Capitolo 20

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Jungkook si mosse velocemente verso la macchina nera appostata fuori dalla scuola. L'aveva vista e riconosciuta immediatamente; non appena mise a fuoco la targa, ebbe la conferma ai suoi sospetti.

In pochi passi la raggiunse e bussò sul finestrino oscurato. Si abbassò di appena due dita, facendo intravedere i due occhi scuri che stavano fissando Jungkook.
Si mossero, non appena l'uomo nell'auto indicò con un cenno il posto accanto a lui.
"Sali".
Il corvino rimase fermo dov'era, incerto se fare quello che gli era stato detto o restare lì.

"Muoviti".
Si costrinse ad obbedire.
Come fece il giro della macchina ed aprì lo sportello, notò altri due uomini seduti sui posti posteriori.
Contrasse la mascella. Erano davvero necessarie tutte quelle persone?

Salì comunque, chiudendo la portiera. Sentì scattare la sicura e subito dopo un sorriso sorse sul volto dell'uomo. Jungkook alzò gli occhi al cielo.
"Non era necessario...".
"Lascialo decidere a noi", rispose l'altro.
Jungkook si girò a guardare gli altri due, che lo fissavano immobili.

"Allora...", riprese a parlare l'uomo accanto a lui. Il corvino lo interruppe, prendendo dallo zaino una busta di carta.
"Non sono tutti ma quasi. Di a Jackson che l'altra parte l'avrà il mese prossimo".
Gli porse i soldi.
"Bene, ora stiamo alla tue condizioni?", chiese l'altro ironico, prima di aprire la busta.

Si mise a contarli, ma neppure finì: "Sì... non mi interessa". E li lanciò dietro di sé agli altri due.
Jungkook corrucciò le sopracciglia. "Ne mancano solo-".
"Vedi, Jungkook, le cose sono cambiate".
Il corvino lo fissò. "Cambiate c-come? Jackson ha detto-".
Venne interrotto nuovamente: "Jackson non c'entra niente".
L'uomo sembrò rifletterci su.
"Cioè sì, c'entra ovviamente. Quei soldi non sono nemmeno un quarto di quelli che gli devi".
"Cosa?!"
Jungkook si agitò subito, tant'è che gli altri due si sporsero per tenerlo fermo sul sedile.

"Che cazzo stai dicendo?! Nella busta ci sono venti milioni!".
"Appunto", rispose l'altro, guardandosi le unghie. "Jackson ne vuole cento".
Jungkook smise di opporre resistenza, troppo sconvolto per parlare.

L'altro gli lanciò un'occhiatina. "Non guardarmi così. Devi ringraziare solo tuo padre".
Jungkook iniziò a sudare, gli occhi che bruciavano e la nausea che saliva.

Vedendo che il corvino continuava a non dire nulla, l'altro proseguì: "Forse non ci siamo ricordati di avvisarti ma... tuo padre ha ricontattato Jackson".
Il corvino era bianco come un lenzuolo.
"Da quando?", chiese con un filo di voce.
"Qualche mese ormai... un anno? Non mi ricordo. E non mi interessa".

Un'unica lacrima percorse la guancia di Jungkook.
"Oh non fare così... non hai proprio nient'altro? Solo quelli?".
Jungkook iniziò a ridere. Solo quelli... erano mesi che lavorava senza sosta tenendoli da parte.
"Solo quelli", sussurrò come smise di ridere, annuendo appena.

Gli altri tre si guardarono fra loro. Sembravano quasi impietositi.
"Senti, Jungkook... lo sai com'è Jackson. Non posso lasciarti andare così, con un semplice avviso".
Jungkook non rispose, nemmeno lo guardava. Dopo qualche istante di silenzio, disse: "Fate quello che dovete".



Taehyung tornò sui suoi passi, dirigendosi verso la mensa.
Non sapeva cosa pensare: Jungkook si era dileguato senza degnarlo di uno sguardo.
Più ci rifletteva, più la preoccupazione aumentava.

Temeva che potesse essere accaduto qualcosa e si odiava per non averlo fermato o seguito, ma era stato colto alla sprovvista e in meno di un secondo Jungkook era già corso via.

Se poi tentava di tranquillizzarsi, escludendo qualche pericolo o guaio, l'alternativa che restava era quasi ugualmente sgradita... era forse una conferma che a Jungkook lui non interessava poi così tanto? Forse non quanto il corvino interessava a Taehyung.

A million little reasons • TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora