14•capitolo -il mio bocconcino-

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Beatriz

Non riesco a smettere di pensare a ciò che è successo la scorsa notte. Ho davvero baciato Roman, il mio fratello acquisito che odio tanto. Era da un paio di settimane che non lo riuscivo più a vedere nello stesso modo, precisamente dal giorno in cui mi ha raccontato di sua madre, ciò che non avrei creduto però, è che mi sarei spinta a tanto. E ora mi chiedo perché l'ho fatto, come mi è venuto di mettermi alla prova proprio con lui e soprattutto, quanto è stato umiliante il suo rifiuto. Da quando lo conosco, l'ho visto con un mucchio di ragazze che, secondo me, lui non saprebbe neanche quantificare. Questo però non gli ha impedito di rifiutare me, chiarendomi il fatto che mi trova poco attraente. È stato umiliante vederlo staccarsi da me quasi avessi la peste e purtroppo, da quando è successo, non posso evitare di pensarci. Mi sono sempre sentita poco attraente e il vederlo allontanarmi me ne ha dato la certezza e la cosa tragica è che se lui non si fosse staccato avrei continuato a baciarlo.

«Bea, ci sei?» mi ridesta la mia amica Ana che è di fronte a me e io mi ero perfino dimenticata della cosa assorta come sono tra i miei pensieri. «Se non mi aiuti con questo stupido compito di matematica, il prof Ortega mi boccerà davvero e i miei genitori non aspettano altro che usare questo contro di me» sbuffa, innervosita.

Il prof Ortega ha deciso di mettere alla prova la mia amica Ana, visto che l'ultima volta ha preso un brutto voto nel compito, lei e la matematica non riescono ad andare d'accordo; perciò le ha detto che se non avesse superato il test di domani, probabilmente l'avrebbe bocciata nella sua materia e questo non può succedere visto che Ana spera che i suoi genitori le paghino gli studi per stilista in Inghilterra. Ecco perché si sta davvero impegnando e ha chiesto a me di aiutarla.

«Hai ragione, scusa, ero... sovrappensiero» ammetto, ma questo non fa altro che incuriosire la mia amica che mi guarda con occhi inquisitori. Molla il libro che aveva tra le mani e so benissimo che sta per riempirmi di domande.

«E a cosa stavi pensando? Al tuo bel fratello acquisito Roman e al limone che vi siete scambiati.» Indietreggio di scatto e incurvo la testa, il cuore comincia a battere più forte e aumenta la rabbia verso Roman. Non posso credere che le abbia raccontato ciò che è successo tra noi, lo immagino già mentre mi prende in giro per avermi rifiutata. Già brucia abbastanza così, figuriamoci ora che lo sa Ana. Non esiste!

«E tu...» deglutisco agitata e cerco di contenere la rabbia verso Roman, ma non mi riesce molto bene. «Tu come lo sai che io e Roman...» Ana a quel punto mi guarda stranita, quasi fossi davvero strana ai suoi occhi.

«Bea, stai bene?» Poi spunta un sorriso che mi ricorda tanto Roman, quello che serve a sdrammatizzare tutte le situazioni, quello che tanto detesto in lui. «Ti ricordi che ti ho visto l'altra sera alla mostra? Santiago è andato su tutte le furie per questa storia.» E al solo nominare Santiago, un sorriso sornione si fa spazio sulle sue labbra, gode nel sapere che ha rosicato per quel bacio. Ciò mi fa tirare un respiro di sollievo, sono stata così tanto presa dalla rabbia verso Roman, che ho dimenticato che poteva riferirsi alla mostra.

«Sì, è... è vero» ammetto, cercando di mostrarmi disinvolta. «È stato così assurdo che me ne sono dimenticata. In ogni caso, andiamo avanti a studiare»

Ma la mia amica non è per niente d'accordo, ormai ho destato la sua curiosità e non mi lascerà in pace tanto presto.

«Oh no, signorina, ora che ci siamo voglio sapere perché tu e Roman vi siete baciati e non accetto un "Non ne voglio parlare" per niente al mondo» aggiusta le mani sui fianchi e giuro che il suo sguardo fa paura, perché sembra che farebbe di tutto per capire ciò che è successo tra noi.

«Ma non... non dovevi studiare? Ti ricordo che And...» mi mordo forte le labbra e spero che Ana non si accorga della gaffe che stavo per fare, perciò proseguo: «Il prof Ortega sarebbe capace di bocciarti.» Ma adesso Ana mi guarda ancora più stranita e non perde tempo a farmi notare ciò che ho appena detto.

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