Capitolo 3

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"No Kook, tu non vai proprio da nessuna parte".
"Se ne è ricordato". Jungkook sbuffò non appena il suo allenatore, il signor Han, gli sbarrò la strada per gli spogliatoi; i suoi compagni, invece, erano andati tutti a cambiarsi, lasciandolo solo con il mister e con Yoongi. Vide infatti che l'amico aveva già cominciato a darsi da fare, a differenza sua che sperava davvero di sgusciare indisturbato fuori dalla palestra.

"Certo che mi sono ricordato. Non solo sei arrivato in ritardo, ma hai perso anche la scommessa". Gli disse con un sorriso crudele.

Infatti, il giorno prima Yoongi e Jungkook erano usciti troppo tardi dal teatro, arrivando in ritardo agli allenamenti pomeridiani. Il corvino aveva tentato di salvare entrambi dalla solita punizione: si era fatto promettere dal signor Han che, se lui avesse centrato venti canestri in un minuto, il giorno dopo loro due non avrebbero dovuto sgombrare la palestra alla fine dell'allenamento. Jungkook era il miglior giocatore della squadra ed un'impresa del genere era parsa ai suoi compagni tanto impossibile quanto avvincente. Ne aveva fatti diciotto, perdendo la scommessa ma guadagnando sicuramente l'ammirazione da parte di tutti.

E quindi eccolo lì: zuppo di sudore a pulire la palestra più in fretta possibile, allestendola per l'ora successiva.

"Jimin!". Jungkook sentì l'amico esclamare il nome del suo fidanzato, si girò e vide Yoongi sorridere verso il gruppo di ragazzi appena arrivato: tra di essi c'era Jimin che, accortosi di loro, si avvicinò velocemente, lanciando occhiatine al signor Han con la speranza che non lo vedesse.

"Che ci fate qui?", chiese mentre si allungava per dare a Yoongi un bacio sulla guancia.
"Vi prepariamo il campo da pallavolo". Jungkook sollevò la rete da terra come a mostrargliela.

"Jimin! Hai finito di intrattenerti? Possiamo cominciare?". Jimin sobbalzò sentendo la voce dell'allenatore che gli aveva gridato dall'altra parte della palestra. Si scusò e bisbigliò un saluto agli altri due.

Mentre correva verso il resto della classe, il signor Han si rivolse a loro: "Jeon vuoi stare lì a ricamarla? Muoviti e monta quella rete".

Jungkook stava per rispondergli prendendolo in giro come era solito, visto il legame stretto e quasi informale che ormai univa tutti in squadra dopo tutte le ore trascorse insieme ad allenarsi. Ma si bloccò quando notò il ragazzo-angelo del giorno prima - Taehyung - andare incontro a Jimin. Grazie alla tenuta sportiva, i pantaloncini e la maglietta a maniche corte, Jungkook ebbe l'occasione di ammirare il suo fisico: le sue gambe, non più fasciate dai pantaloni neri, erano lunghe e abbronzate. La t-shirt bianca lasciava esposti i bicipiti, non evidenti quanto i suoi ma incredibilmente eccitanti. Anche Taehyung dal canto suo lo aveva riconosciuto subito all'urlo del professore e ora che i loro sguardi si erano incrociati, non poté ignorarlo e non rispondere al saluto del corvino: lo risalutò facendogli un cenno con la testa. Mantenne però un'espressione fredda e distaccata che, d'altro canto, non scoraggiò il sorrisetto di Jungkook. Abbassò lentamente il braccio senza distogliere lo sguardo.

"E va bene, diciamo che non gli sto simpatico."
"Dici?". Gli rispose sarcastico Yoongi, che aveva ripreso a raccogliere i palloni da basket, lasciati sparsi dopo il loro allenamento.
"È bellissimo anche senza camicia".
Continuò a guardarlo mentre si avvicinava verso il centro della palestra per srotolare la rete e fissarla agli alti sostegni metallici posizionati ai lati. Proprio quando aveva fissato la prima estremità e stava attraversando il campo per raggiungere la seconda, si sentì chiamare.

Come si girò vide un ragazzo minuto ma molto attraente guardarlo con occhi enormi. Quei tratti gli erano incredibilmente familiari, ma non riuscì a ricordare quando l'avesse già incontrato. Ipotizzò che, molto probabilmente, c'era stato insieme una notte ma né l'occasione né tantomeno il nome sembrarono riaffiorare nella sua mente. Le opzioni erano troppe e lui, nel contemplarle, prese a massaggiarsi le tempie: forse era quello della festa di Minho. Oppure il ragazzo del compleanno di Hoseok? Quello gli pareva di ricordarselo piuttosto basso...

"Jungkook, perché non mi hai richiamato?" Chiese il ragazzo con un filo di voce guardando a terra. "Ho provato a sentirti ma non hai mai risposto".

Il corvino si morse la lingua. Odiava quando accadeva. Cercava sempre di essere brutalmente sincero: non voleva niente che non fosse un'unica notte di piacere. Forse i ragazzi sottovalutavano le sue parole, convinti di poter essere i prescelti destinati a fargli cambiare idea, a farlo innamorare. Jungkook non li prendeva in giro, erano loro che così facendo si illudevano. E toccava a lui poi riportarli coi piedi per terra, facendo la parte dello stronzo.

Se soltanto ora si fosse ricordato il suo nome.
"Scusa ma... devi avermi frainteso. La notte con te è stata molto...".

Temporeggiò con un colpo di tosse. Si era ubriacato ad entrambe le feste. Come poteva ricordare?
"...Intensa, ma vedi io...".

L'altro sembrò innervosirsi come non mai: strinse i pugni lungo i fianchi e, con la testa china, gli rivolse uno sguardo adirato da dietro la frangetta. "Ti ricordi almeno come mi chiamo?".

Aveva cominciato ad alzare la voce. Jungkook, in imbarazzo, si grattò la nuca e guardò altrove. "Saaaann...". Vedendolo ancora più infuriato, deviò cercando di correggersi. "...Hyeeen....".
"Non posso crederci". Sbottò allora, attirando su di sé molte occhiate.

Taehyung anche si girò verso loro e, vedendo Dae-Jung inveire contro quell'ammasso di muscoli, si avvicinò, temendo per l'amico.
"Allora sei veramente lo stronzo che tutti dico-"

"Dae, calmati". Taehyung, visto che il professore non era più nelle vicinanze, decise di intervenire mettendosi fra i due e guardando in faccia Dae-Jung. Anche Yoongi fu al fianco del corvino, tirandolo per un braccio per tentare di allontanarlo.

"Taehyung stanne fuori". Lo spintonò per tornare ad avere davanti a sé soltanto Jungkook ma, colto dalla rabbia, lo scansò con troppa forza. Taehyung, infatti, perse l'equilibrio ed indietreggiò pericolante, scontrandosi con la spalla di Jungkook ed inciampando sul suo piede. Il corvino sbarrò gli occhi: preso alla sprovvista, tentò di afferrarlo prima che cadesse ma non ci riuscì e Taehyung si ritrovò seduto a terra.

"Dae-Jung che diavolo ti prende?". Jimin accorse al fianco dell'amico, cucciandosi contemporaneamente a Jungkook. Taehyung ignorò la mano che quest'ultimo gli stava porgendo e si alzò da solo. L'altro se lo aspettava, ma gli chiese comunque se si fosse fatto male.

"Sto bene". Gli rispose con sprezzo, tranquillizzando poi Dae-Jung che continuava a balbettare delle scuse.

"Dai Jungkook, andiamocene". Yoongi tirò l'amico per un gomito senza tuttavia riuscire a smuoverlo. Non poteva permettere che Taehyung si facesse un'idea sbagliata di lui. O che la confermasse. Quindi, purtroppo, riprese parola:

"Dae-Jung, quella sera penso di averti spiegato le mie intenzioni... fin dove arrivavano e dove si fermavano. Quando ero ancora sobrio certo".
Tentò di usare un tono che credeva potesse risultare gentile, nonostante il suo solito sorriso sornione. L'altro lo guardò serio.

"Cerco di essere sempre più chiaro possibile. Per evitare questi malintesi, ecco. Anche se ce ne sono stati di più esibizionisti, su questo puoi stare tranquillo". Disse per alleggerire la tensione.

Jimin si schiaffò una mano in faccia, senza nascondere l'espressione basita. Taehyung lo guardava incredulo.

"Eccoci qua", commentò Yoongi.
Dae-Jung non disse niente, ma si fece avanti con una furia pericolosa, pronto per affrontare il corvino nonostante i centimetri e i chili di muscoli di differenza. Venne bloccato in tempo da Jimin e Taehyung.

"Noi ora andiamo".
"Ma..."  con uno strattone Yoongi trascinò Jungkook fuori dalla palestra, interrompendolo.

Jimin lasciò andare Dae-Jung che guardò mortificato gli altri due. "Scusate, è solo che io... a me piaceva davvero e-e pensavo che lui-"
Un singhiozzo lo interruppe, al che Taehyung si avvicinò preoccupato.
"E invece mi ha solo usato" concluse in lacrime per poi correre via verso i bagni.

Gli altri lo seguirono con lo sguardo, poi Jimin si girò verso l'amico abbozzando un sorriso incerto.

"Jungkook...". Tentò di formulare una frase che potesse salvare il corvino: nonostante tutto, si era sinceramente affezionato a lui in quelle ultime settimane, da quando aveva iniziato a frequentare Yoongi e il suo gruppo di amici. Non gli venne in mente granché. "Sicuramente è un ragazzo interessante".
Taehyung si limitò a scuotere la testa.

A million little reasons • TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora