45•capitolo -Afterglow-

682 42 107
                                    

Roman

Sono passate soltanto poche ore da quando Beatriz se n'è andata, e a me già manca il respiro per la sua mancanza. Non faccio che fare avanti e indietro in camera mia e il solo pensiero che non la rivedrò mi fa male. Va bene, esagero, non è che non la rivedrò. È sempre amica dei miei amici, ma non sarà lo stesso che averla in casa. Un lungo sospiro esacerbato rimbomba in camera mia ed esco, guardo per un attimo la sua stanza vuota e il vuoto lo sento davvero, dentro al petto. Scendo di sotto con l'intento di passare il tempo e non pensarci, ma non appena lo faccio, mi accorgo che c'è mio padre appollaiato sul divano a guardare una vecchia partita del Real Madrid. Non si accorge subito di me, solo quando mi avvicino e lo affianco. Rimaniamo in silenzio, tanto la nostra relazione è caratterizzata da silenzi imbarazzanti o da litigate senza senso.

«Non esci con Beatriz?» mi domanda, per una volta sento davvero la sua tristezza. Mi ricordo di averla già vista questa scena quando è morta mia madre, come al solito cercava di non far vedere quanto stesse male, eppure i suoi occhi erano disperati e non c'era modo di poterlo nascondere. No, i suoi occhi non sono come allora, non soffre come in quei giorni, però sa di essere rimasto solo, ancora una volta.

L'amore per mia madre, quello, è qualcosa che si prova una volta sola nella vita e averla persa lo ha distrutto.

«Ci siamo mollati» confesso a mio padre, si gira verso di me e mi scruta da lontano.

«Davvero?»

Annuisco, ma quando lo faccio non sono più convinto di niente. Lo guardo e penso che non voglio diventare triste come lui, in fondo lui ha perso tutto. Ma io?

Beatriz continua a dire che mi ama e io a negarle il mio sentimento non fidandomi di lei. Diventerò come mio padre?

«Sì» un sorriso finto contorna le mie labbra. «È andata così!»

«Forse è meglio così. Il gioco non vale la candela» da mio padre non potevo aspettarmi altra risposta, se mi avesse risposto in un altro modo non ci avrei creduto. Eppure lo capisco, dopo tanto tempo comprendo perché lui si senta così. La vita è stata ingiusta con lui, lo ha privato dell'amore della sua vita e poi della sua nuova moglie in pochi anni.

E con me è stata ingiusta la vita?

Si, mi ha privato di mia madre, ma... forse ancora posso fare qualcosa per riprendermi l'amore; probabilmente ci devo soltanto provare, devo saltare nel vuoto per capire fino a che punto Beatriz sia sincera.

Anche se ho una paura matta di prendere una fregatura.

Mi alzo di scatto e mio padre mi guarda confuso.

«Io penso di sì, pa. Penso che il gioco valga la candela.»

Comincio a correre, come un pazzo. Prendo la porta e mi dirigo fuori, non penso neanche di prendere un autobus o di chiedere a mio padre l'auto, corro e basta; quando arrivo nella casa del padre di Beatriz, cerco di prendere l'aria che mi serve per respirare. Sto sudando, mi asciugo il sudore che mi ha imperlato la fronte. Busso e il cuore martella nel petto, quando Camila si presenta alla porta, un sorriso gioioso le contorna le labbra e capisco di essere nel posto giusto.

«È in camera sua» mi dice senza nemmeno chiedermi perché sono qui, lei lo sa.

La ringrazio con lo sguardo e faccio un ultimo sforzo per arrivare in camera sua, busso e ancora una volta perdo il battito.

«Non ho voglia di fare niente, lasciatemi in pace!» urla il mio bocconcino.

Spero che sia ancora mia!

Entro di soppiatto in camera sua senza chiederle il permesso, come sono solito fare.

«Vi ho detto che...» sta per dire, ma quando si accorge di me raddrizza la schiena e si alza in piedi. Mi guarda e nel suo sguardo ritrovo tutto quello che ho perso e che mi è mancato. Il disagio, il pezzo di cuore, tutto. Perché lei è tutto per me e questo, sebbene ci ho provato con tutto me stesso a negarlo, non è mai cambiato. Pure se mi sono fatto male da solo.

Afterglow (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora