Capitolo 23

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Le sicure scattarono, gli sportelli si aprirono e io montai nella calda macchina di Haechan, questa volta dal lato del passeggero. Dopo l'incontro con Hendery, le mani avevano cominciato a tremarmi, per cui ebbi qualche difficoltà a sfilarmi la maglia di Haechan. 

«Lasciatela». Accese il motore senza degnarmi nemmeno di un'occhiata. Io esitai. Dal modo in cui serrava la mascella era evidente quanto fosse arrabbiato. 

«Ma non ho più freddo». 

«E io adesso non posso guardarti con quella maglietta strappata addosso». Mi rinfilai la maglia, agganciai la cintura di sicurezza e sprofondai nel sedile, mentre lui usciva dal parcheggio. Che diavolo di problema aveva? Era arrabbiato con me o con Hendery? Di certo, non voleva vedermi ferita, non fisicamente quanto meno. Ma allora perché era stato tanto brusco con me? 

La macchina scodò un poco quando lasciammo il parcheggio e ci immettemmo sulla strada asfaltata. Haechan schiacciò l'acceleratore e ingranò una marcia dopo l'altra. Non c'era musica e lui non fiatava. La strada era deserta, eccetto per gli alberi che la costeggiavano su entrambi i lati. A giudicare da quanto il paesaggio scorreva rapido oltre il mio finestrino, avevamo superato il limite di velocità. Lo guardai con la coda dell'occhio e vidi che fremeva di rabbia. Si leccava le labbra, aveva il fiato corto e impugnava sempre più saldamente il volante. 

«Che c'è che non va?», gli chiesi, prendendo il toro per le corna. 

«E me lo chiedi?». Inarcò un sopracciglio, come se gli avessi fatto la più stupida delle domande. 

«Vieni al falò con quell'idiota di Lee Jeno, che non riesce a rimanere sobrio abbastanza da riaccompagnarti a casa, poi te ne vai in giro per i boschi, al buio, e finisci per essere molestata da Hendery. Dovresti averlo chiaro che c'è che non va». Non aveva alzato la voce, ma il suo tono era amareggiato e sprezzante. Era arrabbiato con me? Oh no! Mi girai a guardarlo. 

«Se ti ricordi, la situazione era sotto controllo». Cercai di restare calma. «Qualsiasi favore tu abbia pensato di farmi, è servito solo a sfogare la tua rabbia. Fammi scendere». Lui fece una smorfia e continuò a guidare. Lanciai un'occhiata al tachimetro e trasalii: eravamo a più di centoventi chilometri all'ora. 

«Rallenta», gli ordinai. Haechan non mi diede ascolto e strinse più forte lo sterzo. 

«Ci sono situazioni che non puoi gestire, Hana. Hendery non sarà particolarmente carino con te dopo quello che è successo stasera. Pensavi che la cosa si sarebbe chiusa qui? Ti verrà a cercare. Lo sai che cosa voleva farti Jaemin dopo che gli hai rotto il naso? Non intendeva ferirti, ma ci teneva a vendicarsi». 

E perché non l'aveva fatto allora? A quella festa, un anno prima, quando gli avevo rotto il naso, Jaemin era stato umiliato, non c'erano dubbi. Ma si era lasciato scivolare la cosa addosso, o almeno era quello che credevo, e non me l'aveva fatta pagare. Grazie a Haechan. Immaginai che nemmeno Hendery avrebbe cercato vendetta. Non finché in quella storia c'era di mezzo Haechan. 

Mi sentii spingere verso il sedile del guidatore e il cuore cominciò a martellarmi nel petto quando mi accorsi che lui aveva imboccato una curva senza rallentare. 

«Devi andare più piano». Haechan fece un ghigno. 

«No, non credo, Hana. Volevi il pacchetto completo, tutto quello che le superiori possono offrire: un fidanzato che gioca nella squadra di football, sesso occasionale, roba così, vero?», mi provocò, sarcastico. Di che stava parlando? Non mi era mai interessato niente di tutto ciò. Quello che volevo era solo una vita normale. A quel punto spense i fari. 

Oh Dio

La strada era buia, non vedevo che a pochi metri di distanza. Per fortuna c'era uno spartitraffico che separava la nostra corsia da quella in cui le macchine procedevano in senso opposto, tuttavia nelle strade di campagna il problema erano anche gli animali selvatici e non solo il traffico. Che diavolo stava facendo? 

BULLY / HaechanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora