XXI

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Dopo questo incontro, non saprei come spiegarlo perché è stato traumatico e strano allo stesso tempo. Dopotutto non mi sarei mai immaginata di ritrovarmi faccia a faccia con un cadavere e con un nazista gentile, se posso definirlo tale.
《Li hai visti! Che bastardi! Vengono qui dalla Germania e pretendono di essere i capi del mondo! Li odio tutti, da grande voglio arruolarmi nell'esercito e sterminarli tutti, uno a uno, per ogni persona che hanno fatto fuori e per il mio amico Andrea, che l'hanno portato via con la sua famiglia senza il suo ritorno solo perché era ebreo! Sono dei mostri senza cuore!》
Mi disse tutto d'un tratto, Michele che sbotta fuori tutto l'odio che ha tenuto dentro di sé per i due soldati in divisa nera.
《Capisco il tuo rancore, ma noi siamo bambini, siamo piccoli. Come ha detto il signore dobbiamo stare alla larga dai problemi degli adulti.》
Gli spiego e poi continuo a parlargli con tono calmo per fargli intendere il mio punto.
《Dopotutto il signore è stato gentile con noi, nonostante gli stavamo disturbando il lavoro, se possiamo chiamarlo così. Ma ci ha trattati bene, e anche se ci ha esplicitamente consigliato di non farci rivendere in questi posti, comunque non ha esitato a prendersi cura di noi. Non sono tutti mostri quelli che ti fanno paura.》
Gli dico, direttamente e la sua faccia cambia in una un pó sorpresa, dalle mie parole, o almeno spero di avergli fatto capire ciò che intendo.
《Va bene, ho capito cosa intendi, ma lo stesso non sono pronto a dire sono tutti buoni a quei tedeschi, e a lasciare Andrea non vendicato.》
Disse Michele iniziando a correre via, lasciandomi sola nel vicolo.
Non si sente nulla, la gioia del mercato sembra lontanissima, come la casa dei nonni e anche Michele, ora.
Mi risveglia un rumore dietro di me, che mi fa pietrificare sul posto.
《Hey, bambina. Ti prego hai un pezzo di pane per una povera vecchietta affamata?》
E una mano mi si appoggia sulla spalla, facendo scendere un tremolio gelido lungo tutto il corpo.
Non ho le forze di muovermi, di neanche un millimetro, sento solo freddo.
《Il tuo amichetto ti ha abbandonata qui, o povera piccola.》
Parla di nuovo la voce alle mie spalle.
《Avete litigato, povera anima, ora sei tutta sola. Indifesa, se qualcuno di malintenzionato ti si avvicinasse, saresti in grave pericolo.》
Non riesco minimamente a voltare lo sguardo per vederne il volto.
Bam! Uno sparo riempe il vicolo e sento il mio cuore fermarsi, e le mie gambe cedono e quindi cado per terra, sulla gelida pietra.
Dopo pochi secondi ne sento un'altro e un'altro ancora.
Fino a quando gli spari terminano, dopo quell'istante che è durato per un'eternità, dopo qualcuno mi passa davanti e si inginocchia davanti a me porgendomi una mano per alzarmi.
All'inizio non riesco neanche a sollevare la testa, non riesco a pensare che colui che è qui davanti a me è accorso ad aiutarmi disposto ad uccidere qualcuno, diventando un assassino.
《Stai bene?》
Sento la stessa voce del tedesco di prima, mi sembra si chiamasse Alex, ma non ne sono completamente sicura.
《È tutto finito, la vecchietta se ne è andata, ora sei al sicuro.》
Mi spiega con calma, mentre mi passa un fazzoletto, ha già capito che sto trattenendo le lacrime, già dal momento in cui ho visto il cadavere del bambino uscire dalla casa.
《Grazie...》
Gli rispondo ancora tremando.
《Tranquilla, vieni dai.》
Dice porgendomi le sue braccia per alzarmi.
《Ti ricordi dove vivi?》
Gli faccio cenno di sì, con la testa.
《Bene ti scorto fino a là, ce la fai a camminare?》
Provai a reggermi in piedi aggrappandomi saldamente alle sue braccia, ma le mie gambe contraddiscono le volontà del mio cervello, ovvero di rimanere in piedi con le mie gambe.

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La Figlia Del FührerWhere stories live. Discover now