inizio, intendo.»

«Se ti riferisci a quel simpaticone, no. Non è stato facile. Ma ti ringrazio di nuovo per essermi venuto incontro.» Amanda gli strinse il braccio in segno d'affetto, quindi riprese a degustare la sua bevanda preferita.

Alessandro tornò a sorridere. «Era il minimo. Anche se gli avrei volentieri dato un pugno in faccia.»

«Anch'io, lo confesso. Ma c'era in ballo il mio sogno, no? E non riesco ancora a credere che tutte quelle persone fossero lì per me!»

«E siamo solo all'inizio», osservò lui. «Prossima tappa... la fantastica Milano!»

«Mamma mia...» La ragazza scosse la testa, gli occhi sognanti. «Dici che in un futuro non troppo lontano potremmo ripetere questo stesso identico tour senza tutta la pressione che, ora come ora, incombe sulle nostre teste?»

Alessandro assottigliò gli occhi, un sorriso a metà tra il malizioso e il divertito. «Sicura di volerci venire con me? Guarda che poi cominceranno a scambiarci per una coppietta smielata e priva di contegno pur non facendo una cippa, eh!»

Amanda scoppiò a ridere. «Ma va là, come sei subdolo!» gli rispose, facendo un gesto vago con la mano. «Ce l'abbiamo scritto in faccia che siamo solo buoni amici, quindi fossi in te non mi preoccuperei più di tanto. In barba alle riviste scandalistiche, certo!»

«Già...» sospirò lui, lo sguardo fisso sulla tazzina ormai vuota, da cui si era sorbito un buon tè caldo. «Buonissimi amici», sottolineò. «Amanda...» Un altro sospiro, questa volta più profondo. «A tal proposito...» Scosse per un momento la testa, la mano sinistra a giocherellare con la tazzina. «Sono davvero felice per te. Non ho mai dubitato del tuo talento.» La fissò negli occhi. «E... e sono altrettanto felice che ti sia sempre fidata del sottoscritto. Per un agente letterario significa tanto. Che lo scrittore che egli stesso rappresenta nutra fiducia in lui, intendo», precisò. «Anche se... tra me e te la questione è un po' diversa, adesso. Da un po' di tempo, ecco... considerandoti ormai come un'amica, per certi versi... non mi sento più "il tuo agente". Non so se mi spiego.»

In Un Giorno QualunqueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora