Capitolo 1

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La pausa pranzo stava finendo ma nessuno sembrava volerlo far notare. Avrebbero saltato diritto anche quel pomeriggio.
Sdraiati sui lussuosi sedili in velluto del Jeongdong Theatre, non vi era nessuna intenzione di scoppiare la bolla di pace e fresco che vi avevano trovato, specie se ciò significava abbandonare le luci soffuse di quell'ambiente elegante e tetro per il sole cocente di giugno.

Jungkook, con le braccia distese lungo gli schienali dei sedili adiacenti al suo e le gambe divaricate, si guardava lentamente attorno, del tutto avvolto in quel rilassante torpore che il luogo offriva.

Appena un posto più in là c'era l'invalicabile limite che lo separava dalla smielata privacy di Namjoon e Jin, che da quando erano arrivati non avevano smesso un secondo di baciarsi.

Yoongi, stravaccato nella fila davanti a lui, si era girato e gli aveva rivolto uno sguardo esasperato.
"Se dovessi raggiungere questi livelli con Jimin allora ti prego di intervenire".

Jungkook rise nel vedere l'amico tornare nell'esatta posizione di prima nonostante quanto appena detto: abbracciato al sedile davanti con gli occhi felini fissi sul gruppo di ragazzi ai piedi del palco, scandagliava ogni volto in cerca di quello del suo ragazzo. Mugugnò che, non individuando la sua chioma grigia lì in mezzo, doveva per forza trovarsi dietro le quinte.

Altri come loro erano sparpagliati per tutto l'auditorio, mucchi sparsi che assistevano alle prove del concerto di fine anno. In realtà era stato proprio Yoongi ad averli trascinati lì: stavano aspettando che Jimin provasse la sua coreografia.

"Sono le 15:05! Yoongi, dobbiamo andare" Namjoon era saltato in piedi, risvegliato dal momento idilliaco con Jin. Nessuno reagì alle sue parole, solo il diretto interessato lo fulminò con lo sguardo. "Riporta la tua lingua nella bocca di Jin e taci. Chiederai gli appunti dopo".

Jungkook distolse lo sguardo dai due per riportarlo sul palco, dove erano stati posizionati un piano e un alto sgabello.
"Oh andiamo, quanti altri devono esibirsi ancora prima di lui?" Si spazientì sbattendo gli anfibi sul pavimento.

"Se mi presentano un altro moccioso del primo anno paralizzato dall'ansia me ne vado", giurò passandosi una mano in faccia.
"Doveva essere il raduno degli artisti affascinanti e appetibili da guardare se non da-" s'interruppe vedendo gli occhi di ghiaccio di Yoongi su di lui.
"-abbordare?". Finì con un sorrisetto innocente.

Un borbottio di sussurri e di rimproveri zittì tutti e lo salvò da un probabile insulto.
Non appena dal piano si propagarono le prime note Jungkook, con un sospiro annoiato, tornò a guardare davanti a sé. Un secondo suono si sovrappose a quella melodia nell'istante stesso in cui notò una seconda persona sul palco, accanto al pianoforte. Mentre quest'ultimo era occupato da una ragazza non meglio identificata, sullo sgabello accanto sedeva un ragazzo il cui volto era poggiato su un violino.

Jungkook scattò in avanti e fissò quella figura slanciata, splendente per l'eleganza nelle movenze delle braccia e per la dolcezza di quelle forme aggraziate. Percorse con stupore le gambe snelle avvolte dai pantaloni neri e gli venne l'acquolina vedendo la camicia bianca arrotolata sui gomiti. Con l'arco pizzicava le corde del violino e la solennità e il trasporto con cui suonava resero lucidi gli occhi scuri di Jungkook. L'atmosfera ultraterrena generata da quelle note e da quel ragazzo non parve essere così immotivata: il viso che Jungkook stava fissando non sembrava essere umano.

Era un angelo, con la luce che investiva il palco riflessa sulle sue ciocche corvine, lunghe e ribelli. Si staccò dallo sgabello proseguendo la melodia e aumentandone l'intensità drammatica. Avanzò di qualche passo e Jungkook, senza sapersene spiegare il motivo, si alzò in piedi, vittima di qualche sortilegio formulato da quelle note. Quando l'ultima si propagò per tutto il pubblico, il ragazzo allontanò lo strumento dal collo e si aprì in un sorriso che fece sussultare Jungkook, mentre un applauso inondava l'intera sala.

"Deve essere mio" parlò con voce ferma, restando immobile sul posto.
Jin lo guardò divertito: "E come pensi di fare?".

Prima che potesse rispondere, Yoongi troncò sul nascere il piano che l'altro avrebbe esposto e insieme architettato nell'arco di un secondo. "Non facendo."

"Come scusa?" Chiese stranito Jungkook che, come risvegliatosi, ora seguiva con lo sguardo Yoongi, diretto verso il palco. Quest'ultimo si limitò ad indicare l'oggetto dei desideri dell'amico che, circondato da altri ragazzi, rideva abbracciato alla pianista, sulle cui labbra stampò un piccolo bacio.
"Merda" sibilò sbattendo la mano sul sedile e distogliendo lo sguardo. Come poteva una ragazza così anonima stare con un dio come lui?
Sarebbe stata una sfida molto più complicata del solito, ma non fuori dalla sua portata (sebbene non sapesse neppure se quell'imprevisto andasse ad escludere totalmente un'attrazione anche verso i maschi o se invece pure loro fossero oggetto di apprezzamento del ragazzo). Ma tutte le piccole legittime incertezze erano state spazzate via dal suo ego: era certo che attribuirsi il potere di redimere gli etero non fosse troppo generoso da parte sua. E tanti avrebbero sostenuto questa convinzione spregiudicata. Lanciò un'occhiata a quel quadretto romantico ed intravide Yoongi lì in mezzo, un braccio ad avvolgere la vita di Jimin. Quest'ultimo stava ridendo scompostamente con il violinista-angelo sceso in terra, al che Jungkook scattò deciso verso le scale e raggiunse il gruppo a grandi falcate, seguito dalla coppia di amici.

A million little reasons • TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora