XVIII

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Sto leggendo un libro in italiano, e ho capito il perché questa è una lingua difficilina da imparare e confonde molto con il tedesco e il polacco.
《Linda, cara vuoi venire con me al mercato centrale?》
Sento la nonna chiamarmi dalla cucina, per poi comparire alla porta del salotto, dove stavo leggendo, sto imparando un pó di italiano a scuola e anche durante delle ripetizioni di zio Carlo, quando torna a casa dal lavoro e quando ha il giorno di riposo.
《Va bene, Oma!》
Gli rispondo saltando in piedi dalla poltrona del salotto, lasciando il libro a testa in giù, per correre a prendere un cappottino e mi metto gli stivaletti e la raggiungo all'ingresso.
《Pronta!》
Gli urlo mentre scendo l'ultima rampa di scale, quasi investendo il piccolo Antonio, che stava tranquillamente scendendo le scale per prendere dei biscotti da mangiare in camera intanto che gioca.
《Scusa, Antonio!》
Gli dico, dispiaciuta. Lui annuisce e sorride, ancora stordito dalla botta.

Stai più attenta, potevate entrambi farvi male, e poi non si corre sulle scale!》
Ci rimprovera la nonna, anche se ho capito, più o meno la metà delle parole che ha detto.
《Dai, ora andiamo, se no facciamo tardi!》
Termina la ramanzina, e finalmente andiamo al mercato. La nonna non ha la patente, quindi dobbiamo andarci a piedi o in bicicletta, ma non mi hanno mai insegnato come andarci, quindi l'unica soluzione è camminare, per nostra fortuna non dista molto dalla casa della nonna.
Il mio posto preferito, cosa che non stupisce nessuno, è la biblioteca comunale, la libreria centrale e la cartoleria, ma mi piace un sacco vedere tutte le bancherelle con oggetti da ogni dove, c'è una bancarella con su la bandiera a strisce e a stelle degli Stati Uniti D'America, che vendono dei panini con delle bistecche di carne rotonde, con insalata e altri condimenti.
Poi uno con una strana bandiera molto simile alla bandiera del precedente Impero Tedesco, l'ho vista rappresentata in una stampa in un libro, ma non ne conosco la provenienza, sulla bancarella ci sono delle piramidine, vorrei chiedere alla nonna ma sembra impegnata a fare compere.
《Ei, ci passi la palla!》
Sento un bambino urlare verso la mia direzione, intanto che la palla in questione mi si ferma ai piedi.
Il bambino che ha urlato, sta agitando le braccia per fare capire dove si trova.
Prendo la palla in mano e mi avvicino al ragazzino.
Non gli dico nulla per non fargli sentire il mio accento tedesco, visto che la notizia di una bambina tedesca a San Marino, sarebbe un "sono qui! Nazisti, sono qui!"e metterei in problemi tutti quanti, proprio ora che ho ritrovato la mia vera famiglia dopo tanti anni.
Gli sorrisi e gli passo la palla, lui la prende al volo e mi guarda intensamente, quasi inquietante.
《Grazie, vuoi giocare con me?》
Mi chiese e capii dalla sua espressione che voleva che giocassi con lui, e accetto.
È un gioco che giocavo spesso a scuola a Varsavia, durante la pausa di metà mattina, era uno dei momenti più attesi da noi bambini, perché possiamo correre e divertirci spensierati prima di altre lezioni.

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La Figlia Del FührerWhere stories live. Discover now