CAPITOLO X

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Amanda scese dal treno. Il suo orologio da polso segnava le otto in punto, il fastidioso vento dicembrino a scompigliarle i capelli. Il cielo ormai scuro.
Giusto in tempo per la cena, pensò, dirigendosi stancamente verso l'uscita della Stazione di Genova Bignole.
Sbadigliò. Nonostante il doppio viaggio l'avesse privata di ogni energia, non era comunque riuscita ad appisolarsi nemmeno per un istante. Aveva combattuto con troppi pensieri. La stanchezza, però, stava cominciando ad avere la meglio. Aguzzò la vista. «Eccolo là», bisbigliò. Agitò leggermente la mano e Alessandro la notò quasi subito, quindi rispose al saluto e le corse incontro. Aveva insistito così tanto perché andasse a riprenderla in stazione, che Amanda non aveva potuto fare altro che assecondarlo.

«Brrr, qua si gela!» esclamò Alessandro appena la raggiunse. Si fregò le mani. «Dai, questa dalla pure a me», le disse, offrendosi di portare al suo posto la grossa busta che la ragazza teneva sotto braccio.

«Tranquillo, non è necessario.»

«Be', sarai stanca. Dai, la porto io. Anche perché ho il vago sospetto che sia mooolto pesante.»

«Non hai tutti i torti, mio caro detective», ammise Amanda, ridendo insieme a lui.

Alessandro gliela sfilò con dolcezza dalle braccia e prese a incamminarsi. «Cos'è, adesso sono finito dentro ai tuoi romanzi?»

«Chissà. Magari un bel giorno potresti finirci davvero», lo prese in giro lei, facendogli la linguaccia.

«Aspetterò con ansia il giorno in cui diventerò famoso anch'io, allora», le diede manforte lui, l'aria falsamente impettita.

Amanda rise ancora di più. «Dovrei prima vedere cosa ne pensa Beltrand. Sai, non vorrei che mi diventasse geloso», gli rispose, tra una risata e l'altra.

«Lui geloso? Nah, non è proprio il tipo. Anzi, credo sarebbe parecchio orgoglioso di condividere le sue brillanti congetture con un collega. Comunque, a parte gli scherzi, cosa diavolo hai comprato? Questa busta pesa un quintale!»

«Attento a quello che dici, o il tuo regalo potrebbe finire sulle rive della spiaggia di Camogli», lo avvertì lei, tutt'altro che seria.

Alessandro la guardò stranito. «Il mio regalo?»

La ragazza strizzò l'occhio. «Prima la cena, e dopo il regalo.»

L'altro scosse la testa, allibito. «Dio, sei incredibile.»

«Lo so.»

«Mi dici come faccio ad aspettare, adesso?»

«Semplice. Aspetti e basta.»

«D'accordo, farò il bravo bambino», borbottò lui, sospirando.

Amanda gli lanciò un'occhiata soddisfatta. «Così ti voglio.»

Non appena svoltarono sulla destra percorrendo l'ultimo tratto di strada che li avrebbe condotti a destinazione, però, Alessandro provò comunque a ficcare il naso dentro la busta.

«Aleee... cosa ti ho appena detto?» lo redarguì Amanda, dandogli una leggera spallata.

L'altro sbuffò. «Andiamo, stavo soltanto—»

In Un Giorno QualunqueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora