XIII

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《Dai che siamo quasi arrivati, tra poco conosci nonna Maria e nonno Alessandro, volevano conoscerti dal giorno della tua nascita, ma dopo la tua scomparsa ti hanno fatto costruire una cameretta con un piccolo santuarietto per commemorarti e anche per pregare in un tuo futuro ritorno a casa. Ora la camera è chiusa a chiave, soprattutto dopo l'inizio della guerra, anche per evitare che tuo padre lo viene a sapere, quindi tutti I bambini sono vietati dal parlarne e anche ad entrare nella stanza. La apriranno per te, e finalmente verrà utilizzata. Devi ricordarti che ha uno stile un pó differente dal tuo, ma la puoi modificare come desideri. È la tua cameretta e nessuno può dirti cosa mettere e cosa non.》
Mi spiega lo zio, come possono volere bene alla figlia di un mostro come mio padre... ora che ci penso lo zio non mi ha mai detto chi è mio padre!
《Zio》
Lo chiamo, immediatamente mi dedica la sua attenzione, mantenendo sempre lo sguardo sulla strada.
《Si, che c'è?》
Mi domanda. Così prendo quel poco di coraggio e gli porgo la domanda.
《Non mi hai mai detto chi è mio padre》
Lui s'irrigidisce sul posto è mi guarda con uno sguardo da: "domande del genere non pronunciarle più!" e da lì capisco che su questo argomento devo tenere il becco chiuso.
《Come non chiesto!》
E da lì finisce la nostra conversazione, io inizio a guardare fuori dal finestrino in cerca di qualunque distrazione che mi tolga, anche superficialmente, il pensiero di mio papà.
Mi distoglie dai miei pensieri, lo zio Carlo che ferma la macchina davanti ad un condominio, isolato dagli altri, con un solo cognome sul citofono "Felice". Credo sia il cognome dello zio e della sua famiglia.
《Carlo! Bambino mio, sei tornato a casa! Alessandro vieni, è arrivato Carlo!》
Afferma una donna sulla sessantina, che è appena uscita dal portone di ingresso, ci viene in contro e va ad abbracciare lo zio, che ricambia un pó imbarazzato, poi la donna nota la mia presenza e stupita afferma.
《Carlo, chi è questa bambina?》
Subito sciolgono l'abbraccio, e lo zio mi spinge più in avanti verso la signora.
《Mamma, questa è Linda, tua nipote.》
《Non sapevo che avevi figli, Carlo?》
Gli risponde la signora incuriosita, per poi spostare lo sguardo su di me, che sono alla destra dello zio Carlo.
《No, lei non è mia figlia... è la figlia di Angelica e di quel mostro. La cercano, ma non si sa cosa le vogliono fare o cosa Lui le farà. Quindì starà qui con noi. Se vi va bene, ovviamente.》
La donna appena sente il nome si fionda su di me, abbracciandomi scoppiando in lacrime.
《Finalmente, mia nipote è a casa... dove sei stata per tutto questo tempo... io sono Maria, tua nonna... mi capisci vero?》
Mi chiede, alla fine.
Io guardo lo zio Carlo, confusa, io non capisco l'italiano o qualunque lingua sta parlando... so il polacco, bene, il tedesco a livello basso e dell'italiano so solo alcune parole, come "Ciao", "pizza", "pasta" e "moda". Le altre per me sono indecifrabili.

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La Figlia Del FührerWhere stories live. Discover now