Capitolo 4

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"Andiamo, non è così male".
"È un coglione".
Taehyung recuperò velocemente i libri dall'armadietto per poi richiuderlo. Jimin alzò gli occhi al cielo e accelerò per non restare indietro.

"È vero che a volte parla a sproposito come è successo ieri". Si bloccò e, mordendosi la lingua, aggiunse sottovoce: "e anche l'altro ieri... però comunque-".
"Jimin. Diciamo che ti do retta e chiudiamola qua. Non mi interessa troppo farmi un'opinione su un tipo con cui non avrò mai niente a che fare." Taehyung parlò proseguendo per il corridoio e facendo un cenno ad alcuni amici che lo salutavano.

"Hai ragione ma è il migliore amico di Yoongi e se mai dovessimo uscire...". Non terminò la frase sentendo l'amico sbuffare, ormai stufo di parlare di Jungkook. Per chiudere il discorso, mentre apriva il raccoglitore che aveva in mano, disse: "Se mai dovessimo uscire prometto di non insultarlo. Lo ignorerò. Contento? Che hai ora?"

Jimin parve accontentarsi di quella promessa perché lasciò cadere il discorso: "Filosofia con Hari. Mi sta aspettando in classe. Ci vediamo a pranzo, ok?". Taehyung accennò un sì distratto, troppo concentrato a rileggere gli appunti. L'amico gli scompigliò i capelli per salutarlo e poi si dileguò verso l'aula.
L'altro andò avanti per un breve tratto da solo a testa bassa, fin quando non andò a sbattere contro qualcuno. Tutti i suoi libri caddero per terra, i fogli degli appunti sparsi sul pavimento ed inzuppati di caffè bollente, proprio come la sua camicia. Subito se la staccò dal petto per il bruciore che sentì sulla pelle.

Come vide tutte quelle pagine rovinarsi una ad una si piegò subito, ignorando il dolore, per cercare di salvare quanto possibile. "Cazzo", imprecò mentre recuperava i fogli rimasti quasi intatti. Due mani si unirono alle sue e raccolsero i suoi libri e il bicchiere di carta rotto.

"Mi dispiace Taehyung, stavo scrivendo un messaggio e...". Quella voce. Quella mano tatuata. Taehyung guardò il ragazzo accucciato davanti a lui.

"Ancora tu". Di fronte a lui c'era Jungkook, con la t-shirt nera attillata perché bagnata dal caffè e, a tracolla, un borsone dello stesso colore. Al tono accusatorio e stupito di Taehyung, si grattò la nuca e azzardò un sorriso di scuse, mentre gli passava i libri raccolti. Vedendo le narici dell'altro allargarsi ad un ritmo allarmante, Jungkook tentò di alleggerire la tensione: "Ah, era storia. Credo che Namjoon segua il tuo stesso corso. Chiederò i suoi appunti così-".

"Non serve".
Taehyung si era rialzato afferrando i libri che Jungkook gli stava porgendo e buttando tutti i suoi appunti, ormai illeggibili, nel cestino lì vicino.

"Non serve? È stato un incidente... vorrei rimediare". Si alzò anche lui in piedi e seguì l'altro che invece si stava avvicinando al bagno a passo svelto.

Taehyung spalancò la porta e studiò il suo riflesso allo specchio: una grossa macchia di caffè si era allargata sulla sua camicia bianca. Poggiò le mani sul bordo del lavandino e guardò a terra sperando di calmarsi. Jungkook al suo fianco lo osservò tranquillo.

Quando Taehyung alzò lo sguardo su di lui e vide quell'espressione spensierata non poté trattenersi: "Mi spieghi come fai ad essere così?! A scatenare il mio istinto omicida anche solo stando fermo?!". Sbottò il moro girandosi verso l'altro che subito prese a indietreggiare, sorpreso per la reazione che aveva provocato anche senza dire nulla. Taehyung nel frattempo avanzava, gli occhi feroci puntati su Jungkook che si ritrovò con le spalle al muro, preso in contropiede. Tentò di alleggerire la tensione, senza comprendere che ogni parola fuoriuscita dalla sua bocca fosse come benzina per la rabbia dell'altro.

"Ammetto che ci siamo incontrati in situazioni... particolari. Penso che forse dovremmo frequentarci più in tranquillità. Potrei offrirti un caffè". Abbassò lo sguardo sulla camicia dell'altro, del tutto impregnata di caffè. Al che continuò, con un sorriso di scuse: "O un'altra bibita, magari". Taehyung sbatté con forza il palmo sul muro accanto al corvino, facendolo sobbalzare.

"Non una parola oltre". Sussurrò in un chiaro tentativo di contenere l'esasperazione. Jungkook arricciò le dita dei piedi e si morse le labbra, cercando di non parlare. O di non emettere versi poco consoni. La vicinanza, l'improvvisa e violenta presa di posizione, la voce roca che soffiava quella minaccia... si schiarì la gola per darsi un contegno. Con un'ultima occhiata tagliente, Taehyung si discostò e tornò a guardarsi allo specchio, cercando una soluzione per quella larga macchia.

Jungkook, ancora poggiato al muro, aprì il suo borsone tirando fuori la t-shirt che avrebbe dovuto usare quel pomeriggio per l'allenamento, sul retro spiccava il suo nome "Kook" scritto in stampatello. La allungò a Taehyung che, dopo avergli lanciato l'ennesima occhiataccia, gliela strappò dalle mani.
Fissò l'indumento per qualche secondo: "ti aspetti che io vada in giro con questa maglia quando chiunque sa come passi il tuo tempo libero?".

Il viso di Jungkook si illuminò. Era una domanda, quindi l'altro doveva aspettarsi una risposta, no? Nonostante l'avvertimento di poco prima.
"E come passerei il mio tempo libero sentiamo?". Smise di trattenere il suo sorriso malizioso.
"Portandoti a letto un ragazzo diverso ogni settimana". Sputò Taehyung che, dopo il loro primo incontro, era riuscito a ricondurre a lui la fama che il nome "Jeon Jungkook" portava con sé. E il giorno precedente ne aveva compreso i motivi e anche gli effetti.

"Non vedo dove sia il problema" rispose il corvino incrociando le braccia al petto.
Come poteva guadagnare così tanti interessi ed attenzioni? Il braccio completamente tatuato poteva avere un suo fascino. Magari gli addominali scolpiti, ora messi in risalto dalla maglietta bagnata. Il piercing al sopracciglio? Erano tutte qualità che risposero all'unisono a quella domanda idiota sorta nella mente di Taehyung: Jungkook era bellissimo.
Peccato che non appena apriva bocca o mostrava il suo atteggiamento arrogante (allettante per alcuni, forse, ma non per lui) tutta l'attrazione nata da un primo sguardo veniva soppiantata da istinti violenti.

"Nessun problema fin quando non mi credono uno di quegli idioti." Jungkook rise della schiettezza di Taehyung che, nel frattempo, avrebbe tanto voluto aggredirlo.
Gli si fece vicino riprendendosi la maglietta e allargandola davanti allo specchio per riguardare il suo nome stampato sul retro. Immaginarla addosso a Taehyung lo fece quasi impazzire.

"Hai una soluzione migliore?".
Taehyung alternò lo sguardo dall'indumento tra le mani di Jungkook al disastro sulla sua camicia. Scosse la testa e, con la mascella contratta, cominciò a sbottonarsela. Ogni gesto fu seguito dagli occhi del corvino che sembravano aver già spogliato l'altro prima ancora che fosse arrivato al terzo bottone. Notando quello sguardo lascivo, Taehyung si fermò e stavolta gli mollò davvero un ceffone.
"Ahia! Va bene va bene mi giro." Anche rivolgendogli la schiena, lanciò comunque un'occhiata da sopra la spalla al fisico di Taehyung, di cui il giorno prima aveva avuto un assaggio. Era snello come appariva coperto dagli indumenti ma c'era un delizioso accenno di muscoli che portò Jungkook a inumidirsi le labbra con la lingua. Distolse lo sguardo e controllò l'ora: erano le dodici e trenta e, ormai, con mezz'ora di ritardo non sarebbe entrato a lezione. E se...
"Se non vuoi farti vedere così potrei accompagnarti a casa, così ti cambi. Tanto oramai le lezioni sono iniziate". Si girò per vedere la reazione dell'altro, che aveva infilato la maglia e si stava guardando la schiena allo specchio.

Taehyung si limitò a fissarlo.
"Così la tua ragazza non si ingelosirà vedendoti così". Lo provocò Jungkook.
"Hari non è gelosa". Jungkook schioccò la lingua. "Non mi è sembrato così, ti ha allontanato da me. Deve aver capito che rappresento una vera minaccia per il vostro amore perfetto e smielato".
Stavolta se ne rese conto da solo, ancor prima di vedere lo sguardo assassino di Taehyung. "Ti giuro che non lo faccio apposta. Sono così con tutti...". Bugia. "...solo che tu sembri arrabbiarti facilmente. Prometto che starò in silenzio per tutto il tragitto."
Gli sorrise porgendogli la mano.
"Andiamo?"

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