Capitolo 13

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"Nam, mi passeresti un cuscino?".
Jungkook protese le mani verso il suo hyung, che era comodamente seduto sul divano insieme al suo fidanzato.
"Un altro? Che te ne fai di tre cuscini?".
Il corvino roteò gli occhi al cielo.
Non solo avevano occupato il divano, non gli concedevano nemmeno un minimo di comodità?

Namjoon non aspettò una risposta, ma gli lanciò il cuscino in faccia.
"Te lo do solo perché finalmente ci degni della tua presenza, invece che rintanarti da Doyun. Dopo quasi due settimane ti fai vivo".
Jungkook non lo stava più ascoltando, si stava preparando un comodo materasso fatto di coperte e cuscini.

"A proposito di farsi vivi, Jimin si è perso per strada?". Chiese Jin rivolto a Yoongi che, stravaccato sulla poltrona, stava al telefono, probabilmente scrivendosi col ragazzo.
"Dovrebbe essere qui da un momento all'a-". Yoongi venne interrotto dal campanello, al che saltò in piedi per aprire al fidanzato.
Pochi attimi dopo tornò con Jimin.
"Scusate... non trovavo il vostro appartamento". Disse rivolgendosi a Namjoon e Seokjin.

"Non preoccuparti. Ci siamo trasferiti da un mese e pure Namjoon a volte si perde".
Il diretto interessato si voltò verso Jin con espressione tradita, scansando ogni tentativo dell'altro di baciarlo.

Jimin si avvicinò poi a Jungkook, porgendogli dei soldi. "Tieni, Taehyung mi ha chiesto di darteli".
Il corvino corrucciò le sopracciglia. "Cosa? Perché?".
Jimin fece spallucce. "Mi ha detto solo che te li doveva. Non gli ho chiesto altro perché era di fretta".

Jungkook aveva già capito che erano i soldi che lui aveva lasciato nella macchina dell'altro, quando si erano visti l'ultima volta. Li prese con riluttanza.

Jimin si accomodò su Yoongi, condividendo con lui il piccolo spazio della poltrona.
"Chissà perché non li ha dati direttamente a te". Chiese Jin con un sorrisetto. "Avete trascorso molto tempo insieme ultimamente".
Jungkook distolse lo sguardo. "In realtà no, non lo vedo da giorni".

Jimin fece un verso di stizza. "Beh siamo in due. Stasera ha una cena di famiglia e negli ultimi giorni è stato sempre a provare con Hari. È stato sempre con lei".
"Dovrai accontentarti di qualcun altro". Disse Yoongi ironico.
"Già, che peccato-Ahia!". Yoongi gli diede un pizzicotto sul fianco. Jimin lo colpì sul petto ridendo mentre il fidanzato cercava di immobilizzarlo fra le sue braccia.

"Si va bene, se volete me ne vado... Non sono venuto qua per fare la candela". Jungkook si lamentò agli altri quattro, infilandosi le banconote in tasca.
"Trovati anche tu un fidanzato, allora".
"No grazie". Rispose subito Jungkook con una smorfia. "Sto bene così".
"Allora non lamentarti". Lo zittì Yoongi, mentre faceva partire il film che avevano scelto prima.
"Non sai che ti perdi". Gli disse poi Jimin, stringendosi al fidanzato.
Jungkook lo guardò annoiato e prese una manciata di pop corn, riempiendosene la bocca.

Quando ormai era l'una passata, Jungkook tornò a casa.
Parcheggiata la moto, si diresse verso la serranda, ma, non appena la sollevò, vide poggiata sul pavimento una busta bianca, probabilmente fatta scivolare a terra attraverso la fessura.
Jungkook subito la prese, temendo potesse trattarsi di un altro messaggio minatorio che lo sollecitasse a saldare il debito il prima possibile.
Vedendo però l'elegantissima e immacolata carta bianca, si confuse ancor di più.

La strappò velocemente e ne afferrò il contenuto: un foglio di carta e un biglietto. O meglio, un assegno.
Jungkook sbiancò cercando di contare tutti gli zeri scritti a penna.
Subito spostò lo sguardo sulla firma, cercando di capire da dove arrivassero tutti quei soldi. Si pietrificò come lesse il nome "KIM T.".

Con mani tremanti cercò il biglietto che era stato chiuso nella busta assieme all'assegno.
In un corsivo limpido vi era la scritta "Basteranno a tenerti lontano". Gli sfuggì una risata. Una risata infelice e incredula, mentre continuava a fissare quello che stava stringendo tra le mani.

Accartocciò e stracciò tutto, biglietto e assegno, riducendoli in tanti, minuscoli frammenti.
Li stropicciò con una furia irrazionale finché non si ritrovò più nulla tra le mani.

A quel punto colpì con forza la serranda, un rumore sordo si propagò nel silenzio scuro di casa sua.
La rabbia, la delusione che lo travolsero furono incontrollabili.
Ebbe un conato per il disgusto che lo assalí.
Non seppe dire se fosse rivolto a se stesso o a Kim Taehyung.

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