Capitolo 1

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UN ANNO PRIMA 

«No! Gira di qua», mi strillò Mina nell'orecchio. Gli pneumatici del furgone di mio padre stridettero per l'improvvisa svolta su una strada ingolfata di altre vetture.

«Te l'avevo detto che era meglio se guidavi tu», sbottai, anche se odiavo che fosse qualcun altro a guidare quando c'ero anch'io in macchina.

«E tu ti saresti trattenuta dal nasconderti il volto tra le mani ogni volta che non fossi passata a tutto gas con l'arancione? No che non l'avresti fatto», mi rispose Mina, come se mi avesse letto nel pensiero.

Sorrisi tra me e me. La mia migliore amica mi conosceva fin troppo bene. Mi piaceva guidare veloce. Mi piaceva muovermi veloce. Camminavo più in fretta che potevo e guidavo a una velocità ai limiti del ragionevole. Correvo verso tutti gli stop e i semafori rossi. Correre e fermarsi ad aspettare, ero fatta così.

Ma non avevo alcun desiderio di affrettarmi in direzione del ritmo martellante della musica che udivo in lontananza. In strada le macchine erano incolonnate una dietro l'altra, a dimostrazione di quanto fosse popolare la festa a cui eravamo dirette. Strinsi le mani sul volante e riuscii a parcheggiare in un buco a un isolato dal party. "Mina? Non credo che sia una buona idea...», dichiarai... di nuovo.

"Sarà una figata, vedrai." Mi diede una pacca sulla gamba. "Johnny ha invitato Jaehyun. Jaehyun ha invitato me e io ho invitato te". Il suo tono calmo e pacato non riuscì ad alleviare il senso di angoscia che mi grava sul petto.

Mi tolsi la cintura di sicurezza e la guardai. "Be', però ricordati... se mi sento a disagio, me ne vado. Tu puoi farti dare uno strappo da Jaehyun".

Uscimmo dalla macchina e ci incamminammo. Più ci avvicinavamo alla casa in cui c'era la festa e più il caos aumentava.

"Non te ne andrai da nessuna parte. Tra due giorni partirai e stasera ci divertiremo insieme. Punto e basta". Il suo tono minaccioso mi fece innervosire ancora di più.

Quando percorremmo il vialetto di ingresso, Mina rimase indietro. Probabilmente per scrivere un messaggio a Jaehyun, dedussi. Il suo ragazzo doveva essere arrivato prima, visto che aveva trascorso gran parte della giornata con i suoi amici al lago, mentre io e lei eravamo a fare shopping.

Il prato era disseminato di bicchiere e la gente entrava e usciva dalla casa, godendosi la mite serata estiva. Riconobbi alcuni ragazzi che andavano nella mia stessa scuola che schizzarono fuori dalla porta principale, inseguendosi a vicenda e versando il contenuto dei bicchiere che avevano in mano.

"Ehi, Mina come va, Hana?". Karina se ne stava seduta oltre la porta d'ingresso con un drink in mano a chiacchierare con un ragazzo che non conoscevo. "Metti le chiavi nella ciotola", mi disse, tornando a rivolgere la propria attenzione al suo interlocutore.

Ci misi un po' a capire cosa volesse, ma alla fine compresi che mi aveva chiesto di lasciare l' le mie chiavi. Immaginai che lo facesse perché non voleva che la gente si mettesse alla guida ubriaca alla fine della festa.

"Be', non ho intenzione di bere", gridai sopra la musica.

"Ma potresti cambiare idea", insistette lei. "Su, lascia qui le chiavi".

Infastidita, rovistai nella borsa, le presi e le lasciai cadere nella ciotola. Il pensiero di aver abbandonato una delle mie ancore di salvezza mi irritava da morire. Il fatto di non avere le chiavi della macchina significava che non avrei potuto andarmene in fretta se avessi voluto. O se ne avessi avuto bisogno. Che sarebbe successo se Karina si fosse ubriacata e avesse perso di vista la ciotola? E se qualcuno avesse preso per sbaglio le mie chiavi? Mi ricordai all'improvviso di mia madre, che mi diceva sempre di smetterla di domandarmi "E se...". E se Disneyland è chiuso quando ci andiamo noi? E se tutti i negozi della città finiscono gli orsetti gommosi? MI morsi un labbro per trattenere una risata, al pensiero di quando la scocciassero tutte quelle mie domande.

BULLY / HaechanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora