capitolo 5

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pov buck

sentii dei rumori in lontananza ma non ci feci molto caso, mi girai e rigirai nel letto, mi sentivo vuoto. allungai il braccio per cercare qualcuno, per cercare lui. ma aspetta, non c'è nessuno qui.
aprii gli occhi e in effetti c'avevo ragione Eddie non era più a letto con me. e se mi fossi sognato tutto quanto? non credo perché sono nel suo salone.

di nuovo un rumore, di qualcosa che cade. pian piano mi alzai, mi girava tutta la testa e il mio stomaco era più vuoto che mai. un passo dietro l'altro, arrivato alla porta della cucina è lì che lo vidi, illuminato dalla luce del sole, intento a fare una crêpes, con la sua faccia adorabilmente corrucciata o meglio dubbiosa, credo non sia tanto bravo a cucinare e ne ricevetti una risposta quando tutta la pedala andò a fuoco. prese subito un tovagliolo di stoffa un po' di acqua qua e là e grazie a dio si spense, la padella si salvò, ma la crêpes...quella povera delizia era diventata un crostino nero.

<la prossima volta che dormirò da te ricordami di non farti preparare la colazione> entrai in gioco facendo il più normale possibile con le mie battutine provocatorie.

<e chi ti dice che ci sarà una prossima volta...?> mise le mani sul tavolo e mi fece un sorrisetto altrettanto rispondente alla mia battutine. okay okay ci sa fare.

<in tal caso ricordami di non farti più avvicinare ad un fornello> non ce la feci più a stare in piedi, le ginocchia cedettero facendomi cascare a terra come uno stupido. subito venne in mio soccorso Eddie, mi aiutó ad alzarmi, ma con la mia goffaggine persi l'equilibrio spingendo pure lui fino al bancone, eravamo così appiccicati.

d'istinto gli misi le mani sui fianchi, ridevamo come due scemi, non sapevamo manco stare in piedi senza il supporto l'uno dell'altro.

(così se non si fosse capito)

la nostra distanza si stava per annullare ma ovviamente ci deve essere sempre qualcosa che deve andare storto, ed ecco che il microonde inizió a suonare

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la nostra distanza si stava per annullare ma ovviamente ci deve essere sempre qualcosa che deve andare storto, ed ecco che il microonde inizió a suonare. ci staccammó facendo qualche colpetto di tosse finto per sbarazzarci dell'imbarazzo.

<per tua fortuna, caro mio, avevo già previsto il disastro della crêpes perciò ho preparato un piatto di riserva: pancakeeeee> quando aprì il microonde mi sventolò in faccia il piatto col cibo.

<mh forse ti avevo un po' troppo sottovalutato> mi sedetti sta volta sulla sedia cercando di non fare fin troppi complimenti sennó avrei aumentato fin troppo il suo ego, e no non volevo ancora farlo.

alla fine mi aggiunse un po' di banana fragole mirtilli e lo sciroppo d'acero sopra, una vera bontà.

stavo per finire il piatto quando mi ricordai di avere un telefono anch'io.

<sai dov'è per caso il mio telefono?> gli chiesi innocentemente con la bocca piena di cibo.
<si lì sul balcone della cucina> mi indicó col dito vedendo il sorrisino che tentó di nascondere.

<alzandomi scivolai su qualcosa e se non fosse stato per la mano possente di Eddie che mi ha fatto rimanere in piedi sarei caduto di culo.

<ma che cazz-> alzai la scarpa per vedere cosa avessi calpestato e vidi del sangue. <E-Eddie, perché c'è del s-s-sa-sangue sotto le mie scarpe? t-ti ho fatto per caso del m-male ti prego dimmi di n-no> mi vennero i brividi, il solo pensiero di ferirlo feriva me.  il sangue mi fece venire le vertigini.

<oi buck tranquillo io sto bene, ieri non hai solo vomitato normalmente...ecco vedi, hai vomitato sangue, quindi aspettavo che tu ritornassi cosciente per chiedertelo, volevo portarti in ospedale se non fosse stato per il fatto che poi tu mi hai puntato un coltello alla gola...> nella seconda parte della frase la situazione degeneró.

<aspetta 1) non è normale che io vomiti sangue e 2) in che senso la roba del coltello scusa?????> rimasi un po al quanto sorpreso dal fatto del coltello.

<io non ricordo di averlo fatto...io... scusa mi dispiace io non volevo davvero, non ero in me a quanto pare, cos'è successo dopo?> speravo mi rispondesse con un "ti ho picchiato a morte" ma non fu così. peccato perché mi meritavo le botte.

<appena mi hai puntato il coltello alla gola sei ritornato in te stesso, e in quel momento eri davvero cosciente, non so cosa ti sia capitato prima ma non eri tu, quando vorrai parlarmi di tutto, quindi anche del perché lo hai fatto, le mie orecchie sono pronte ad ascoltarti, io ci sono per te, quando vuoi> fece un discorso così dolce che alla fine della frase mise la mano sopra la mia e me l'accarezzó. questo ragazzo mi sta facendo provare tutte sensazioni nuove.

<io avrei potuto ucciderti... mi dispiace ma finchè non avrò capito il motivo per cui l'ho fatto è meglio se ti sto alla larga, non vorrei mai ferirti, in nessun modo> tolsi la mano dalla sua e affrettai il passo per uscire dalla porta lasciandomela alle spalle.

ultimamente non riesco più a capire chi sono.
ed è per questo che devo stare alla larga dalle persone che amo, perché ho paura di ferirle.

what's your secret Buck? || Evan Buckley Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora